Il nuovo album dei Corrosion of Conformity avrà per titolo il nome della band e uscirà il 27 febbraio, attraverso la Candlelight. L’album è stato inciso dalla stessa formazione che realizzò il fantastico “Animosity”, del 1985. Prima dell’uscita abbiamo avuto modo di ascoltarla in anteprima e di parlarne con Mike Dean.

Ciao Mike e grazie per questa intervista. Il prossimo album si intitola semplicemente “Corrosion of Conformity” e già questo, secondo me, è un grande inizio! Però vorrei capire perché dopo “In The Arms of God”, avete realizzato poche altre cose?
Non abbiamo realizzato nulla per cinque anni, fino a quando noi tre non abbiamo deciso di andare in tour nell’estate del 2011. Volevamo dimostrare che avevamo ancora qualcosa di nuovo da offrire, così abbiamo pubblicato un singolo 7″ su Southern Lord, con due versioni di “Your Tomorrow” su di esso. Siamo stai impegnati su altri progetti musicali e Pepper ci chiese se eravamo disponibili a fare un’altra registrazione con i C.O.C.

Tutti stanno parlando di questa line up per il nuovo album. E’ la stessa di “Animosity”, ma il sound lo trovo totalmente nuovo. Sono grandi le tue aspettative per questo nuovo lavoro?
Le aspettative sono alte, soprattutto le nostre aspettative! Questo è un nuovo sound, ma è un nuovo sound fatto interpretando tutti gli elementi e le influenze dei vecchi sound, in un modo nuovo. Quello è ciò che ha fatto il sound come C.O.C., ma ha anche qualcosa di nuovo da offrire.

Siete partiti con un particolare concetto di base, quando avete iniziato a scrivere “Corrosion of Conformity”?
Avevamo avuto un concetto approssimativo quando abbiamo iniziato, ma è diventato troppo grande per noi e piuttosto velocemente. L’idea era di usare “Animosity” come punto di partenza, per scrivere qualche nuova canzone. Siamo partiti da li, ma siamo finiti in posti che non avremmo mai immaginato! Siamo veramente felici dei risultati ottenuti.

Avete usato lo studio di David Grohl? Chi vi ha assistito nel missaggio, masterizzazione e produzione dell’album?
John Lousteau o “Lou”, come lo chiamiamo, è stato l’ingegnere per tutto il tracking fatto al 606 [appunto lo studio di Grohl a Los Angeles, nda] e per il mix fatto anche al 606. John Custer era il produttore e io come rappresentante della band, una sorta di co-produttore, condividendo le responsabilità per l’engineering quando abbiamo fatto le sovraincisioni in altri studi, proprio come feci su “In the Armos f God”. Lou, John ed io abbiamo missato una canzone al giorno al 606 e ed è stato davvero semplice perché Luu ha fatto un buon lavoro nella registrazione e perché stavolta eravamo ben preparati.

Puoi parlarmi della cover? E’ semplice, nera e fatta dalla mano di Seldon Hunt, un fantastico designer!
Vidi alcuni disegni su t-shirt per una band chiamata Master Musicians of Bukkake. Avevano questo tratto molto pulito e ho pensato che il design del nostro vecchio teschio poteva essere reinterpretato in quello stile. Quando ho scoperto che era Seldon, che aveva fatto l’immagine, l’ho chiamato e ho descritto cosa cercavo e lui ha superato le aspettative.

Prima negli USA e dopo in Europa per il prossimo tour: siete contenti per queste date?
Beh, non vediamo l’ora di suonare specialmente il nuovo materiale!

Cosa stai ascoltando in questo periodo?
Premonition 13 e un cantante blues del 1929 chiamato Charlie Patton.

Ti lascio, come di consueto, la libertà di chiudere l’intervista.
Siamo lieti di fare alcuni spettacoli italiani quest’anno, quindi speriamo di vedervi presto.

Alberto Vitale