(Karisma Records) Come suggerivo qualche giorno fa parlando della reissue del debutto, “Hinterland” (qui), mi piace questa alleanza nordica tra i progsters Wobbler e la Karisma, un’alleanza che punta ad un legame inscindibile che copre tutti cinque album di questa favolosa band. Il debutto fece molto successo, destò una sete insaziabile tra i fans i quali esigettero avere al più presto altro materiale… in particolare i demo, quello che veniva prima di quel grandioso debutto. La band accontentò le richieste… ma a modo loro: ripresero in mano quelle registrazioni fugaci ed incomplete, le riarrangiarono e le suonarono di nuovo con tutta la band al completo. Questo fu il disco del 2009, questo fu -questo è- “Afterglow”, il prima con l’esperienza del poi… assicurando così ai Wobbler una posizione di spicco nell’ambito del ‘retrò rock’. “Afterglow” è tuttavia una bestia differente, molto diversa; diversa dal rock del debutto, ma anche da quel che venne dopo nel tempo, comprese produzioni più recenti, ovvero il seducente “From Silence to Somewhere” (qui) ed il colossale “Dwellers of the Deep” (qui). “Afterglow” è più libertino, più barocco, più misterioso, come conferma quell’intro, “The Haywain”, dal gusto deliziosamente epico. Ma addentrandosi nell’album ci si rende conto che basta la follia di “Imperial Winter White” per dimostrare quella potenza creativa unica! Un brano superlativo, tecnico, progressivo, seducente, farcito di ogni sorta di sortilegio sonoro, di teatralità, di fantasia… un pezzo che offre costanti provocazioni sublimi (io trovo irresistibile quell’arpeggio ossessivo che emerge dal nulla poco prima del decimo minuto). Ancora un mondo bizzarro, come quello delle copertina, con “Interlude”… per poi l’altro labirinto sonoro rappresentato da “In Taberna”, traccia dalla quale emerge di tutto, in un costante arricchimento di suoni che inseguono suoni, che sfidano altri suoni… nel profondo di un dedalo psichedelico mistico, il quale passa da flauti folk a sonorità proto-digitali di sapore ottantiano (o qualsiasi sia quella cosa che salta fuori dopo il nono minuto!). L’epilogo è affidato ad altro prog medioevale, i suoni caldi di “Armoury”, una marcetta tanto frizzante quanto liturgica. Trentacinque minuti di pura passione, di erotismo sonoro: per fortuna si trattava solo dei ‘demo’! Un capolavoro esaltato dall’alleanza, la quale ovviamente esige che le cose siano fatte per benino: CD, vinili, vinili colorati… lasciatevi tentare e, ovviamente, trasportare lontano… molto lontano.

(Luca Zakk) Voto: 10/10