fotodogmateUn debutto esplosivo quello degli Italiani Dogmate, i quali con l’album di esordio “Hate” propongono un sound letale, che non offre una seconda opportunità, un sound massacrante, incazzato, assolutamente lontano dalla definizione di “amichevole”. Musica ricca di energia, di ispirazioni sapientemente mescolate, di offensiva schiettezza. Non potevamo non contattarli… e con SK (chitarra) e Mad (voce) abbiamo condiviso un po’ di odio… e di insulti!!

Ciao Ragazzi! Mi è piaciuto il vostro album di debutto… ed ora avrei qualche domanda da farvi per scavare più profondamente nella vostra realtà creativa. Siete appena nati e siete al debutto. Mi fa piacere catturare questo vostro momento intenso, significativo e pieno di qualità: chi siete e cosa sognate?
Sk: Fa piacere a noi che qualcuno apprezzi quello che facciamo caro Zakk, e ti ringraziamo fin da subito proprio per le bella recensione (QUI) che ci hai fatto per il nostro debutto, queste sono le cose che ci spingono a fare e a fare sempre meglio! Grazie davvero!!! Detto ciò, ed era doveroso, i Dogmate sono un progetto che è nato da relativamente poco, è poco più di un anno che suoniamo  insieme. Il gruppo è nato da una voglia, diventata man mano necessità, di tornare a suonare qualcosa di dannatamente sincero e verace. Io ed Ivan (il batterista) ci siamo ritrovati, dopo mille peripezie in altri progetti, gruppi nati e morti in poco tempo e persone lasciate per strada, a prendere una decisione inevitabile: suonare nuovamente e suonare ciò che da sempre era stato il nostro pallino, qualcosa di “groovoso” e fondamentalmente pesante. Abbiamo lasciato da parte tutto quello che era il superfluo, e ci siamo concentrati essenzialmente sull’adrenalina. Siamo stati di lì a poco fortunati a conoscere Mad (voce) che ha curato entusiasticamente tutte le parti liriche e testuali e a convincere Jeff (basso), amico da anni, a prendere parte alla causa. Il fatto che dopo un anno esca il nostro debutto sotto Agoge Rec. e che persone come te siano in sintonia con quello che i Dogmate trasmettono è già di per se un grande traguardo e se proprio dobbiamo sognare… ma più che sognare direi “lavorare per” ci piacerebbe pensare a qualcosa che ci porti via dall’Italia e ci faccia viaggiare un po’ in giro per il mondo!

Mescolate diverse influenze e date origine ad un sound personale. Che background di ispirazioni e stili avete?
Sk: In realtà ognuno di noi ascolta cose molto differenti l’uno dall’altro, c’è però un anello di congiunzione, una fetta della nostra cultura musicale che si ritrova e che è sicuramente il nostro punto di partenza: il rock ed il metal degli anni ’90. Ci tengo a precisare che non siamo dei fissati solamente di quelle sonorità, ma sono proprio quelle sonorità che ci accomunano, volenti o nolenti. E’ per questo motivo che le influenze che evidenziamo sempre sono quelle relative a gruppi come Alice In Chains, Soundgarden ma anche Pantera, Sepultura… si insomma i monolitici gruppi della scena dei primi anni ’90 nel panorama rock.

L’italia crea molte band, ma spesso la notorietà è oltre confine. Come vivete questo momento di debutto dentro il nostro territorio? Progetti per passare la “dogana”?
Sk: Passare la dogana è, come ti anticipavo prima, un nuovo bisogno. Stringente quasi come quello che ci ha spinti a fare i Dogmate e a tornare a comporre e suonare. L’Italia ci piace, non siamo i classici intellettualoidi che sputano sul piatto dove mangiano, ma è l’estero, per quel che riguarda il nostro genere musicale, ad interessarci di più. Senza ombra di dubbio. Stiamo cercando di organizzare live aldilà delle Alpi e, nel frattempo, non disdegniamo serate in Italia. Ovviamente, essendo il progetto così giovane, iniziamo da casa nostra: a Roma abbiamo già suonato un paio di volte, riscuotendo un interesse davvero stupefacente e, non mi vergogno a dirlo, inaspettato. I prossimi live confermati saranno il 1 Febbraio al “Mentelocale” di Palestrina (RM), il 4 Gennaio al “LINIT CLUB” a Roma e poi il 12 Aprile sempre a Roma al “Closer”. Stiamo lavorando a nuove date in Italia e all’estero, appena avremo l’opportunità di comunicartelo lo faremo sicuramente!

