(Nuclear Blast Records) Come mai una band al debutto, una band sconosciuta, esordisce alla corte di mamma Nuclear? Semplice… basta dare una sbirciata alla line up… la quale è decisamente stravagante. Prima di tutto il frontman, nonché autore dei brani, è un certo Lars Nedland… meglio noto come Lazare… quello dei Borknagar e dei Solefald! Poi c’è Tobias Solbakk alla batteria… quello degli In Vain (la band del fratello di Lazare…) oltre che session di Ihsahn. Ma Mr. Solbakk suona -e qui entra in gioco quella stravaganza- anche nella pop band norvegese Vian… e quindi si è portatodietro nei White Void il bassista Vegard Kummen, mentre la chitarra è stata intelligentemente affidata a Eivind Marum, blues man di alto livello e musicista impegnato nei Quadrant 4, una band di musica elettronica! Con questa eterogenea miscela di artisti, partendo dalla bizzarria delle due band del leader, ecco che viene logica l’associazione ad una etichetta di prestigio… tanto quanto viene facile aspettarsi un suon contorto, imprevedibile e a tratti geniale. La musica che si diffonde riproducendo “Anti” è rock, è hard rock, a volte è metal… ma è anche anni ’70, inglobando con apparente semplicità prog e occult rock. Certo, l’oscurità domina questi tre quarti d’ora e la voce inconfondibile di Lazare spesso volte porta alle rive dell’oceano sonoro dei Solefald, ma ogni brano è comunque molto identificativo, diretto, cathcy, incalzante e privo delle complessità contorte ed impegnative delle altre due band principali di Lars. “Do. Not. Sleep” sembra rock alternativo moderno, ma è il brano che forse più svela la provenienza di Lazare… quasi un bellissimo brano in chiave soft-rock dei Solefald. Si salta indietro di qualche decennio lungo la storia del rock con la bellissima ”There Is No Freedom But The End”, brano con una chitarra divina ed una performance vocale intensa. Introspettiva e ricercata “Where You Go, You’ll Bring Nothing”, impeto hard rock incrociato con teorie dark e prog sull’incisiva “The Shovel And The Cross”. C’è molto blues, molto blues rock sulla rocambolesca “This Apocalypse Is For You”, mentre è dannatamente intrigante “All Chains Rust, All Men Die”. Melodica, sognante ma ricca di heavy rock la suggestiva “The Fucking Violence Of Love”, mentre la conclusiva “The Air Was Thick With Smoke” è il vero punto di unione di talmente tante epoche e stili da poter dar vita ad una nuova era sonora. Con testi che girano attorno alle teorie ‘dell’assurdo’ del filosofo francese Albert Camus, “Anti” scorre fluido, unisce presente e passato, tesse una trama oscura per poi riaccendere improvvisamente i riflettori offrendo un nuovo punto di vista su quel che rimane. “Anti” coinvolge con passione per poi abbandonare senza motivazione, entra rapidamente in testa e se ne esce con disinvoltura per la porta di servizio… lasciando tuttavia un segno deliziosamente indelebile!

(Luca Zakk) Voto: 9/10