(Avantgarde Music) Provengono dalla regione del Mare dei Salish, nello Stretto di Georgia, cioè quella porzione di costa del Pacifico tra Canada e Stati Uniti, i With The End In Mind. Un luogo dove la natura è suggestiva, potente, maestosa. “Tides Of Fire” consta di tre composizioni per un totale di oltre tre quarti d’ora. “Set The Cavernous Soul Alight” fissa poche ma precise variazioni d’atmosfera e strutturali opportunamente dilatate. Il brano è un lungo fremito che denota quanto il post black metal della band abbia quel modo ‘cascadian’ di suonare. “May The Name Of Truth Be Fire” è una composizione fumosa, vagamente lisergica. Una sorta di Doors, anzi di Jim Morrison trasposto in qualcosa di avant-garde. È questo il pezzo più breve e ha tutto l’aspetto di un intermezzo. In “Returning, Reclaiming” la band si lancia in qualcosa di suggestivo, ottenendo forse la composizione più completa delle tre. Presenta calma e dolcezza, presenta quel tumulto interiore ben espresso dalla componente metal. Post black metal o cascadian che sia, in cui vivono più elementi, come quello atmospheric, drone e appunto la psichedelia. “Tides Of Fire” è il secondo album di With The End In Mind (l’altro è recensito QUI) ed è una riflessione sulle paure dell’uomo e le sue ansie, contrapposte a una natura forte, suprema che esercita forze che irrompono nella sfera umana. Una riflessione, un viaggio attraverso qualcosa che riappacifichi, o tenta di farlo, il tormentato animo umano. Quel luogo del mondo con le sue montagne, alberi, fiumi, laghi, mare, insenature è stato una rinnovata fonte di ispirazione per With The End In Mind.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10