fotohighpriestosLe bands al debutto sono sempre una sorpresa. Quando recensisco questi gruppi, spero sempre di trovare qualcosa di nuovo, qualcosa che non ho mai sentito prima. Qualcosa che mi stimoli. Con questo gruppo di Trondheim, ho semplicemente trovato ciò che cercavo. Iniziando dallo stesso moniker, con la loro musica sono stato trascinato in un’atmosfera fantastica. Quando ho riprodotto l’album mi sono ritrovato sepolto in una nebbia oscura, piena di doom sapientemente convertito in musica con una chiara influenza anni ’60 e ’70. Poi, quando ho sentito la voce della cantante, sono rimasto senza parole. Non ho potuto resistere, e quindi ho chiesto ad Andreas (chitarre e batteria), qualcosa in modo da approfondire la mia conoscenza di questa band. (english Version)

Ciao Andreas! Grazie per l’intervista. Mi piace il vostro ultimo album. Quei suoni vintage mi fanno impazzire. Ti faccio un po’ di domande… Siete una nuova band, e siete al debutto. Raccontami qualcosa di voi, come vi siete formati, e cosa avete in mente.
Prima di tutto, grazie per i complimenti sul nostro album! Siamo da Trondheim, nel mezzo della Norvegia. Merethe (la cantante, ndr) iniziò a scrivere delle canzoni all’inizio del 2011, mi ha mostrato i riff e mi ha parlato del concetto che aveva in testa, e li si è formata la band. Le nostre menti sono dominate dai vari stili di musica che ci piacciono e da come li possiamo combinare per ottenere qualcosa di nuovo nel nostro prossimo album.

Questo disco è in qualche modo spirituale. Parlami di come siete riusciti ad avere questo suono caldo, che però incute paura.
Il calore del suono deriva da un uso quasi esclusivo di attrezzatura analogica. Praticamente non c’è stato nulla tra le chitarre e gli amplificatori, e ci siamo basati esclusivamente sul volume. L’album è stato mixato sempre con dispositivi analogici, e questo ha contribuito ad ottenere il suono che senti.

La voce di Merethe è inquietante, sensuale, profonda e mistica allo stesso tempo. In una parola fantastica. Non molte band decidono di avere una frontgirl, sicuramente non con una voce così inusuale.
Non è stata una decisione,  Merethe ha scritto la maggior parte del materiale, testi compresi, ed è lei che vuole cantare le sue canzoni. E’ un’aspetto della voglia di esibirsi. Lei canta con la sua voce, e questo rende tutto più personale. Le caratteristiche che descrivi sono la conseguenza di tutto questo, e qualsiasi altro cantante non avrebbe capito come canalizzare ciò che lei desidera, gli altri cantanti non potrebbero percepirne la sostanza.

La lunghezza delle canzoni è impressionante. Tuttavia sono canzoni che mantengono alta l’attenzione, canzoni che non si perdono nella propria durata, anzi, sembra attraggano con una forza magnetica. E’ stato tutto pianificato, o semplicemente è il vostro modo di comporre musica?
E’ semplicemente il come le canzoni si sviluppano naturalmente. Quando arrangiamo i pezzi, sappiamo più o meno come le cose devono essere messe assieme, e sappiamo quando una canzone non ha bisogno d’altro. E’ più un sentire che un analizzare come la canzone deve essere.

Qual è il processo tipico, se ne avete uno, che porta alla creazione di una canzone degli High Priest Of Saturn?
Merethe scrive i riff. Poi io e lei arrangiamo le canzoni in sala prove, registrando le basi su nastro. Poi Merethe ci mette le sue parti vocali. Dopo di ciò le canzoni si evolvono provandole con Martin (chitarra, ndr). Poi lasciamo che Ole (Organo, ndr) faccia ciò che pensa stia meglio, lui non scrive parti di organo, le suona e basta. Ci sono sezioni dove è tutto improvvisato, come puoi sentire in tutto il finale di “On Mayda Insula”.

Mi puoi dire qualcosa sui testi?
I testi hanno a che fare con gli stati d’animo, focalizzandosi sul costante e sull’implacabile. Diciamo che la copertina del disco dovrebbe dare qualche idea di quali argomenti sono trattati nell’album.

L’organo. Che meraviglioso strumento. Offre molto alla musica. Dicci quel che vuoi su questo strumento e su come lo usate nella vostra musica.
Ci piace l’uso dell’organo dei Deep Purple, The Doors e Pink Floyd, anche se rappresentano interpretazioni diverse dello strumento: selvaggio, suonato e contemplativo. Noi volevamo avere un po’ di tutto, e Ole Kristian che ha suonato questo strumento sull’album, ha fatto un lavoro fantastico generando un grandioso mix degli stili che volevamo. E’ un vero professionista che ha improvvisato il tutto, passando senza soluzione di continuità dal suonato al sinistro.

Mi piacerebbe sapere come avete scelto il vostro moniker. Ha sicuramente un feeling anni 70 e, lo ammetto, mi piace molto. Ha un effetto magico su di me.
Volevamo qualcosa che sia collegato con Saturno, e volevamo anche qualcosa che sia compatibile con l’atmosfera di mistero e di presagio che stavamo creando. La parte “High Priest” deriva da un testo che ho scritto per i Resonaut che poi fu scartato.

Svart Records. Personalmente adoro quasi tutte le loro pubblicazioni. Dimmi come ci si sente a lavorare con una label simile, assieme ad altre bands che suonano musica molto speciale e specifica.
La Svart è stata fantastica, semplicemente professionale e molto alla mano. Siamo veramente felici che hanno deciso di pubblicare il nostro album, per noi è un privilegio essere con una label così importante.

Dimmi qualcosa sui vostri progetti live. Pensi di venire a suonare in Italia?
Quest’anno suoniamo al Pstereo festival a Trondheim, cosa bellissima per noi, in quanto è un festival molto ampio, con la maggior parte del pubblico “non metal”, il che ci da l’opportunità di farci sentire da gente che altrimenti non verrebbe mai a sentirci. Suoniamo anche nel nuovo Høstsabbat-festival. Ci piacerebbe suonare in Italia, ci siamo stati per le vacanze ed è un bellissimo paese. Sfortunatamente non abbiamo la libertà di poter fare molti tour in questo periodo.

OK, grazie per l’intervista. Chiudi tu come vuoi. Manda un messaggio ai lettori di METALHEAD.IT.
Ascoltatevi gli Spectral Haze ed i Purple Hill Witch!!

(Luca Zakk)

Recensione