fotoartemisiaEcco gli ArtemisiA, ovvero Anna Ballarin (voce), Vito Flebus (chitarra), Ivano Bello (basso) e Gabriele “Gus” Gustin (batteria), autori del loro nuovo album “Stati Alterati di Coscienza”. E’ un lavoro che ha una matrice testuale profonda ed affascinante e la band ci aiuta ad apprezzare maggiormente il lavoro svolto. La musica degli ArtemisiA è un metal forte, coeso e musicalmente accattivante.

Come prima cosa vorrei complimentarmi per “Stati Alterati di Coscienza”. Cantato in italiano, suonato con stile heavy, testi che sono poesie. Insomma, un gioiellino. E’ stato un piacere ascoltarlo. Complimenti. Sinceramente.
Grazie a te delle belle parole e della recensione, siamo contenti ti sia piaciuto il disco.

A proposito di heavy metal: per me c’è una dominante heavy nell’album, ma anche il rock di taglio progressive e cenni di classic e blueseggianti sono presenti. Tuttavia ogni cosa è suonata da voi, riconducibile a voi, al marchio ArtemisiA.
Sì, ogni cosa è composta e suonata da noi. E ognuno di noi, con il suo bagaglio di esperienze e gusti musicali, apporta il proprio contributo alle canzoni. Fermo restando che ogni qualvolta ci viene un’idea e la sviluppiamo, se suona “ArtemisiA” allora va bene, altrimenti si scarta. Ma c’è da dire che la maggior parte dei pezzi suonano già ArtemisiA in quanto l’alchimia fra di noi fa sì che il sound sia quello.

I testi sono molto belli, bellissima l’interpretazione. Tutto è perfetto, ma la materia che essi affrontano è sempre difficile. C’è qualcosa di onirico, surreale, fiabesco. C’è l’andamento di una storia in ognuno di loro, ma tutto è attraverso concetti non sempre immediati.
Le melodie e i testi sono opera di Anna. Ha una capacità straordinaria nel creare linee vocali che ti entrano subito in testa, e una modalità di scrittura insolita se consideriamo il genere. I suoi testi sono quadri, pennellate di parole che a volte costruiscono una storia, altre immagini oniriche che hanno bisogno di più ascolti per essere capite. In ogni caso mai banali, e questo è il suo tratto distintivo; dove trovano spazio leggende come quella di Maria la rossa, la Strega di Port’Alba, e Medusa  assieme a testi dove si parla di conflitti dell’anima e stati d’animo da demoni interiori piuttosto che di contatti con l’aldilà.

Anche la copertina è particolare. Ha qualcosa che sembra affondare nell’inconscio umano. Voglio dire che la guardo e penso a Jung, Freud, all’Io. Forse mi faccio condizionare dal titolo…
L’artwork è opera di Michele Nolli, un giovane e bravissimo artista che è riuscito a racchiudere in una figura tutti i concetti espressi nel disco. Volevamo un’immagine che rappresentasse graficamente concetti quali dolore, paura, inconscio e mistero. Anche usando degli archetipi. Inoltre non è casuale l’uso del rosso come colore dominante. Il volto poi fa quasi da contrappunto alla copertina del cd precedente (Gocce d’assenzio), dove due occhi, con pupille diverse, in primo piano rappresentano il Bene e il Male presente in ognuno di noi. Qui, quasi a voler catturare l’attenzione su altri particolari, il volto è bendato. Può sembrare una maschera, un archetipo Junghiano. E per citare appunto Jung possiamo dire che l’inconscio collettivo (i termini linkati a Wikipedia sono stati suggeriti dalla stessa band, ndr) si esprime negli archetipi, oltre ad un inconscio individuale; le Ombre, l’Anima e  la ricerca dell’Io Superiore o Altro Io trova spesso risposta nei conflitti Interiori e paure che ci affliggono. Basta avere la volontà di affrontarle.

