(Karisma Records) Possiamo raggruppare i Wizrd dentro il vasto calderone dei prog rocker settantiani, giusto per trovare loro un posto su quello scaffale… ma sarebbe una forzatura, quasi una violazione. Certo, prog e rock ci sono, il sapore settantiano non manca (gli organi e certe keys o divagazioni psichedeliche, poi, aiutano)… ma qui salta fuori molto jazz… e lo fa quando gli pare e piace… nel modo che esso stesso ritiene più opportuno. Ci sono divagazioni indie e pure una qualche incarnazione di proto metal… per intensità e rabbia esecutiva. Non a caso i ragazzi saltano fuori proprio dal conservatorio jazz di Trondheim in Norvegia, quindi non siamo davanti ai soliti quattro disadattati sociali che versano ogni loro frustrazione nella musica, nel rock, piuttosto a quattro menti brillanti, quatto musicisti che non si limitano a suonare… in quanto siamo davvero di fronte a gente in grado di scolpire il suono di ogni strumento con geniale e stravagante maestria. Proviamo a fare un po’ d’ordine: Jazz? Nei dettagli. Anni ’70? Nel sound e nel suo calore intenso… come dimostra “Lessons”. Prog? Nella sublime ma fruibile complessità, cosa palese su “Free Will”. Rock? Dilaga ovunque… piuttosto è questo proto metal che sorprende… come emerge dai riff nervosi di “Spitfire” o “Show Me What You Got”… quasi dei proto-Motörhead! Poi ci sono brani irresistibili come Fire & Water (con guest vocals di James Petralli dei White Denim), o dannatamente provocanti come “Divine”, o di una profondità mentale superlativa, come la conclusiva “When You Call”, dentro i cui meandri emergono sonorità senza confini. Debutto tanto strano quanto esplosivo: groovy, catchy, intenso, grintoso, nervoso. Con gente che milita, tra gli altri, nei Soft Ffog, io mi pongo solo una semplice quanto inutile domanda: perché con la Karisma e non con la neonata sorella Is It Jazz? Records… ?

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10