”Hate” ha una copertina che non è una copertina. Una scelta contro tendenza, ma diretta e schietta. Come l’avete concepita?
Mad: Rispondo io, visto che mi sento chiamato in causa. La copertina di un disco, a mio parere deve richiamare l’identità del disco stesso. Essendo io un appassionato di grafica mi capita di osservare i lavori degli altri gruppi metal con un occhio diverso. La copertina di “Hate” è un manifesto che descrive radicalmente il contenuto del disco, identificando quello che è il minimo comune multiplo dei brani senza troppi fronzoli. L’odio represso nei confronti di una società che sotto tanti aspetti e punti di vista ha fallito deve avere un manifesto chiaro di denuncia leggibile a 360°. La scelta di inserire un linguaggio grafico ambiverso va a giustificare il nostro intento aggiungendo una componente mistica/massonica presente in tutti i brani.

La vostra musica ha una componente isterica. “Stripped & Cold” e “Dark In The Eyes” sono degli esempi come citavo nella recensione. Restando in zona “copertina”, pure il booklet è isterico nella scelta dei caratteri, dei colori, delle cose evidenziate. E’ palese che volete esprimervi in un modo impattante. Me ne parlate?
Mad: Hai detto bene, i Dogmate sono isterici. Ma nonostante l’apparente pazzia, cerchiamo di dare un senso a tutto quello che facciamo. La scelta dei colori o meglio, del colore, non è casuale. Il rosso è il simbolo del sangue e dell’energia vitale sia mentale che fisica. In contrasto c’è il nero che è l’anticolore che associato al bianco che al contrario è la somma di tutti i colori, genera caos. Mettere in evidenza alcune parole nei testi rigenera l’equilibrio dato dalla confusione cromatica. Che poi, è lo stesso concetto dinamico che abbiamo impresso nelle canzoni.

”Hate”, odio. Basta alzarsi al mattino e guardar fuori per avere infinite fonti di rabbia, odio, sofferenza. Quali sono le vostre fonti e come si canalizzano nella brutale potenza del vostro sound?
Sk: Nel periodo storico in cui viviamo ci vuole davvero poco per incazzarsi, basta davvero accendere la radio, ascoltare un notiziario o semplicemente uscire di casa. I Dogmate sono per noi che ci suoniamo un canale anti stress importantissimo. Non sto qui ad elencarti i motivi per cui sentivamo così necessario suonare e suonare cose di questo tipo, ti basti pensare che se non suonassi in questo progetto andrei in giro per strada come uno psicopatico a cercare guai. Ed è quasi successo. Ci incazziamo spesso, ci illudiamo spesso, veniamo spesso ingannati e raggirati dalle molteplici “inculature” che il mondo circostante ti impone dall’alto, si -insomma- ci dev’essere pure un posto della vita dove buttare dentro tutta questa merda, no? Noi la musica la viviamo così: uno splendido appuntamento con l’adrenalina, purificatrice e calmante. Speriamo che il nostro cd o un nostro concerto possa proprio assomigliare  ad una terapia d’urto, una botta di energia …una parte dell’universo dove è possibile distruggere le rotture di cazzo. (ride, ndr)

