In sede di recensione ho già evidenziato come i Folkstone siano una delle più interessanti e sottovalutate realtà della nostra scena metal. In questa lunga intervista con la band trovate numerose osservazioni sulla filosofia della formazione orobica e sui suoi progetti per il futuro. Buona lettura!

Salve ragazzi, e grazie per la disponibilità all’intervista! Direi di iniziare subito con una canonica presentazione del nuovo album, è sempre il miglior punto di partenza…
Ciao, grazie a te per lo spazio dedicatoci! De “Il Confine” potremmo dire che  è un lavoro introspettivo che tratta tematiche che ci riguardano da vicino. Scriviamo e cantiamo del modo in cui viviamo la realtà, personale ma anche della società che ci circonda. La paura di cambiare, di sconvolgere gli equilibri con fatica costruiti, il bigottismo e il pensiero comune, i giudizi affrettati della gente, il rapporto con la natura.. Insomma è diverso dagli altri due nostri album. Così come si scosta anche musicalmente dai precedenti lavori. Cornamuse, arpa, ghironda, cittern e whistle sono i protagonisti dei pezzi, scritti su una base fondamentalmente rock.

Non molti sanno in quale originale modo “Il Confine” è stato co-finanziato… il che, credo, è anche una bella testimonianza del vostro successo e dell’amore che i fans nutrono per i Folkstone.
Abbiamo scelto di staccarci dalla nostra etichetta, perché volevamo fare tutto da soli. Così abbiamo pensato di chiedere aiuto a chi ci segue. Abbiamo chiesto a chi voleva partecipare alla co-produzione di comprare in anticipo una copia dell’album. In più c’era la possibilità di avere anche una maglietta con grafica  particolare fatta solo per quest’occasione. Su questa maglietta abbiamo poi scritto tutti i nomi dei sostenitori. La risposta è stata eccezionale.. circa 400 copie vendute.. siamo davvero stupiti e soddisfatti! Ringraziamo ancora tutti coloro che ci hanno sostenuto.

“Il Confine” esce per la vostra personale etichetta, la Folkstone Records… possibile che non abbiate trovato una label interessata a sostenervi? Oppure le offerte ricevute non erano soddisfacenti? Credo che in Germania un album come il vostro spopolerebbe!
Abbiamo semplicemente voluto fare da soli, tutto qui. Un’etichetta l’avevamo, ma oggi  abbiamo scelto di intraprendere un’altra strada! Ecco la semplice nascita della Folkstone Records.

Quanto fa parte della vostra identità come musicisti il cantato in italiano? Avete mai pensato a produrre qualcosa in inglese, non fosse altro per aumentare la vostra visibilità?
Il cantato in italiano è per noi basilare. Cantiamo e suoniamo per esprimere ciò che siamo e ciò che pensiamo, quindi non avrebbe senso farlo in altre lingue! In più pensiamo che l’italiano sia una lingua bellissima e ricca di sfumature, sarebbe un peccato non usarla!

Mi risulta difficile scegliere qualche brano in particolare da “Il Confine”, li trovo tutti molto ispirati e godibili… tuttavia sono molto curioso su “Luna” e sullo splendido dialetto in cui viene cantato il testo!
Innanzi tutto vorremmo ringraziare il maestro Aurelio Monzio Compagnoni per il bellissimo testo. Infatti Luna è una poesia scritta dal maestro.. Lore l’ha sentita e subito se n’è innamorato. Così ha chiesto al maestro la possibilità di musicarla in stile “Folkstone”… lui ha accettato, ed ecco il risultato.

Luna è cantata in dialetto bergamasco. Bisogna immaginarsi su un sentiero di notte al chiaro di luna, si osserva la valle dall’alto, ci si ferma a riflettere e subito ci si fa prendere dall’ansia del vivere. Ti passa davanti tutta una vita e questa inquietudine viene colmata proprio dall’osservare la natura. Il fiume Serio (che è il “nostro” fiume) sembra cullato da questa valle e quando dice “il sogno che regna al di là dei frassini” si riferisce alla quiete che regna in un cimitero, luogo dove ogni ansia si spegne. Questo non deve essere inteso in senso negativo, ma anzi è un senso positivo di pace.

