(Napalm Records) Sono passati ben sei anni da “Theater of Dimensions” e va ricordato che gli Xandria fanno parte di quell’ampio insieme di band che per via della pandemia hanno dovuto rallentare o bloccare la propria attività. Inoltre ha giocato anche la fine del rapporto con la divina Dianne van Giersbergen, cantante, arrivato con momenti di tensione tra lei e la band. Dalla fine del 2022 entra definitivamente in formazione Ambre Vourvahis. La nuova cantante non ha la potenza della precedente, possiede però una voce molto fresca, melodiosa in certi ambiti le sue linee vocali sono nettamente adatte al pop, però non sfigura nell’architettura del symphonic metal della formazione tedesca. Offre un’altra resa, tutto qui. Gli Xandria anche con “The Wonders Still Awaiting” esibiscono poderosi elementi heavy metal con fugaci momenti power e lasciando che le chitarre abbiano una loro importanza senza essere inevitabilmente sommerse dalle parti sinfoniche. Quest’ultime ovviamente restano una fisiologica ossatura delle melodie nelle canzoni. “The Wonders Still Awaiting” comprende anche un coro classico di 40 elementi della Sofia Session Orchestra, così come Ally Storch dei Subawy To Sally con violino e violoncello. Nella canzone “You Will Never Be Our God” appare Ralf Scheepers, frontman dei Primal Fear. Gli arrangiamenti sono curati ma decisamente più snelli che in passato e il taglio sinfonico viene usato con una certa funzionalità, aumentandone il peso nei pezzi o riducendolo. C’è solo un aspetto di questo ottavo album della band del mastermind Marco Heubaum che lascia delle perplessità, i circa 74’ di durata. Si teme sia un lasso temporale eccessivo, anche in virtù del fatto che alcuni pezzi messi da soli uno dietro l’altro formerebbero una tracklist formidabile. Nello specifico sono “Reborn”, “You Will Never Be Our God”, i quali sono i primi due singoli estratti dall’album, “The Wonders Still Awaiting”, “Your Stories I’ll Remember”, “My Curse Is My Redemption”, una canzone nonostante sia di metal sinfonico nelle line vocali è nettamente pop, e infine “Scars” che è tra le perle vocali per la Vourvahis. Se a questa mezz’ora o poco più vi si aggiungesse “The Maiden And The Child”, oppure l’esotica visione orientaleggiante di “Astéria” piuttosto che “Mirror Of Time” che è una ‘lungaggine’ quanto un esempio di un metal dove elemento sinfonico e arrangiamento lavorano ambedue per uno pseudo-prog, inteso come tale per i molteplici cambi melodici e di passo, ecco completato un album più snello. Però Xandria hanno scelto tredici canzoni per completare questo album che è tra le cose migliori fatte fino a oggi.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10