fotoclaudiodeoricibusClaudio Deoricibus all’età di otto anni imbraccia autonomamente una chitarra classica e innamorandosi da subito di quella spagnola. Studia, viaggia in Spagna e vi apprende la tecnica del flamenco attraverso importanti maestri. Il musicista cagliaritano è cresce come musicista, diventando protagonista in diverse collaborazioni, ma di recente ha realizzato l’album “Cuarenta”, sublime esibizione del flamenco arricchita dalla presenza in studio del celebre Andrea Braido.

Ciao Claudio, grazie per questa chiacchierata. Innanzitutto complimenti, il tuo album è di una bellezza incredibile!
Grazie a te per me è davvero un piacere, sono felice che l’album ti sia piaciuto, ogni volta che preparo un lavoro nuovo lo faccio col cuore ma senza alcuna presunzione sul risultato, tant’è che dico sempre a chiunque ascolti la mia musica, ho messo tutta la mia passione ma adesso sta a voi giudicare quanto io sia stato in grado di emozionare o meno e cosi mi rimetto al giudizio del pubblico, che per me ha un valore importantissimo.

“Cuarenta” è un titolo particolare e con un dedica e motivazione specifica, giusto?
Si è cosi, Cuarenta che in spagnolo significa Quaranta è un titolo simbolico che celebra il compimento dei miei 40 anni di età in contemporanea coi 40 anni dall’uscita di Entre dos aguas il brano più celebre di Paco de Lucia, a cui ho voluto dedicare il brano Don Paco contenuto all’interno dell’album.

Andrea Braido suona nell’album, tra l’altro il suo nome è in calce al tuo. A che livello ha collaborato Braido, autore o semplice esecutore di idee e composizioni preesistenti?
Andrea Braido ha collaborato a quest’album come esecutore, ma da tener presente che le parti da lui suonate sono comunque di sua composizione, la sua presenza nell’album è di notevole importanza ed io ci tenevo sentisse forte il proprio coinvolgimento all’album tanto quanto l’ho sentito io, ecco perché è denominato come Claudio Deoricibus with Andrea Braido, è stata una bella esperienza convissuta da due appassionati della corda in nylon.

Ti faccio una domanda un po’ astratta. Quando ho ascoltato l’album mi son passate per la testa immagini del Mediterraneo e dei popoli che lo fiancheggiano. Quasi come se la musica fosse un prodotto di questa zona del mondo. Pochi giorni fa ho letto qualcosa sul Flamenco nella tua pagina Facebook, “Il Flamenco è una filosofia di vita, un modo di essere, una maniera di esprimersi. Il flamenco è tutto ciò che scorre, tutto ciò finisce per poi riniziare, è il Sole di giorno e la Luna di notte …. il flamenco è un eterno ricominciare !!!”. Dunque, questo album è anche il prodotto di un retaggio culturale, di un’appartenenza, di una filosofia appunto mediterranea? Ovviamente è il musicista Deoricibus ad averlo creato, ma dentro di lui cosa c’è?
Dentro di me c’è il flamenco, perché il flamenco non è solo il saper eseguire attraverso le sue tecniche specifiche un brano o un ballo nel caso dei bailaores o una canzone per i cantaores, ma è qualcosa che va oltre, è quel qualcosa che davvero brucia dentro e che tu senti di voler esprimere a tutti i costi, perché racconta chi sei, parla dei luoghi che hai conosciuto, della gente che hai incontrato. Io ho molto rispetto per il popolo flamenco, questa è la loro arte, la loro filosofia di vita, ma tutte le volte io mi ci ritrovo in questa loro vita, in questo loro modo di essere. Non basta prendere in mano una chitarra e dire da domani suono il flamenco, cosi come non basta solo conoscere i brani più celebri del flamenco e questo non lo dico io ma lo dicono in Andalucia, a volte due tre note eseguite con quel particolare sentimento possono essere la chiave del vero flamenco, quello che ti porti dentro da sempre ed anch’io penso che sia veramente questo il flamenco, perché non è un vestito è la pelle.

copdeoricibusbTi sei formato in Spagna e attraverso diversi maestri. Presumo tu stia ancora “studiando” e quindi viaggiando. Claudio Deoricibus è in una fase di affinamento o di miglioramento ulteriore della propria tecnica?
Io mi sento un eterno allievo, un chitarrista che ha scelto un genere molto difficile, fatto di nomi illustri, esecutori sorprendenti, capaci di insegnarti ogni volta qualcosa di nuovo. La chitarra flamenca è ampiamente rappresentata da dei veri e propri fenomeni, ognuno con caratteristiche differenti, niente di più vero della famosa frase “non si finisce mai di imparare”. Pertanto lo studio è parte delle mie giornate o appunto dei miei viaggi, è il continuo compromesso col flamenco, uno studio che non è solo mentale ma che è anche molto fisico, perché il flamenco è sofferenza.

Dimmi la verità, recensione e intervista in un sito di musica metal. Tu che parere hai di questa musica e cosa ascolti al di fuori del tuo “genere”?
Con questa domanda arriva la risposta a sorpresa, in quanto io sono felicissimo di avere i miei spazi all’interno della musica metal o hard rock, questo perché ho ascoltato molta musica metal e hard rock grazie ai miei amici chitarristi che suonano questo genere musicale. In generale ascolto un po’ di tutto, sentirsi un eterno allievo è anche questo, lasciarsi insegnare cose nuove dagli altri generi musicali, scoprire tecniche diverse ma a volte adattabili, sentire sonorità nuove ma rapportabili. La musica è come il gioco senza la conoscenza della stessa non può esserci l’apprezzamento, esattamente come quando giochi che quando impari ci prendi gusto.

E’ possibile che il prossimo album sia anche cantato?
Si è possibile, però con una formula diversa dal solito cantato tipico del flamenco, una formula dove la voce e la chitarra si esprimono parallelamente, qualcosa di più personale. Qui da noi in Sardegna ci sono delle voci bellissime, alcune già individuate, credo proprio che sperimenterò qualcosa di cantato nel prossimo album.

Ti ringrazio nuovamente e ti prego di aggiungere tu qualcosa, rivolgendoti ai lettori.
Grazie a te è stata molto bella questa chiacchierata, grazie anche ai nostri lettori a cui vorrei rivolgere l’invito a curiosare in maniera più approfondita su questo flamenco, perché ormai la musica è un gemellaggio, è un linguaggio universale, dove ognuno presta la propria arte in cambio di un’altra ancora. Ancora grazie e un carissimo saluto a tutti voi da parte mia!

(Alberto Vitale)

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