(Autoprodotto) Disperazione e malinconia. Solitudine. Depressione. Un’atmosfera calda e ricca di emozioni, ma anche di gelida tristezza, speranza resa vana, illusioni e sogni che ingannano e riportano ad una coscienza decadente e sofferente. L’EP del debutto ufficiale di questa giovane band svedese rivela tutta la monumentale struttura sonora tipica del death metal melodico della loro terra con pesanti deviazioni verso il doom. Ricordano i primi Paradise Lost ed Anathema. Melodie intricate sempre orientate ad una funerea tristezza, sulle quali troneggia la possente voce Joakim Rudemy (Desolator) sempre estrema e violenta, ma altrettanto capace di trasmettere sensazioni soffocanti di dolore senza fine. I quattro pezzi che compongono il lavoro sono tutti importanti, sia nella qualità che nella durata (quasi mai sotto i sei minuti), e riescono ad avvolgere l’ascoltatore in una nebbia fredda e autunnale, dove la depressione interiore emerge e rende tutto ancora più grigio ed oppressivo. La opener “Into The Arms Of Grief” anticipa lo stile di questo quartetto ed offre uno scenario che spazia dal melodico all’atmosferico, dal doom al riffing pesante tipico del death metal. “Leaving” è un assoluto capolavoro, brutale a tratti, ma anche romanticamente oscuro, dove emergono le notevoli capacità di una voce dolce e pulita da parte del cantante. Un pezzo che è un’autentica colonna sonora per il più triste e struggente dei funerali. “The Burial” è il capitolo più introspettivo dell’EP, dove emerge nuovamente il cantato pulito, sospirato, le melodie dolci, le atmosfere nostalgiche. Una band capace di trasmettere tali sensazioni, tali emozioni, non può fermarsi ad un EP. Meritano una etichetta, e meritano potersi esprimere in un full length all’insegna di lacrime cremisi che solcano la pelle pallida di un’esistenza evanescente.

(Luca Zakk) Voto: 8/10