(Autoprodotto) Un death gotico, letale, pesante, melodico, lento ed introspettivo. Paradise Lost? Crematory? Draconian? My Dying Bride? Niente di tutto questo, in quanto i francesi Wintereve hanno una caratteristica speciale: la vocalist Mary… la quale copre ogni voce, dal soprano al growl più lacerante… offrendo una performance strabiliante! La band infatti è praticamente un duo (Mary, la vocalist e Armand che si occupa di corde e tasti), con session per batteria e backing/spoken vocals. L’album, di fatto, non aggiunge nulla di nuovo al panorama death/dark/doom gothic, ma è innegabile che è composto molto bene, arrangiato in modo superbo, registrato perfettamente (Dan Swanö è l’artefice del master!) ed è impossibile ignorare alcuni brani superlativi, coinvolgenti, sensuali, oscuri ed attraenti… come la favolosa e suggestiva title track. L’eclettica potenza vocale di Mary si percepisce già dalla opener “Olima”, un pezzo drammatico, tetro, infinitamente malinconico, nel quale la vocalist sfera con un growl poderoso, poi seducendo con una voce ricca di melodia ed armonia, arrivando a livelli da ottimo soprano. Ottime le chitarre su “Sea Of Suffering”, massacrante la variabilità della voce con “The Quiet Desperation”. Contorta e ricca di scenografie gotiche “Call fo the Void”, mentre “Forgotten” è tagliente, penetrante, epica e disperata. Progressiva “To Die in Your Arms”, brano con chitarre soliste veramente poderose, mentre la lunghissima e conclusiva “Down the Path of Perdition” regala la massima espressione del sound dei Wintereve ed una conferma della favolosa performance della vocalist. Album attraente, dannato, oscuro, ricco di sentimenti tetri, composto ed eseguito da due musicisti semplicemente fantastici!

(Luca Zakk) Voto: 8/10