La forza d’impatto articolata su linee melodiche sono l’essenza di questo nuovo lavoro dei Disclose. La presenza di elementi diversi nel sound ne fanno un ottimo esempio di modern metal, tentando di proporsi a chiunque ascolti metal. M.V. (cantante) ci parla della propria visione di “Survive?”

Dal 2004, quando siete nati, ad oggi avete realizzato due album e un EP. Premesso che “Survive?” è appena uscito, che bilancio puoi trarre, fino ad ora, per i Disclose?
Direi che si possa ritenere un bilancio totalmente positivo: recensioni sia per l’album passato che quello presente sono state al 99% positive; la risposta del pubblico ai live è ben attiva; il mood della band è ottimo…magari l’Italia avesse un bilancio cosi’!

“Survive?” ha un sound che impatta immediatamente sull’ascoltatore. Fa presa. Avete scritto i pezzi con naturale semplicità oppure sono il frutto di un lavoro estenuante o lungo?
La scrittura dei pezzi è generalmente abbastanza diretta, nasce dal binomio dei riffs di Floyd e delle mie linee melodiche. L’intervallo tra i due album è certamente più legato ai cambi nella line-up che al discorso creativo. Da precisare che le canzoni hanno avuto un’ulteriore perfezionamento con la produzione di Dysfunction.  Almeno dove se ne sentiva la necessità.

Nella recensione non ho indicato l’unica cosa che mi ha lasciato da pensare, durante l’ascolto di “Survive?”.  Il minutaggio. Avete inciso tre pezzi al di sotto dei 4′, gli altri li superano; l’impressione che ho avuto è che potreste accorciare di un pochino i pezzi, magari per renderli ancora più immediati e fruibili. “Escape from Voices” è tra i brani più equilibrati, c’è anche un assolo, e lo è anche “Lost Eternity”, poco più di 3′. Sono stati casuali, avete lavorato sull’effettiva durata dei pezzi oppure avete lasciato andare le cose da sole?
La struttura come il sound sono volutamente naturali e diretti, quindi non abbiamo lavorato cervelloticamente su come arrangiare i brani e sui loro tempi. Abbiamo cercato sempre di arrivare ai ritornelli con le tempistiche che ci sembravano più opportune, ripetendo le melodia del chorus opportunamente. Alcuni pezzi sono piuttosto tirati e anche suonandoli live ci sembravano ben riusciti sebbene rimanessero sotto i quattro minuti.

Cosa vi ha dato molto da lavorare per realizzare “Survive?”
Come anticipato le alternanze nella line-up, quindi il coinvolgere nuove persone e rivisitare i pezzi in base alle loro caratteristiche. Nonché cambi di sale prove ed altre vicissitudini che, sulla carta, possono sembrare inezie, ma non facevano altro che posticipare il nostro obiettivo!

Mi fai capire chi o cosa è quell’insetto che si vede in copertina e nel retro?
Libera interpretazione! Come uomo è facile interpretarlo come il sistema schiacciante che ci siamo creati…Come essere umano può essere la forza schiacciante della natura: per un insetto il piede dell’uomo, per noi uno tsunami! Ma di fatto…E’ un grosso interrogativo la sopravvivenza!

Siete tre musicisti e un cantante, questo tipo di formazione vi soddisfa oppure avete voglia o necessità di prendere altri elementi?
Penso di poter parlare a nome di tutti nel dire che siamo particolarmente soddisfatti della formazione. Con suoni dovutamente curati crediamo che una singola chitarra possa comunque dare tutta la potenza necessaria anche nel live.

Ho letto che vi siete esibiti con Carl Palmer, uno dei tre elementi di una band che adoro. Puoi dirmi qualcosa di lui? Cosa ti ha colpito e se c’è un episodio che ti è rimasto dentro. Inoltre ti chiedo, cosa significa concretamente per una band come i Disclose, dividere il palco con un musicista come Palmer o chiunque altro abbia una storia prestigiosa.
Certamente Palmer è un nome di quelli che hanno scritto un capitolo di storia: interpretare Mussorgsky in quella maniera con tre soli strumenti/strumentisti…Quindi il nome parla da solo! Infatti quello che ti possiamo dire è certamente che continua ad avvalersi di incredibili musicisti e che ha ancora molte emozioni da regalare. Suonare con chi ha fatto storia, musicalmente parlando, porta certamente soddisfazione ma poi ognuno deve fare la sua strada musicale. E’ importante riuscire a sentire e vedersi i concerti interessanti; d’altra parte è importante essere sul palco a farli…Quando si possono unire le due cose diciamo che è il meglio!

Presumo che la vostra vita fuori dalla band vi impegni come tutte le persone comuni. Come vivete nel conciliare la vostra vita giornaliera e gli impegni che ne determina, con l’attività della band?
Purtroppo la routine è schiacciante un po’ per tutti e finché non si riesce a dedicarsi al 100% a ciò che si tiene maggiormente, la routine diventa frustrante. Si cerca comunque di fare al meglio con la band, senza essere troppo intralciati dagli impegni sociali. Abbiamo sempre la valigia pronta per andare in tour e ‘fanculo il resto!

Con la speranza che “Survive?” illumini la vostra carriera, ti lascio liberamente concludere l’intervista.
Se vi sentite stretti con ciò che vi sta intorno e avete la necessità di un sound “valvola di sfogo”, allora ascoltatevi Surviveeeeeeeee…

Alberto Vitale

recensione