copWEISSADRIAN(autoproduzione) Suoni che si liberano, si diffondono, liberi viaggiano nello spazio… si intrecciano, si ricompongono, danno origine a melodie, riffs, ritmiche, assoli, ed altri suoni che a loro volta mutano, si evolvono, rinascono. Certo: Adrian Weiss può risultare sconosciuto ai più, a meno di non controllare la line up dei progster tedeschi Forces At Work. E molti, forse, non sanno nemmeno che “Easy Game” è il suo secondo lavoro da solista, il primo uscito tre anni fa fu un disco che diede spazio alla creatività virtuosa del musicista, il quale ama esibirsi anche nella tecnica dello slapping su chitarra (tecnica normalmente usata con il basso, specie su generi più orientati al funk). Allora cos’è “Easy Game”? Easy -facile- è l’ascolto, sempre coinvolgente e pieno di dinamica. Game -il gioco- è quello che Adrian continua a fare con la musica, con le melodie… un gioco dove lui punta, rilancia, vince, perde… ma con uno spettacolo garantito, dove la canzone vince sempre, un po’ come il banco, questo costruito da spartiti contorti, complessi, confusi… ma egregiamente spiegati dal maestro al suo pubblico. “Easy Game” sono cinquanta tre minuti da dedicare completamente alla musica, a ciascuna delle dodici tracce contenute in questo CD stupendo. Il design della copertina mi attira: una scrivania assurda posata in una stanza che non c’è più in riva ad un fiume che non esiste più. Ed Adrian che gioca alle carte, come gioca con la musica, mentre ferite infinite gli bruciano letteralmente la testa, forse dando origine ai suoni che noi poi possiamo ascoltare. Estremamente curato l’artwork e l’intero booklet, come risulta estremamente curata la musica e la produzione: dodici tracce, dove il cantante è la chitarra stessa, una chitarra che parla, che si esprime, che sprigiona amore per la musica, passione per la musica, un livello di erotismo virtuoso nei confronti della musica. Adrian suona prog, non si pone limiti, non ha confini, ma riesce ad inquadrare tutta la sua creatività in territori prettamente rock e metal, dando origine ad un album che non può passare inosservato a chiunque ami questo genere, a chiunque ami chitarristi famosi come Malmsteen e Friedman (con quest’ultimo Adrian ha molte similitudini…). “Awkward Silence” è potente… grintosa. Ritmica monumentale, chitarra malata… slap, shreds, assoli, melodia, bending che fanno impazzire… un’apertura di album invitante, calda… crea assuefazione, desiderio. Armonici che catturano e trasportano nella canzone che vanta una ritmica colossale, ed un main theme semplicemente poderoso, sul quale prendono forma assoli stupendi. “Aim To Please”: decisamente Marty Friedman, con quel feeling un po’ orientale, un po’ bluesy… ma non è una copia… è semplicemente la celebrazione di un grande creata da un musicista fantastico. Potentissima “Immediate Measures” la quale lascia spazio alla meravigliosa “The Last Days”. Un pezzo dolce e grintoso, pieno di dolcezza e di rabbia, con un crescendo perfetto ed una sequenza di assoli poderosi che possono solamente confermare l’abilità di questo artista. L’evoluzione malata di un western, un po’ Segio Leone, un po’ Tarantino? Immaginate, godete, e sentitevi “Hacienda”, giusto per trasportare la mente su territori cinematografici. La cosa vale anche per la successiva “Camel’s Dance”: un po’ ricorda telefilm d’azione anni ’70, ma poi lascia spazio ad una vibrazione quasi orientale, con riff taglienti ed assoli letali. “Second Sunrise” è fusion, fantastico delizioso fusion… un pezzo che mette in evidenza, più degli altri, la poderosa sessione ritmica, suonata da guests, amici, personaggi di sublime livello musicale. E’ metallo tuonante “The Offering”: il riff in apertura è pesantissimo, mentre la chitarra alla quale lascia spazio è complessa, piena di ottimi dettagli, sempre alla ricerca di divagazioni eccentriche, pur mantenendo il main theme in maniera eccellente. La title track ha un gusto jazzy, mentre “Night Owl” è pura poesia, con i versi resi più profondi da uno stupendo basso fretlesss. Un nuovo talento? Un nuovo solista virtuoso pronto per il grande salto? Sinceramente non ve lo posso dire, saranno le assurde e ignote regole del business musicale a dare una risposta. Quello che sento io, tuttavia, è musica ai massimi livelli. Musica che non voglio smettere di ascoltare. E non c’è alcun dirigente di alcuna discografica che può dare o togliere valore a questo fattore, un fattore che per me è essenziale, decisivo. Un fattore che è la ragione stessa per la quale ascolto musica in quantità illimitata.

(Luca Zakk) Voto: 9/10