(Subsound Records) Band italiana attiva da diversi anni e con un certo seguito. Io stesso li conoscevo senza averli mai ascoltati, ma questo alcuni anni fa. La rispettabilità degli Zippo ha varcato i confini nazionali e diffondendosi per l’Europa e oltr. “Maktub” è il terzo album e trasuda post metal  e post rock e stoner ammalato e canceroso. Si, il sound degli Zippo è il sound degli Zippo: un qualcosa di loro, di personale e che va a zonzo tra un’etichetta e l’altra. Di sicuro, almeno per quello che concerne strettamente i miei gusti, loro hanno anche una buona dose di rimandi al rock anni ’60-’70, come ad esempio la psichedelia californiana in “The Omens”, ma è presente per un intervallo che non copre l’intera canzone. Qualcosa del genere la si ha anche nella seguente “Caravan to Your Destiny”, ma i suoni qui riprendono il climax maestoso e al vetriolo dell’album. Rimandi al passato o influenze attuali del desert rock (ad esempio “Simun”) che possano essere, le sette canzoni non sono manchevoli di una loro logica melodica, di una loro sintesi creativa superiore. Che gli Zippo siano avanti o sperimentali e spregiudicati lo dimostra già l’incredibile “The Personal Legend”, apertura ampia, solenne, con venature di rock-metal nervoso, frenetico, intermittente. Alcune plettrate sulle chitarre sembrano avere sempre quella stessa cadenza ossessiva, rendendo i primi ascolti una sorta di tortura, ma col ripetere l’esperienza le varie canzoni rivelano sempre più alcune preziose sfumature. Attenzione dunque, “Maktub” all’inizio potrebbe rivelarsi freddo, caotico e soffocante eppure non è così…o forse è anche così! Da menzionare le presenze di Ben Ward degli Orange Goblin in “Man of Theory” e Luca T. Mai degli Zu in “Caravan to Your Destiny” e Simun. Inoltre il mastering è di James Plotkin (Khanate, Sunn O))), Isis).

(Alberto Vitale) Voto: 7/10