Parlando di potenza: l’album è molto ben registrato. E’ roba che spacca. Mi parlate dell’esperienza in studio?
Sk: Tutto è partito dal “basso”, il nostro obbiettivo era quello di fare un autoproduzione che suonasse come una produzione vera e propria e, avendo i mezzi per farlo, (io sono anche un tecnico del suono di professione ed Ivan ha un piccolo studio privato… quindi il gioco era già fatto) ci siamo cimentati nella registrazione di “Hate”. Le registrazioni quindi sono state curate da me, nello studio dei Dogmate. Nel corso dei lavori, abbiamo ricevuto, per quel che riguarda strutture e mezzi, un grosso aiuto dal “Music Up Studio” con cui io collaboro da un po’ di anni, lì ho ultimato insieme agli altri ragazzi della band il mixaggio. Poi c’è la ciliegiona sulla torta: dopo la pubblicazione del primo singolo estratto “Dark In The Eyes”, a cui ha fatto seguito anche un video clip, ci ha contattato Gianmarco dell’Agoge Records proponendoci  di masterizzare il materiale da lui al “Wolf Recording Studio”. Così si è avviata questa collaborazione che ha portato a far prendere vita ad “Hate” così come lo hai sentito tu. Niente male, no?

Tornando allo stile: in ogni momento del disco, visto che la storia del metal non è iniziata ieri, compare qualcosa che “ricorda” qualcosa. Non appena uno pensa al qualcosa, voi cambiate direzione. “Me-Stakes”, per esempio, mi ricorda i Pantera, poi ad un certo punto (poco dopo della metà) sembra quasi death o black, e poi torna con una carica piena di groove. Come diavolo fate? Vi viene spontaneo? E’ voluto?
Sk: E’ da sempre stato il mio modo di comporre, assorbo come una spugna e ritiro fuori quello che ho assorbito in veste personale. Quando buttiamo giù i riff con Ivan in studio, perché è con lui che creiamo la parte musicale delle canzoni, tutto esce fuori d’istinto. Sono note, melodie che fanno parte del nostro background e che spuntano fuori inesorabili dopo essere passate dentro di noi. Dopo la parte “animale” ed istintiva c’è un lavoro più ragionato di rifinitura al quale partecipano anche Mad e Jeff, così che sia la parte di basso che il testo di Mad possano essere coerenti con il materiale creato.

Canzoni come “World War III”, oltre alla violenza, hanno spunti che vantano una certa tecnica e fantasia. Considerato che la pesantezza è una delle vostre priorità, dove inizia e come si colloca l’esibizione di una capacità musicale evidentemente non indifferente?
Sk: Come musicisti siamo tutti molto differenti, ognuno di noi è cresciuto percorrendo strade diverse. Io sono sempre stato molto istintivo e rude. Ho imparato da solo a suonare la chitarra, suono anche la batteria e ricordo un tempo in cui mi cimentavo col basso, ma se devo dirti come ho fatto a imparare determinate cose non saprei ne da dove iniziare ne come finire. Con la chitarra in particolar modo le cose mi escono semplici, non ricordo di aver mai studiato qualcosa per più di mezz’ora e se non ci fosse qualcuno a dirmi che quello che ho fatto è ben fatto sarei quasi perso; (ride, ndr) è un po’ un mio limite, ma per fortuna gli altri, soprattutto Ivan e Jeff, mi aiutano molto a fissare i paletti ed essere obbiettivo. Ivan e Jeff sono davvero al mio opposto: sono due insegnanti di musica e ovviamente hanno un curriculum accademico e degli studi dietro la loro esperienza musicale. Fortunatamente per me capiscono bene anche chi si avvicina alla musica come ho fatto io e come in parte ha fatto Max che probabilmente è a metà tra il percorso accademico della sezione ritmica dei Dogmate e la totale mancanza di regole didattiche del sottoscritto.
Un bel casino, non è vero? Però questo spiega l’equilibrio tra pesantezza e tecnica che ci portiamo dietro e dentro i Dogmate!!!

Ok ragazzi. Vi ringrazio infinitamente. Per favore URLATE ai lettori di Metalehad.it, ai vostri nuovi fans, a chiunque osi mettere le orecchie sull’onda sonora dei vostri ampli un saluto ed un messaggio!
MA ANDATE A FANCULO TUTTTIIIIIII E SFOGATEVI ALMENO UNA VOLTA NELLA VITAAAAAA E… W METALHEAD.IT!!!

 (Luca Zakk)