FotoDarkQuartererIn occasione della recente pubblicazione di “Ithaca” MetalHead ha contattato Gianni Nepi, cantante e bassista dei leggendari Dark Quarterer. Ecco il risultato della nostra chiacchierata. Buona lettura! 

Salve Gianni, complimenti per “Ithaca”! Un altro masterpiece di epic prog metal… siete soddisfatti del risultato finale?

Lo siamo. Anche se, se avessimo avuto un po’ più di tempo in fase di registrazione io avrei potuto esprimermi meglio vocalmente… non stavo proprio bene… comunque il risultato è buono. Spero di fare meglio dal vivo!

Come mai abbiamo dovuto attendere tutto questo tempo per un nuovo album di inediti? E dire che state vivendo una vera e propria seconda giovinezza ormai da diverso tempo!

Prima di partorire un nuovo album vogliamo essere sicuri che ogni brano soddisfi pienamente i nostri gusti, le nostre aspettative musicali. Scartiamo un sacco di soluzioni che, in alcuni casi sono anche belle ma poco attinenti al tema, all’atmosfera che vogliamo descrivere. Poi, metti in conto anche che ognuno di noi ha impegni di lavoro come insegnante di musica che vanno dalle 9 alle 10 ore al giorno… E poi le preparazioni ai concerti ci portano via settimane di prove e in quei giorni, ovviamente, non possiamo dedicarci alla realizzazione di nuovi brani o al perfezionamento meticoloso degli arrangiamenti. Insomma i tempi sono questi… Anche se speriamo di poterli notevolmente accorciare in occasione del nostro nuovo lavoro.

Come è sorta l’idea di un concept (naturalmente alla vostra maniera) sulle vicende di Ulisse, rilette secondo me in modo molto originale e accattivante?

Lessi una bellissima poesia di Kostantin Kavafis intitolata, appunto, ‘Ithaca’, che narrava il viaggio della vita dando importanza al viaggio stesso e non alla meta, Ithaca, che poi è metaforicamente, la morte. Se la vita che si è vissuto è stata giusta, appagante, ricca, emozionante, insomma è valsa la pena di viverla, allora Ithaca (la morte) sarà vissuta con serenità e totale appagamento… quindi ecco l’importanza del viaggio e non della meta. Del resto lo stesso Omero (o chi ha nei tempi completato l’opera dell’’Odissea’) ha inteso lo stesso significato, facendo vivere ad Ulisse mille avventure ed emozioni che lo appagassero nel suo percorso terreno. Questo soggetto ci è parso all’unanimità interessante e molto epico da poterci suggerire testi e musiche in tema. Il risultato è “Ithaca”.

Tutto l’insieme è eccezionale, ma due brani mi hanno colpito più degli altri: “Night Song” e “Rage of Gods”. Ne parliamo più approfonditamente?

“Night Song”… Pensa che ero ad un convegno a Ravenna tenuto dal più grande foniatra europeo, Franco Fussi, e tra i molti interventi ce n’è stato uno interessante, che parlava degli innumerevoli abbinamenti tra “ninna nanna” e “rock” prendendo esempi di canzoni rock che hanno tratto ispirazione da “nenie”, appunto ninne nanne, ovviamente prendendone melodia ed atmosfera iniziale per poi trasformarle con arrangiamenti più “forti” in qualcosa di potente. Quest’idea mi solleticò la fantasia e la sera, in camera d’albergo, inizia a canticchiare una melodia semplice e “leggera”, la registrai al computer per non dimenticarla, e poi tutti insieme l’ abbiamo trasformata in “Night Song”.

