copwoodtemple(Sacrilege Records) I Graveland! Si, la mitica one band che appartiene alla storia del black metal polacco! I Graveland partirono come act black metal per poi progressivamente virare verso un viking metal. Ma cosa collega Graveland con il progetto austriaco Woodtemple? Anche i Woodtemple erano una one man band fino al 2013, almeno fino all’entrata in line up di un bassista, un certo Rob Darken, ovvero la mente dei Graveland! Ok, l’amicizia e la collaborazione già c’era in quanto Rob ha già curato vari dischi marchiati Woodtemple, ma questa entrata in line up è quasi una fusione, una unione definitiva, una celebrazione. Woodtemple crea musica coinvolgente, anche se è comunque è praticamente una fotocopia di Graveland, ed è per questo motivo che l’ufficializzazione di una collaborazione probabilmente sempre esistita è molto significativa. Nonostante l’originalità non sia esattamente di casa, “Forgotten Pride” è un buon lavoro, un album che ha delle qualità che rendono molto coinvolgente l’ascolto. Molto Graveland ma con interessante sviluppo la title track: bella la chitarra acustica in apertura, mentre nella sezione distorta i riff semplici sono arricchiti da un ottimo drumming e da linee di tastiera anch’esse semplici ma efficaci. Il drumming è curato da Sebastian, l’altro vero e attuale membro della band, impegnato nel ruolo di batterista, senza dover seguire altri strumenti (cosa che spesso accade in queste bands con uno o due membri). Meno black e più pagan/viking l’attraente “Sign of the Sun”, anche questa con un ottimo drumming ed una interessante sezione folk tribale. “So Far Away” mostra un orientamento black facile da assimilare schietto, con una tastiera lineare, riff non complessi, anche se la parte con il singing pulito rovina un po’ la traccia. Bella la corta strumentale “Eternal Silence”, con ancora una volta un drumming creativo. Intro e outro sono scontati, ma offrono quel feeling accattivante perfetto e forse vantano un uso della tastiera più complesso di quello che si trova nel resto del disco. Tutto sommato un ascolto piacevole, basta non cercare originalità e magari sperare in una variante dei Graveland.

(Luca Zakk) Voto: 5,5/10