(Apollon Records) Un solo immenso brano, la title track, per il terzo album di Weserbergland, entità norvegese composta da vari musicisti che tendono ad una divagazione sonora quasi illimitata. Siamo nei paraggi della musica atmosferica, ambient, quella sognante, suggestiva, ma siamo pure be dentro il synth wave, la dark wave, oltre che aperture caotiche eccentriche, verso una dimensione tanto terrestre quanto cosmica. Dichiaratamente, i musicisti hanno attinto da varie epoche, dalla musica rinascimentale veneziana, fino all’avantgarde sperimentale tedesco degli anni ’70. La chitarra di Gaute Storsve, i violini di Maria Grigoryeva, i sassofoni di Jan-Terje Augestad e Jørgen Mathisen, il basso di Ingebrikt Håker Flaten e la batteria di Vetle Larsen. Ma anche il corno francese di Filippo Tramontana e l’oboe di Manuel Domeneche. Folk? Sonorità organiche? Assolutamente no, in quanto questo flusso sonoro è stato poi digitalizzato con linguaggi di programmazione informatici open source e computer a basso costo da Ketil Vestrum Einarsen. Il risultato? Un’esperienza sonora e musicale seducente, dal classico digitalizzato al noise spinto ai limiti, proveniente da pezzi composti a tavoli, altri improvvisati al momento, una energia poi concretizzata dal superlativo lavoro di mix di John McEntire, i quale fa scorrere tutte queste contrapposte correnti in un’unica e favolosa direzione. Musica che può accompagnare i vari ritmi del giorno e della notte, che può affacciarsi a qualsiasi scenario, che può circondare qualsiasi ambiente, in qualsiasi momento. Ma anche musica che necessita di profonda attenzione e di una infinita apertura mentale per essere compresa fino in fondo permettendole di accompagnarci verso un livello superiore di percezione sensoriale.

(Luca Zakk) Voto: 9/10