(Jolly Roger Records) Per quanto li abbia seguiti fin dagli esordi, ovvero dallo scioglimento della precedente entità, i Buttered Bacon Biscuits, dalle cui ceneri sono sorti gli italiani Witchwood, continuo a restare sorpreso non solo dalla copertina, non solo dall’indiscutibilmente favolosa musica, non da quel dichiarato feeling retro-rock… ma dalla line up. E non parlo dei nomi dei musicisti, parlo degli strumenti che suonano: oltre a chitarre, basso e batteria, in line up figurano artisti impegnati con strumenti quali mandolino, Hammond, Moog, flauto, armonica… e per un qualunque amante di certe sonorità vintage, di quelle canzoni che antepongono poesia sonora e letteraria prima di una efficacia in ottica di hit o singolo… ecco la schiera di strumenti ufficialmente impiegati in un album come “Before the Winter” è una palese ed indiscutibile attraente dichiarazione di intenti. Ed infatti ecco che il nuovo contorto, oscuro ed emozionante album conferma quello che scrissi per il precedente “Handful of Stars” (recensione qui): ‘i Witchwood non suonano, celebrano un rituale mistico e vi invitano ad adorare l’unica vera Dea: La musica’, questo perché il percorso musicale di ogni brano, gli arrangiamenti, i ritmi, il paniere di suoni i quali emergono con fragore va ben oltre la canzone… sicuramente viene travolto qualsivoglia concetto di canzone moderna, attuale, riesumando quella pura forma d’arte che ha dato i natali al rock. Pezzi come “Hesperus” rappresentano pura magia: le linee di basso calde come il sangue, le tastiere e quegli altri orpelli che generano del suono premendo dei tasti, materializzano una dimensione occulta strepitosa, mentre la chitarra solista riesce a toccare sentimenti intimi. I cambi di scena, le improvvise svolte, le sorprese progressive sono una costante fonte di stupore in questi brani, in questo album. “A Taste Of Winter” è un rock che ricorda i grandi pionieri e quel flauto ipnotizza scatenando un caleidoscopio di sogni. C’è del funky, della vibrazione, della sfacciataggine su “Feelin’”, un brano che poi si abbandona ad una improvvisazione lasciva capace di catturare e provocare disinibitamente. Liturgica “A Crimson Moon”, aggressiva ma anche seducente, oltre che spaziale, “No Reason To Cry”. Quasi folk e magnificamente introspettiva “Nasrid”, un brano con un sapore anche western supportato da quelle voci lontane che ne innalzano la spiritualità. Festosa ma anche mistica “Crazy Little Lover”, prima della lunghissima (oltre dieci minuti) e conclusiva “Slow Colours Of Shade”, un brano progressivo ricco di trame tetre, di tendenze proto-doom. Ancora una volta Witchwood praticano un’arte antica, misteriosa, occulta: pura stregoneria musicale, un libro proibito pieno di incantesimi sonori peccaminosi e deliziosamente erotici.

(Luca Zakk) Voto: 9/10