(Transcending Obscurity Records) Una discografia di tutto rispetto per una band nata come molte, suonando cover verso la fine degli anni ’80, cresciuta pian piano e nel segno del death metal che ha ben attecchito nella Svezia dalla quale essa proviene. Questo nuovo album possiede un significato immenso perché se da un parte i Wombbath si fanno largo con il tipico ‘HM-2 sound’ – il celebre distorsore usato dalle death metal band svedesi negli anni ’90 – da un’altra si ancorano a soluzioni nuove e comunque anche a influenze ma totalmente lavorate o rielaborate. Se qualche riff alla Carcass della svolta death and roll, oppure alcune trame indebitate con gli Entombed, nonché arrangiamenti vicini agli Edge Of Sanity creano le fondamenta di questo album, è pur vero che l’uso di violini, cori, melodie dai toni truci e inquietanti potenziate da linee vocali inattese e sporadiche accelerazioni grindcore o virate in groove, sovvertono ogni cliché stesso sia dei Wombbath che del death sound ‘alla svedese’. Con un piede nella tradizione e un altro in qualcosa di più evoluto, inaspettato e a suo modo brillante, i Wombbath creano dell’ottima musica e per oltre settanta minuti. Al giorno d’oggi di album lunghi o doppi ve ne sono in giro, pochi però sanno farsi seguire fino all’ultima nota sbattuta nell’ultimo secondo dell’album. I brani poi si assestano tra i poco meno dei quattro minuti e fino a oltre i cinque e per ben sedici pezzi che sembrano oro colato!

(Alberto Vitale) Voto: 9/10