I Chaos Theory sono dei puri thrashers italiani, i quali hanno fatto il colpo grosso firmando per la Massacre Records. E’ stata l’etichetta teutonica a pubblicare “Bio-Death”, primo album dei Chaos Theory e micidiale concentrato di thrash metal vecchio stampo, ma riproposto con estrema cura, gusto personale e una qualità del sound per nulla inferiore a chiunque altro. Metalhead ha subito colto l’opportunità di proporre qualche domanda al vocalist Claudio Peterlini.

Grazie infinite Claudio, per aver accettato questa intervista.
Grazie a te per averci concesso questo spazio sulla webzine!

Vorrei capire cosa erano i Chaos Theory prima di questo “Bio-Death”. Avevate lo stesso sound? Vi approcciavate al thrash metal allo stesso modo? Cosa c’era in quel demo iniziale dal titolo “Chaos Theory”?
Quando abbiamo cominciato a suonare assieme facevamo solo cover, abbiamo iniziato suonando i pezzi di Metallica, Megadeth, Judas Priest, Annihilator, Sodom, ecc. Ci siamo però stufati presto di suonare cover, un giorno ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: “Hey, ma il tempo che impieghiamo per decidere quali canzoni suonare, studiarle e ed eseguirle perché non lo impieghiamo per fare qualcosa di nostro?”. Il motivo principale è che di far cover ti stufi in fretta, quando suoni una nuova canzone, del tuo gruppo preferito, sei super esaltato, ma ti passa subito… Dopo già qualche mese ti giuro che hai voglia di cambiare tutto il repertorio… Così siamo arrivati a comporre la nostra prima demo, 5 tracce, 3 riproposte in “Bio-Death”, con qualche modifica è con una produzione più curata. Stilisticamente la nostra demo non è poi così distante dal nostro album di debutto, è passato solo un anno tra la pubblicazione della prima e la registrazione del secondo, tuttavia i nostri primi pezzi erano caratterizzati da un sound più “easy”, meno tecnico e meno veloce, più sulla scia di “Domination” che è stato il primo pezzo che abbiamo scritto in assoluto.

Produzione curata e moderna, nonostante questo sembrate uscire dal passato, da quel thrash metal stile Bay Area o comunque di matrice classica, come musicisti vi siete sempre misurati con questa corrente stilistica?
La Bay-Area sta sempre lì, come punto di riferimento. La nostra formazione musicale è stata fortemente influenzata da questa corrente stilistica e, nel nostro primo album, abbiamo voluto che questo fattore venisse ben messo in evidenza. Come nell’antichità, facciamo il nostro primo passo tributando i grandi autori del passato e fornendo la nostra interpretazione, la nostra sintesi, di ciò che di meglio è stato offerto dal thrash in questi anni. Si può pensare che sia un disco derivativo, probabilmente risulta essere così ad una prima impressione, ma ascoltandolo bene emerge molto del nostro gusto personale. Rimane un album legato al passato, che vuole ricongiungere ciò che il thrash è stato allora con ciò che il thrash può essere adesso, ricercando uno scambio stilistico che, a mio avviso, diventa un punto di forza e non un punto di debolezza.

Come siete arrivati ad avere l’attenzione di una etichetta importante come la Massacre Records?
Registrata la demo abbiamo deciso di cercare un’etichetta e abbiamo spedito il nostro lavoro ovunque! Dopo qualche mese è arrivata la proposta di contratto da parte di Massacre Records, ricordo ancora la telefonata di un Davide (Benedetti, chitarra, nda) incredulo che mi tirava giù dal letto… Non riuscivo a capire se mi fossi realmente svegliato o meno! Non ci abbiamo pensato due volte e abbiamo firmato con loro!

La copertina è di Jan Yrlund di Darkgrove Design (Korpiklaani, Impaled Nazarene, Stratovarius e altri, nda), il quale mi sembra abbia centrato bene lo stile di certi lavori grafici che hanno caratterizzato il thrash metal. Concettualmente è stata una sua idea oppure voi avete, in qualche misura, dato le indicazioni esatte al designer?
Jan ci chiese se avevamo in mente qualcosa, di fatto ciò che avevamo in mente è stato trasposto in maniera perfetta sulla copertina, è riuscito praticamente a leggerci nel pensiero! Quando ci domandò che cosa volevamo che realizzasse per noi gli dicemmo semplicemente che pensavamo ad una città semi-distrutta e ad uno stile grafico che integrasse il disegno a mano con la computer grafica, anche qui, per ricreare visivamente quel legame tra vecchio e nuovo che è stato primariamente riproposto a livello musicale.

Avete già un riscontro dei giudizi dalla stampa italiana e non? Notate differenze, se è cosi quali sono?
Abbiamo ottenuto già qualche recensione, non vi sono grandissime differenze, se non riguardo ai voti, tendenzialmente le webzine italiane hanno preferito andarci piano e darci valutazioni più basse rispetto all’estero, anche se tutte positive, e questo ci tengo a sottolinearlo. Va bene così, bisogna tenere i piedi a terra e cercare di migliorare, sempre, sai…. quando vedi che piovono certi votazzi è facile montarsi la testa… credere di aver fatto “il disco dell’anno”, sono tutte cazzate… in ogni recensione che leggiamo cerchiamo di capire cosa non è andato bene, lo pesiamo e lo mettiamo via, come lezione per la prossima volta!

Come organizzerete il vostro futuro musicale?
Per il momento cerchiamo di suonare e farci vedere! Non è facile, siamo i nuovi arrivati e ci dobbiamo mettere in fila… Speriamo di ottenere un rinnovo di contratto da parte di Massacre Records, vedremo… noi incrociamo le dita e cerchiamo di promuoverci al meglio. Sicuramente faremo un altro disco, stiamo già buttando giù i primi pezzi e le premesse…. Sono decisamente OTTIME!

Grazie per la tua attenzione e rinnovo i miei complimenti per il vostro lavoro. Ti lascio la chiusura dell’intervista.
Grazie Alberto per averci concesso questo spazio! Grazie a tutti i lettori che sono arrivati alla fine dell’intervista e che vorranno ascoltare qualcosa di nostro e capire meglio chi siamo! Rinnovo a tutti i miei auguri! Cheers guyz! See ya on stage!

(Alberto Vitale)

Recensione