fotoGoryBlister1aTra i prime movers della scena death metal Italiana, i Gory Blister tornano con lo strabiliante “The Fifth Fury”, album che ha tutte le carte in regola per proiettare il gruppo tra i grandi del genere. Ho avuto il piacere di parlarne con Raff, funambolico chitarrista della band.

Ciao! Innanzitutto complimenti per “The Fifth Fury”; ammetto che conoscevo solo alcune vostre canzoni, ma dopo aver ascoltato il vostro ultimo album sono rimasto estasiato e ho ordinato tutta la vostra discografia. Come procedono le vendite?

Grazie Matteo, siamo lieti che “The Fifth Fury” sia nelle tue corde! Quando una band suona un genere di nicchia come il Death Metal, ed in un contesto underground, è soggetta ad un’esposizione mediatica minore e meno regolare, rispetto al marketing mainstream. Pertanto chi ti segue a volte può perdersi qualche pezzo per strada, specie poi, se il mercato è bombardato di nuove release, come mai negli ultimi anni; ormai tutti possono fare un disco. Per questo motivo si fa sempre più fatica a mantenere la propria visibilità’. Puntare sulla qualità del prodotto è coltivare la propria identità artistica in ogni Album, è fondamentale per mantenere l’affetto dei propri fans, e provare a conquistarne di nuovi. Le tue parole ne sono la riprova. Posso solo ringraziarti per il supporto, e augurarmi che anche gli altri nostri albums ti coinvolgano emotivamente come ha fatto “The Fifth Fury”. Acquistare i dischi ed assistere ai concerti è il solo modo di mantenere la scena viva, e permettere alle band di andare avanti. Non abbiamo ancora dei dati di vendita ufficiali, ma dal feedback ottenuto fin ora anche dalla nostra etichetta sembra che le vendite stiano rispettando le aspettative. Ne sapremo di piu’ alla fine di quest’anno solare.

Nel vostro sound convivono parti estremamente brutali con partiture prog e jazz. Come riuscite ad amalgamare in maniera così efficace queste due facce? Quali artisti vi hanno influenzati durante la vostra carriera?

Abbiamo vissuto a pieno, gli anni d’oro del Metal anni 90. In quel periodo le bands avevano fame di musica, e la scena affondava le radici nella migliore influenza progressive Rock di fine anni ‘70. Non importava se si trattava di Death Metal, di Thrash Metal, Prog, NVOBHM, etc… ciò che importava, era che si trattava di Metal, e si trattava di suonarlo bene, con personalità, cercando negli arrangiamenti e nei suoni di creare il proprio marchio di fabbrica. Alla fine degli anni ’80 e negli anni ’90, ci sono state band che con questo spirito hanno influenzato il nostro modo di suonare, diventando parte integrante del nostro DNA. Per citarne qualcuna, Death, Cynic, Atheist, Carcass, Pestilence, Morbid Angel, Dream Theater. Ma questo spirito ci ha portato inevitabilmente ad esplorare territori diversi dal contesto Metal, come il Blues e la Fusion che hanno contribuito sebbene in parte minore, a forgiare la nostra personalità musicale ed il nostro stile. Probabilmente è il fatto di credere profondamente in ciò che ascoltiamo e suoniamo, che rende la convivenza di queste influenze musicali omogenea, naturale e credibile.

La vostra storia è costellata da cambi di formazione, ma questa volta siete riusciti a registrare due album di fila con la stessa line up, un record per voi. Quanto ha influito a livello di coesione questa stabilità?

Ha influito molto!…ed è un valore aggiunto in “The Fifth Fury”. I cambi di line up sono stati un male necessario per la sopravvivenza del progetto Gory Blister, senza dei quali non saremmo arrivati al quinto studio album e non avremmo potuto fare concerti. Non è facile trovare persone che condividano il tuo progetto, specie se il medesimo ha un identità ben marcata dalla storia che lo precede. Inoltre non tutti i musicisti che hanno gravitato nella band avevano la giusta esperienza, e con alcuni abbiamo dovuto lavorare affinché questo aspetto non si percepisse dall’esterno. L’ingresso di John nel 2010 ha creato una maggiore coesione artistica e di team, contribuendo alla realizzazione di due albums “Earth-Sick” e “The Fifth Fury” che segnano una nuova fase del percorso dei Gory Blister. “The Fifth Fury” in particolare, mi da la sensazione di una band solida coesa e matura.

In sede di recensione ho scritto che, se da un lato sono orgoglioso del fatto che siete Italiani, dall’altro mi chiedo se foste stati Statunitensi o Svedesi, probabilmente sareste osannati tra i grandi del technical death metal. D’altronde in un paese dove Ligabue viene considerato rocker e Vasco addirittura metallaro, le speranze per il metal estremo sono minime. Quanto ha influito, secondo voi l’essere Italiani, sulla vostra carriera?

Ha influito molto in negativo. Sebbene tanto sia cambiato, negli ultimi dieci anni, in merito alla percezione che si ha all’estero della scena metal Italiana; il fatto essere italiani è stato senza dubbio un limite. In primis perché negli anni 90, nel momento storico migliore del Death Metal, la scena italiana non era considerata all’estero, tranne per alcune eccezioni, come per esempio i Sadist, e non c’è stata mai una vera attività da parte degli addetti ai lavori (labels e promoters), tendente a investire per creare un immagine della scena tricolore, in contrapposizione a quella Nord Europa. Inoltre la scena non era molto considerata neanche dai supporter Italiani, ma questa è una conseguenza. Contrariamente a quanto succede in Svezia per esempio, i supporters italiani hanno sempre considerato la scena metal locale o nazionale di serie B, a prescindere da tutto. Questo modus operandi ha contribuito a non creare una controcultura musicale in Italia in contrapposizione allo status della canzone leggera italiana, per esempio. Se i Gory Blister fossero stati Svedesi o Americani avrebbero probabilmente avuto una carriera diversa.

Siete in giro dal lontano 1991. la scena Italiana era caratterizzata da rivalità e campanilismi che ne hanno minato la credibilità. È ancora così o è cambiato qualcosa in questi anni?

Non saprei! … ho cercato sempre di non farmi coinvolgere da questo tipo di situazioni. Ho sempre reputato più importante fare musica, invece di perdere tempo in chiacchiere.

Avete già pianificato alcune date live per promuovere “The Fifth Fury”?

C’è la volontà con la nostra label di fare delle date all’estero il prossimo inverno. Spero che il progetto vada in porto. Nelle prossime settimane sapremo qualcosa di più concreto, e se tutto procede secondo le aspettative inizieremo a promuovere le date live.

Siamo giunti alla fine dell’intervista. Grazie per il tempo dedicato. Lascio concludere a voi con un messaggio ai vostri fans ed ai lettori di METALHEAD.IT. A voi la parola.

Supportate il Metal..supportare la scena tricolore.!!! Corna al cielo!

(Matteo Piotto)

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