copwehrmacht(Dead Center Prod.) Sia lodata la Dead Center per la ristampa di questo primo album degli svalvolati statunitensi Wehrmacht. La band sorse verso la metà degli anni ’80 ed esplose sulla scena con un thrash/crossover degno dei migliori D.R.I., meno serioso di quello dei Nuclear Assault, più cattivi di un Billy Milano e soci! I Wehrmacht, quelli che suonavano sempre veloci e con un Brian Lehfeldt (andò a suonare nei Cryptic Slaughter per due volte) che poteva suonare la batteria in una qualsiasi band grindcore o massacrare le pelli doppiando le andature delle chitarre. Un modo di fare che lo ha reso precursore di molti modi di suonare in coppia riffing e drumming. I Wehrmacht di Marco Zorich (Spazztic Blur, altra combriccola di folli) e John Duffy, le due chitarre più nervose e isteriche in circolazione. Dopo diversi demo, nel 1987 esce questo violento album. Sembrava impossibile fare meglio e per tanto nel 1989 i Wehrmacht decisero di fare semplicemente il massimo con “Biermacht”. La band si sciolse al principio degli anni ’90, si è riformata poi nella prima decade dei duemila. La title track apre l’album con uno storico giro di chitarra preso dal noto film di Steven Spielberg. Il resto poi è una valanga. Un battere il tempo che è da pazzi, con stacchi vertiginosi e il tutto sempre in modo agile. Simon Mortimer è il basso, Tito Matos è l’animale da palco, il cantore ‘imbirrato’! Lui formò poi i Spazztic Blur con Zorich. “Shark Attack” anticipa molte cose e come non potrebbe essere altrimenti, visto che è il prodotto di un’epoca nella quale chi suonava inventava davvero qualcosa. Non come oggi dove non si fa altro che prendere da altri, assemblando, plagiando, sommando e comportarsi come se si possedesse la chiave del tutto. Anche nel genere erano unici i Wehrmacht a quel tempo: loro suonavano beercore. Una bevuta in loro onore e un play sul lettore.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10