I Dark End sono l’espressione maledetta e spettrale del symphonic black metal italiano e Valentz (batteria) e Animae (voce) parlano delle tematiche dell’album “Assasine”, le impressioni sui tour come spalla a Samael e Rotting Christ, tra gli altri, ma soprattutto annunciano diversi dettagli su quello che sarà il prossimo album ormai quasi pronto.  

Siete stati in tour con Samael, Melechesh e Keep Of Kalessin e poi con i Rotting Christ. Come è stata questa esperienza internazionale? Raccontaci un po’ come è andata, come è stata, ed anche, se volete, le vostre sincere impressioni su queste band, a livello umano, e cosa non vi sareste mai aspettato di vedere in loro?
Valentz: L’esperienza di questo secondo tour per il 2011 è stata molto positiva, abbiamo infatti avuto la possibilità di affiancare i grandi nomi sopracitati e di ripercorrere alcune delle zone nelle quali ci eravamo esibiti precedentemente, durante il tour con i Rotting Christ avvenuto in maggio. La risposta del pubblico è stata molto buona, sia da parte di quelli che già ci conoscevano, sia da quelli che ci vedevano per la prima volta. Per quanto riguarda le altre band che dire, tutti ottimi musicisti molto professionali sul palco e ottime persone, per quanto riguarda il backstage. Ci siamo divertiti parecchio insieme a loro e non sono certo mancate certo gags, scherzi ecc. Un’ottima esperienza di vita e di gruppo.
Animae: Con alcune delle bands che ci hanno accompagnato in tour si è sviluppata una vera e propria amicizia che continua tutt’ora… ad esempio con Sakis dei Rotting Christ mi sento regolarmente via mail e, vi anticipo, stiamo organizzando un’interessante collaborazione che lo porterà a presenziare sul quarto album dei Dark End.

Avete un’immagine decisa. Ispirata a grandi nomi, ma con tono marcatamente personale. Cosa o chi vi da la giusta ispirazione per gli abiti e i set dove realizzate la vostra immagine promozionale?
Valentz: Per quanto riguarda l’aspetto estetico ovviamente possiamo venire associati ad altre bands che son venute prima nel tempo, è sempre così, ma onestamente abbiamo sempre ragionato per conto nostro, facendo le scelte che ritenevamo più opportune in base a ciò che volevamo/vogliamo trasmettere con la nostra musica. Siamo i suoi interpreti, di conseguenza cerchiamo di tramutarla in immagini attraverso la presentazione estetica e, soprattutto, l’esibizione live, spingendo l’ascoltatore ad immedesimarsi in questa sorta di teatro dell’orrore.

L’idea di basare i testi dell’album “Assassine” su figure femminili omicide, quanto tempo vi ha portato via? Come si e’ sviluppato il lavoro?
Animae: E’ stato un lavoro intenso ed impegnativo, soprattutto per quel che ha riguardato la prima fase di documentazione storia e giudiziaria, ma anche molto stimolante e appassionante. La scrittura delle lyrics si è svolta parallelamente alla nascita delle musiche e ci ha impegnato per un totale di sei mesi circa, sei mesi in cui Valentz ed io ci siamo impegnati a scegliere quelle figure che ci apparivano più affascinanti per poi studiarne minuziosamente i casi, arrivando poi alla stesura dei testi veri e propri. Mi preme sottolineare che come ogni storia raccontata in “Assassine”, sia osservata secondo punti di vista differenti…in alcune abbiamo scelto di immedesimarci con la vittima, in altre con il carnefice, in altre ancora abbiamo privilegiato un punto di vista esterno, come se stessimo narrando una vera e propria fiaba dell’orrore.

Chi è l’autore dei testi nei Dark End? Chi compone la musica? Come funziona il processo compositivo marchiato Dark End?
Animae: Per quel che riguarda “Assassine” i testi sono scritti da me e Valentz, ci siamo anche trovati a stendere a quattro mani le liriche di una canzone (“Two Faced Beast”), situazione che non avevo mai sperimentato prima. Per quel che riguarda il nuovo album “Grand Guignol – Book I” invece i testi sono stati interamente scritti da me, trattandosi di un concept narrativo decisamente complesso e dotato di una sua sequenzialità, sarebbe stato infatti impensabile dividersi il lavoro. La musica non ha un’origine che può essere riconducibile ad un nucleo fisso…Antarktica è sempre presente alla stesura delle composizioni ma le idee possono partire anche dal nuovo chitarrista Nothingness, da me, da Ashes….così come in passato buona parte del materiale è stato composto in collaborazione con il nostro ex chitarrista Imajes. Questo per quel che riguarda lo scheletro di base, sul quale poi tutta la band interviene attivamente in sala prove durante la fase di arrangiamento.