“Gocce d’assenzio” è stato un album (il secondo per voi) che ha guadagnato diversi apprezzamenti. Siete rimasti soddisfatti dalla sua riuscita, anche come vendite e opinioni dei fans?
Molto soddisfatti, anche perché a differenza di quest’ultimo lavoro che è distribuito anche dalla Self e dunque acquistabile nei negozi, era disponibile solamente sulle piattaforme digitali, oltre che ovviamente ai nostri concerti. Nonostante l’apprezzamento dei fans alle nuove canzoni, era un disco meno immediato del primo, sia dal punto lirico che, soprattutto, musicale pur mantenendo la connotazione ArtemisiA; anche la sua realizzazione è stata complessa dal punto di vista dello stress emotivo. C’erano delle tensioni interne e l’intero lavoro di produzione è ricaduto sulle spalle di Vito Flebus. Successivamente infatti , per motivi personali o divergenze di idee, ci sono state delle defezioni che hanno apportato dei cambiamenti alla line-up del gruppo. Nei due anni successivi all’uscita del disco la sezione ritmica è stata completamente rinnovata, con l’ingresso di Gus alla batteria e Ivano Bello al basso. Cambiamento che è stato accolto con favore dai fans . Cambiamento positivo che si è poi concretizzato nella stesura e realizzazione del nuovo album, dove il lavoro si può veramente definire di gruppo.

Come suona il vostro primo album, omonimo, che stile possiede?
Dal punto di vista compositivo le canzoni nascono principalmente da idee e riff di chitarra di Vito, sulle quali successivamente Anna crea prima la melodia e poi un testo per poi passare alla fase successiva che è l’arrangiamento di gruppo. Partendo dal presupposto che gli ArtemisiA nascono da un’idea di Vito, che dopo aver sottoposto, per caso, ad Anna dei riff che aveva in testa si sono ritrovati praticamente in pochi giorni ad avere già una manciata di canzoni pronte, si può dire che avendo lui una passione per lo stoner e l’hard rock (Black Sabbath, Candlemass in primis) è venuto naturale riversare nelle composizioni questo stile. Che va a fare da contrappunto al cantato mediterraneo e poetico di Anna. Anche il fatto di cantare in italiano è stata una scelta portata avanti con ferma convinzione e consapevolezza.

Tre album, una cantante fantastica, tre musicisti affiatati. Ottime credenziali. Ma gli ArtemisiA di cosa hanno ancora bisogno?
Diventare famosi? Oggigiorno purtroppo se non hai la visibilità data da un reality o format in genere, puoi avere un curriculum di tutto rispetto ma non sei nessuno.  Per una catena commerciale o un’emittente ad esempio viene prima il denaro. Del resto, siamo in Italia, dove la musica viene considerata arte minore e certamente non spetta ad una azienda la difesa di un valore. Il giusto equilibrio tra Mercato e Arte… ci vorrebbe la somma di due cose principalmente: la filosofia che la musica è arte riconoscendone il valore e come tale andrebbe trattata e venduta da un’azienda importante…a prescindere. E il riconoscimento di questa filosofia attraverso il supporto convinto di tutte le parti in causa: case discografiche e addetti ai lavori. Ma manca la volontà…e la filosofia è un’altra…è spicciola, il guadagno…il resto ormai conta quasi zero. La nostra non vuole essere una polemica, ma la mera realtà dei fatti…

Ho visto che avete suonato presso una libreria/store (o qualcosa di simile sembrava appunto tale, era L’Angolo della Musica a Udine) un set semi-acustico e gli applausi sono arrivati a fiumi. Questo tipo di dimensione raccolta, informale, quanto è in grado di segnalare il gradimento delle persone verso il vostro sound?
Sì, era all’Angolo della Musica di Udine, che ringraziamo, nella figura di Moreno e Rocco Burtone per la professionalità e disponibilità dimostrata. La presentazione è andata benissimo, accolta con successo ed entusiasmo anche da chi ci aveva sentito solo nella nostra naturale veste hard rock. Devo dire che anche per noi è stata una piacevole sorpresa sentire che sia i vecchi brani che quelli nuovi, ben si prestano alla rivisitazione acustica. Sicuramente una cosa da tenere in considerazione per il futuro.

Grazie ancora. Il congedo dai lettori è vostro.
Un saluto e un ringraziamento a te e tutti i lettori di METALHEAD.IT, per chi vuole avere news e aggiornamenti sugli ArtemisiA basta andare su nostro profilo facebook e troverà tutto. Oltre naturalmente trovare il cd nei migliori store d’Italia e piattaforme digitali come Amazon, Itunes, ecc… Stay rock.

(Alberto Vitale)

Recensione