“C’è un re”, invece, non è un brano composto direttamente da voi… chi sono gli autori originali e perché l’avete scelto? Ci state per caso proponendo qualche velata allusione (con le dovute proporzioni, sia chiaro) alla politica attuale italiana o europea?
“C’è un re” è un pezzo dei “Nomadi” (Musica: Carletti G., Veroli O. Testo: Daolio A.). Troviamo che questo brano sia estremamente attuale nel suo significato, purtroppo. Rappresenta appieno la visione della società odierna che abbiamo, governata da re che non vogliono vedere  nulla fuorché i loro interessi.

E chi è invece Simone Pianetti? Non si tratta di un personaggio davvero noto al grande pubblico e sicuramente più dalle vostre parti che nel resto d’Italia… cosa rispondereste di fronte all’accusa di fare apologia di quello che, ‘ufficialmente’, è un assassino?
Il fine della stesura di questo pezzo non è assolutamente giustificare il massacro che ha compiuto, né quello di fare del Pianetti un eroe. Volevamo tuttavia far capire dove può arrivare la disperazione di un uomo a cui viene rovinata la vita solo perché di idee diverse rispetto al comune pensiero. Ha cercato di portare innovazione e una ventata di idee troppo “avanti” per quel tempo. Si sa, le menti anticonformiste sono sempre mal viste nonostante siano positive e con buoni propositi. Il discorso è che vorremmo che si capisse che Simone è arrivato a compiere un atto del genere perché è stato portato alla miseria dai vari fallimenti causati da sindaco, prete, medico… e compagnia bella. Un monito forse per i giorni nostri… chi muove i fili della baracca non dovrebbe tirare troppo la corda… perché quando la gente è disperata perde il senno (o forse lo riacquista..).

Possiamo spendere due parole anche sul vostro disco acustico? Come mai la scelta di presentarvi anche in questa veste meno ‘metallica’?
Il motivo è molto semplice. I “Folkstone”, oltre allo spettacolo rock, propongono anche uno spettacolo acustico, con solo cornamuse e percussioni. Questo spettacolo solitamente viene proposto in rievocazioni medievali e  feste di paese. Alla fine dello spettacolo c’è sempre qualcuno che chiede il cd contenente i pezzi appena sentiti. Ecco quindi la necessità di fare un cd interamente in acustico! Anche negli spettacoli rock facciamo sempre qualche pezzo solo strumentale con cornamuse  e percussioni… che sono poi il cuore dei Folkstone.

Ho potuto leggere le date del vostro lunghissimo tour… impossibile vedervi più a sud di Roma, eh? (chi vi scrive risiede a Salerno…)
Ci stiamo lavorando… non è facile muovere una baracca di 11 personaggi! Fosse per noi saremmo in giro 365 giorni l’anno in tutte le città italiane… Quindi speriamo che con pazienza si riesca ad arrivare nella tua bellissima terra. (Comunque quasi al 100% arriveremo anche da te!)

Sul vostro sito campeggia la scritta “Medieval Rock”… vi ritenete quindi ‘musicalmente imparentati’ con le formazioni di area germanica tipo In Extremo, Subway to Sally (almeno quelli della prima ora) e Saltatio Mortis? E se sì, quale di queste vi risulta più convincente?
Abbiamo scritto “medieval rock” perché riteniamo di fare rock con strumenti medievali. Nulla di più. Non so se siamo imparentati con qualcuno… noi facciamo quello che ci piace. Indubbiamente fra i gruppi che hai citato  ci sentiamo vicini, ma sempre con grosse differenze, agli In Extremo. Abbiamo comunque avuto l’onore di condividere il palco con questi gruppi tedeschi ed è stata una bellissima esperienza.

Non troppo tempo fa la Jolly Roger Records ha ristampato su vinile il vostro debut… come giudicate l’iniziativa?
Ci è piaciuta molto! Fa un bell’effetto vedere il proprio disco stampato su vinile… ha un certo fascino!

Qualche progetto già stabilito dopo il tour? L’estate vi vedrà partecipare a qualche grande festival europeo?
Ora che abbiamo appena ricominciato la tournée, ci vogliamo godere i live che vedono protagonista il nostro nuovo lavoro. Solo tra qualche mese ricominceremo a pensare al futuro! Nel frattempo lasciamo che il nostro nuovo manager Elia Faustini organizzi per bene tutta l’estate… quindi tenete sott’occhio il nostro sito www.folkstone.it, così vi terremo aggiornati sugli ultimi sviluppi!!

La conclusione dell’intervista spetta canonicamente all’intervistato. Grazie ancora per la disponibilità e a presto!
Grazie a te per lo spazio dedicatoci. Un saluto ai lettori… vi aspettiamo sotto il palco a far casino!

Renato de Filippis

Recensione