L’album “Assassine” ha ottenuto buone recensioni, in effetti è molto bello, ben strutturato e complesso, sicuramente un grande passo avanti rispetto al precedente. Ora avete la grande responsabilità di superarvi, di creare un album che migliore del precedente. Cosa ci puoi dire in merito?
Animae: Intanto ti ringrazio vivamente per i complimenti Luca! Ti anticipo che il nuovo album è ancora più complesso e strutturato del precedente. I pezzi si sono fatti più lunghi ed intricati, caratterizzati da molteplici variazioni tematiche e da un retaggio emotivo particolarmente ricco. Si tratta di un processo che è avvenuto in modo del tutto naturale, la musica dei Dark End è infatti come una fitta ragnatela che ha bisogno di tempo per tessere le sue trame, una macabra rappresentazione teatrale da gustare con calma, senza fretta. Personalmente sono molto soddisfatto del risultato ottenuto

“Grand Guignol Book I: The Human Shadowplay”. Un titolo che lascia intendere l’inizio di una saga a capitoli. Cosa ci puoi dire di questo progetto, e su cosa si orientano i temi trattati?
Animae: Il titolo dell’album è stato ultimamente leggermente modificato, eliminando quel “The Human Shadowplay” che rischiava di sminuire il complesso contenuto del concept. Come hai giustamente intuito la rappresentazione a cui abbiamo dato vita in “Grand Guignol” non si conclude con questo album ma continuerà e raggiungerà il suo termine nel secondo capitolo, di cui sono già state scritte le trame portanti. I temi si sviluppano partendo da una coscienziosa e profonda ricerca esoterico/filosofica e vanno a fare luce, attraverso un complesso intreccio narrativo ed un punto di vista ovviamente personale, su quelle che sono le radici comuni dell’occultismo, lo spiritismo, il martirio e la magia, sia bianca che nera.

Rispetto alla scena mondiale, in Italia non abbiamo avuto tante band heavy metal / extreme che hanno riscosso successo. Secondo te quanto valore ha il metal in Italia oggi? Non solo come vendite, ma anche come possibilità di suonarlo e in particolare se è quello estremo.
Valentz: Secondo me in Italia abbiamo sempre avuto (fin dagli anni 70!) grandi band a livello di quelle straniere, purtroppo però la nostra cultura musicale non ha mai permesso loro di emergere all’estero, se non in rari casi. Per quanto riguarda il metal estremo nelle sue varie forme, al momento posso dire che in Italia ci sono un sacco di band d’alto profilo e che per fortuna si stanno facendo notare all’estero già da alcuni anni, quindi tendo a sperare che la cosa abbia una crescita esponenziale e soprattutto possa attirare l’ascoltatore straniero, che in genere ha sempre snobbato l’Italia. Non è facile suonare in Italia questi generi, perché i locali dediti a questo non sono troppi e le band sono moltissime e soprattutto spesso non hanno un grande interesse, se non a far suonare nomi conosciuti e che portano gente. Perché piaccia o meno in Italia non c’è un gran supporto della scena underground.

Immagino che sia faticoso vivere di musica, suppongo quindi che tutti voi abbiate un lavoro di giorno e la band di sera. Ora che sono arrivati i primi tour che toccano anche l’estero, come riuscite a mettere d’accordo musica, lavoro e tutti i vostri impegni?
Valentz: Si abbiamo tutti un lavoro e la musica per ora resta una passione che non “paga” abbastanza per poterlo abbandonare, soprattutto in tempi dove il lavoro è merce rara. Fino ad ora siamo riusciti a organizzarci bene facendo qualche sacrificio, poi può capitare come nel tour di Settembre che Specter, il nostro bassista, non potesse venire quindi ci ha aiutato Mibbe dei Modern Age Slavery. Siamo dell’idea che la band debba andare avanti come un treno e quindi in casi come questo ci si aiuta a vicenda.

Ora che siete più maturi e che avete una line up più stabile, quali sono i progetti futuri per i Dark End?
Valentz: Al momento abbiamo completato il master e le grafiche del terzo disco che uscirà in una prima edizione speciale limitata verso metà febbraio e poi inizierà la promozione supportata da alcune date in Italia e sicuramente da “un altro” tour europeo. Vedremo di raccogliere i frutti di quanto seminato fino ad ora con tanto ardore e passione. Nel frattempo sono già iniziati i lavori di stesura del nuovo album a cui, come già detto precedentemente da Animae, ¬sta partecipando attivamente anche il nuovo chitarrista Nothingness.

Valentz, ho una domanda più personale: Mi piace la tua voce in “Damed Woman…”. Sei un ottimo batterista e un buon cantante. Suoni anche altri strumenti? Hai dato seguito al tuo eclettismo fondando gli Hatred e Imbolc, due side-project. Che ruolo assumi in ciascun progetto?
Valentz: Ti ringrazio per questi apprezzamenti molto graditi, prima di tutto vorrei specificare che Hatred non è un side-project ma la mia seconda band ufficiale, nella quale suono la batteria e curo parte dei testi. Già da un po’ di tempo sono anche il batterista degli Amassado, band grind-hardcore. Imbolc, con il quale a breve inizieremo le registrazione del secondo disco, lo considero un side-project solamente perché non siamo interessati a esibizioni live essendo in due. In questo caso mi dedico a batteria, voce e parte delle tastiere.
Non suono altri strumenti anche per mancanza di tempo, mi dedico in maniere molto semplice a fare qualcosa appunto con la tastiera ma niente di più.

Grazie per aver dedicato del tempo a Metalhead.it. Concludete con un messaggio per i vostri fan e tutti i lettori di Metalhead?
Valentz & Animae: Grazie dello spazio concessoci da Metalhead, seguiteci sul nostro sito www.darkend.it e su facebook (QUI), presto molte novità.

Luca Zakk