(Logic Il Logic Records / Burning Minds Music Group) Ci sono realtà nascoste o comunque prive della visibilità che meritano, come nel caso dei prog metallers italiani Wine Guardian, formatisi nel 2008 e giunti ora al terzo album. È vero, non sono proprio relegati nell’underground più nascosto, visto e considerato che compaiono anche nel libro “Metal Progressive Italiano” di Massimo Salari (Arcana Edizioni) ma -credetemi- una band di questo livello creativo e tecnico, non dovrebbe arrivare solo ora per la prima volta ad un accordo discografico. Una band come i Wine Guardian dovrebbe stare lassù, nell’olimpo dei big, a fianco di gente come Dream Theater e Queensrÿche, ma anche Fates Warning e, perché no, i Savatage e Trans-Siberian Orchestra. I due precedenti album (“Fool’s Paradise” e “Onirica”), autoprodotti, non sono mai passati per le mie mani (a conferma di quanto sopra esposto), ma questo nuovo “Timescape” è indubbiamente metal progressivo d’eccellenza, di immenso livello, di superlativa qualità, di seducente attrattiva! A poco valgono le solite chiacchiere orientate allo spazio/tempo: certo, se i Wine Guardian avessero debuttato negli anni migliori delle band sopra citate e, magari, in una nazione in grado di offrire più opportunità a realtà di questo tipo, sono sicuro che oggi davvero siederebbero con gli altri Dei di quell’olimpo, ma è altrettanto vero che in un mondo sempre di corsa, senza ormai confini culturali, “Timescape”, album appartenente al presente, deve assolutamente emergere. Deve farsi sentire. Deve essere diffuso. Un album molto complesso, con brani corposi (si arriva ad oltre 12 minuti), ricco di sfumature e variazioni… ma maledettamente fruibile, catchy, travolgente. L’ora di durata scorre veloce, stimola emozioni, rilascia attacchi heavy micidiali, avvolge con teorie melodiche intense. La opener “Chemical Indulgence” è pulsante, offre una ritmica tagliente, si inerpica su percorsi più soft e ricchi di tecnica, mentre le linee vocali potenti o suggestive, evolvono e si spingono fino al growl. “Little Boy” amalgama con intelligenza e genialità in un singolo brano una quantità di materiale tale che una qualsiasi altra band ne ricaverebbe un disco intero. Su “Magnus” emergono idee di stampo jazz e linee di basso carnali, “Digital Dharma” regala sapori vintage, mentre è sempre e costantemente eccitante “The Luminous Whale”. La lunghissima “The Astounding Journey” fonde prog con speed, rock moderno con spunti deviati che strizzano l’occhio anche ai System of a Down, ci sono aperture atmosferiche e riff da headbanging circondati da iniezioni di alto livello musicale. In chiusura la criptica e delicata “1935”, la quale poi interrompe bruscamente l’album, riportando al risveglio dopo un’ora di ipnosi, di totale coinvolgimento. Pochi album in questo genere sono riusciti a colpirmi come “Timescape”; sto parlando dei vari “Images and Words”, “Operation: Mindcrime”, “Sirens”, “Beethoven’s Last Night”. Ed è per questo che “Timescape” merita molto, un album che dovrebbe consacrare i Wine Guardian, consegnandoli all’eternità del prog metal!

(Luca Zakk) Voto: 10/10