(Ván Records) Sono sacerdoti di psichedelia e metal questi musicisti belgi oggi al secondo album, oltre a un EP e un paio di collaborazioni. Un connubio interessante che può sedurre gli appassionati di entrambe le correnti musicali. All’atto pratico i Wolvennest srotolano tappeti sonori di oltre settantacinque minuti, per otto pezzi dai minutaggi dunque elevati, attraversando fasi sonore diverse. Fasi mistiche e decadenti come in “Incarnation”, strettamente doom alla Candlemass come in “Swear to Fire”. “Mantra” è davvero tale e con uno scenario non dissimile da certe trovate atmospheric dei Zaum, dove un tessuto psichedelico pian piano viene affiancato da un’andatura solenne quanto intrigante. “Alecto” sprigiona dello space ambient al principio per poi diventare una marcia dalle sonorità ipnotiche, distorte e flydiane per oltre nove minuti. “Succubus”, circa undici minuti e mezzo, vede la partecipazione vocale di TJ Cowgill dai King Dude. È questa una composizione in stile gothic-doom, dove lo scenario è titanicamente dark ma con chitarre dai toni lisergici e per certi versi anche “All That Black”, con una vivacità ritmica e nel riff superiore. “Disappear” è anch’essa uno srotolarsi tra distorsioni metal e un atteggiamento psichedelico dove regna un’atmosfera cupa. Infine “Souffle de Mort” è un mantra tribale con un recitato – di Shazzula, cantante della band e addetta all’uso del theremin – e un lancinante assolo finale. Ogni frammento di questo album crea un quadro generale dove i diversi stili summenzionati preparano un viaggio all’interno di uno spazio ignoto quanto sospeso nei sogni dell’umanità. Un viaggio verso forme e colori reali e probabilmente inquietanti e posti al di là di ogni tempo conosciuto.

(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10