“Rage of Gods” è invece nata da un idea di Paolo Ninci. All’inizio, essendo un batterista, Paolo porta ritmiche e riffs su cui noi inseriamo note e accordi, poi successivamente porta una linea melodica che si sviluppa nelle varie fasi ritmiche e, anche in questo caso, con il contributo di ognuno di noi… viene completato il brano. Devo dire che anche Gino Sozzi quando assiste alle prove dà suggerimenti e critiche, e questo ha fatto si che “Night Song” si trasformasse in qualcosa di più epico, specie nel ritornello che nella prima stesura era fin troppo “scontato” e commerciale… quindi grazie anche a Gino. Nel caso di “Rage of Gods” un’idea iniziale è stata anche generata dalla mente di Andrea Ramacciotti, il nostro tecnico audio e fonico di fiducia che è anche un ottimo musicista e arrangiatore… Quindi un vero e proprio lavoro di equipe!

Dato che è la nostra prima intervista insieme, ne vorrei approfittare per qualche curiosità che ho sempre avuto sul vostro passato. Partirei dal mio brano preferito, “War Tears”: la prima volta che ho letto il testo sono rimasto letteralmente shockato…

Quando scrissi “War Tears” era un momento in cui imperversavano in Europa guerre in cui l’Italia era coinvolta… L’idea di una guerra, al giorno d’oggi, è veramente il simbolo di una catastrofe senza limiti, e le cui conseguenze vanno avanti nel tempo (bombe all’uranio impoverito) provocando morti tra i civili, e nel tempo tra i soldati sopravvissuti tumori e shock mentali spesso insuperabili! In quell’ottica è nata l’ idea del brano, la suggestione del soldato che muore e si trasforma in una nuvola che poi va piovere sui volti del figlio e della vedova è stata un’idea mia che è piaciuta ed è stata il tema conclusivo del brano.

Vado avanti: “Lady Scolopendra” è dedicata a una persona realmente esistente? Se è così, deve essere un tipino niente male!

Nella mente di Fulberto Serena, che suggerì il soggetto del brano, probabilmente esiste una similitudine al reale… ma sinceramente non ricordo se ne parlammo a suo tempo. Ricordo che recuperammo quel brano perché fu scartato da noi nella prima produzione del 1987, e non inserito nel nostro primo album perché ritenuto “troppo commerciale”!

Scavando ancora più indietro… che mi dite di “Retributioner”? Sono sempre stato convinto che se all’epoca fosse uscito in un album di una band tedesca, sarebbe diventato un classico del metal!

“Retributioner” è l’unico brano che abbiamo mantenuto nel nostro repertorio e anche oggi lo proponiamo nei nostri concerti! Segno che anche a noi piace moltissimo. È un brano teso, contrastato con un solo lunghissimo e con uno stop centrale che prepara alla ripresa in modo sorprendente… Uno dei migliori del nostro secondo album, a mio parere.

Come sono oggi i rapporti con Fulberto Serena? La vecchia versione del vostro sito non era tenerissima con lui e la sua uscita dalla band, ma so che di recente Dark Quarterer ed Etrusgrave hanno suonato insieme…

Solo in una occasione, a Livorno in cui ci fu un attimo di distensione e strette di mano e abbracci con tanto di foto. Ma la rottura durata 20 anni ha prodotto ferite difficilmente risanabili… Alla fine abbiamo preso strade diverse, talvolta, sì, ci incontriamo vivendo nella stessa città ma ci limitiamo a un saluto e poche parole… è andata così, senza alcun rimpianto, almeno per me.

Veniamo adesso ai progetti per il futuro. Promuoverete il disco con qualche data live? Vi vedremo a qualche festival estivo?

Speriamo sinceramente di sì ma per il momento abbiamo solo una data ad Oslo il 31 ottobre! Uscirà fuori qualcosa in più… come sempre… Intanto dedicheremo l’estate alla composizione, perché stiamo preparando un nuovo lavoro su “Pompei”, e non credo proprio che passeranno 8 anni prima della sua pubblicazione!

La conclusione dell’intervista spetta naturalmente a te. Grazie per il tuo tempo e a presto!

Un saluto a tutti i fans italiani che con passione ci seguono e ci stimano, ed un saluto ai lettori di MetalHead e a te, che ci permetti di diffondere il “verbo” e mantenere in vita la “Creatura”!

https://www.facebook.com/DarkQuarterer

http://metal-on-metal.com/bands/dark-quarterer

(Renato de Filippis)

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