(autoproduzione) Solo cinque pezzi per un totale di ventitré minuti circa di musica, sono una discreta istantanea dell’identità dei Yojimbo. Francesi, di Strasburgo, si cimentano in sonorità stoner per loro stessa definizione, nonostante una componente acida che gioca un suo ruolo e rende il termine stoner meno netto del previsto. Tolto però il discorso delle etichette e dell’idnetità del genere, Yojimbo rappresenta un affresco sonoro di melodie ed andature pompate con suoni grossi, ombrosi e a tratti cosmici. Già l’iniziale “Kingdom” proietta le intrenzioni della band in quello stoner circondato dal deserto, dalle stelle notturne che lo sovrastano. Un passo sommesso e un assolo di chitarra che lacera l’atmosfera di questa canzone che nel suo passo finale accelera con prepotenza ‘kyussiana’. “Battlefield” sembra recuperare atmosfere alla Grateful Dead ma trasportate in questi anni, appunto in un cromatismo stoner che resta nei suoi toni acidi e comunque old rock. “The Fear Still Grows” ha uno sviluppo particolare, all’inizio infatti vi sono dei parlati e si distingue la voce di Bush jr, poi un ritmo che monta e dal passo un po’ etnico sospinge un fraseggio tra chitarre e basso che lavorano con un andamento sinusoidale. “Devil’s Dance” spedita e spigliata, suona come la tipica canzone che dal vivo rintuzza la platea. “Last Mile” viaggia su un riff a metà tra metal e hard rock, insomma ha qualcosa di vagamente Led Zeppelin e anche in questo caso si è in presenza di un pezzo che pian piano monta per poi abbassare i toni e ripartire in pompa magna. Quello che colpisce favorevolmente di “Yojimbo” sono i suoni: un basso denso ma crepuscolare, chitarre torve nel timbro ma ingrossate da un’acidità dei suoni che viaggiano tra cromatismi stoner, doom e soprattutto cosmic rock.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10