Ritornano gli Psychofagist. Quest’anno la band ha trovato spazio nelle nostre pagine, ma è avvenuto ovunque, per lo split con gli Antigama e la recente release nel formato 7″ intitolata “.:Unique.negligible.forms:.”. L’estrosa band jazz-noise-grindcore è stata recentemente in tour attraverso un bel pezzo d’Europa e tocca a Marcello questa volta (a febbraio fu Stefano a parlare con noi) raccontarci del tour, dell’ultima release e di altri aspetti dell’universo Psychofagist.

Ben tornati in italia! Come è andata dopo un mese di tour?
Faticoso, stressante, ma ottimamente bene. Abbiamo varcato confini di Paesi in cui prima di allora non sventolava ancora il vessillo Psychofagist, con responsi imprevedibili soprattutto in Spagna e Francia.

Sicuramente è bello essere in tour, almeno suppongo. Tuttavia guardando il programma delle date presumo sia stato sfiancante. Mi chiedo quale sia la cosa più scomoda di spostamenti del genere.
La cosa più antipatica è selezionare una playlist da viaggio che per 8 ore soddisfi i gusti di tutti. C’è da scannarsi. Alcune traversate sono state particolarmente allucinanti, ma sai che lo fai per una buona causa.

L’intero ottobre in tour: Italia, Spagna, Rep.Ceka, Francia, Belgio, Olanda, Germania,Danimarca, Svizzera, Slovacchia. Credo siano tutti, e attraversati con i Fuck The Facts , giusto? Ma in quale di questi paesi il vostro sound attecchisce maggiormente?
In verità, incrociammo la carovana dei Fuck The Facts lo scorso aprile per 6 date in Est-Europa. Questo giro è stato per metà in solitaria e per l’altra metà con i cechi Perfecitizen (ex-Alienation Mental) e i deathcorers Beautiful Cafillery. Non si può fare un’analisi geografica della nostra presa: quello che so è che abbiamo avuto responsi positivi “incrociati” sia in venues tipicamente metal che in situazioni più hardcore o alternative. Noi volutamente calchiamo sottilissime linee di confine e la cosa eclatante è che all’estero non troviamo grosse difficoltà a infilarci, e parallelamente ad essere compresi e apprezzati, nei posti “Die Hard” delle varie scene. Semplicemente perché questi posti e queste scene esistono, sono attivi, vissuti, presenziati e ben organizzati per concerti 7 giorni a settimana.

Domanda banale, ma doverosa: perché “.:Unique.negligible.forms:.”? Ultimamente la pubblicazione di 7” a tiratura limitata sta prendendo piede!
Sentivamo la necessità di una release “chicca”, limitata, nel formato che tanto sta tornando oggigiorno a spopolare. Una strizzatina d’occhio al mercato? No, una strizzatina d’occhio a noi stessi!

In quella recente release avete anche ripreso un brano dei Naked City, “Bonehead”. Io ho scritto che sono i vostri progenitori, al di là di questo come mai proprio quel brano?
E’ tra i loro brani più punk e nichilistici, l’avevamo nel cassetto veramente da tantissimo tempo, già con l’idea di prefigurare qualcosa di malsano che potesse sostituire il sax di Zorn. Incontrai personalmente gli extreme-electro-noisers Napalmed in Repubblica Ceca nel 2011 e l’interazione personale funzionò: li conoscevo e ascoltavo da anni e, dopo la dipartita di Luca Mai dagli Psychofagist, mi balenava in testa la contaminazione con certe sonorità. Come si dice, l’occasione fa l’uomo Harshnoiser! E poi che altro… Hai presente il frame finale di Funny Games di Haneke? “Mi manda Anna. Mi ha mandato a chiederle se può prestarle qualche uovo”. Io impazzisco… Siamo fans dei Naked City: in generale della figura di Zorn e di tutto il suo entourage, forse più per la noncuranza con cui si frappone longitudinalmente tra tutti i generi che vuole, piuttosto che per il mero ascolto musicale. Se dovessi piazzare sul lettore un suo cd, frugherei nella sezione “Painkiller” in verità!

Rumore ha scritto che siete una delle poche band italiane da esportazione. Secondo me siete una delle poche band italiane d’importazione, cioè portate elementi che possono far maturare la scena. Francamente vi sento più vicini a cose che sento venire dall’estero che non dall’Italia. Che ne pensi?
Penso che l’Italia abbia sempre dovuto fare i conti con un’interna (ed eterna) esterofilia che ha in parte ostacolato una certa credibilità tra le proprie scene. Ma, contemporaneamente, parli con uno che considera gli Area la più grande band prog-rock/jazz-rock della storia (fanculo i King Crimson!) e i Natron nella top 10 del Death Metal mondiale di sempre, giusto per farti qualche esempio. E’ che quando ascolti/scopri qualcosa ti interroghi solo in seconda battuta della provenienza, per poi scoprire che il 98% dei bellimbusti che ti propinano i media sono americani o scandinavi. E dunque? Son effettivamente più bravi loro o è solo un sistema strutturato così? Provo a risponderti: sono effettivamente più bravi perché il loro sistema (parlo di quello culturale di base) è strutturato in modo efficace e serio. Ma da sempre l’Italia, nel suo piccolo e con processi tortuosi, quando vuole sfornare perle, lo fa sbaragliando la altisonante e patinata concorrenza.

Stefano mi disse, nella precedente intervista, all’epoca dello split con gli Antigama, che per un nuovo album dovevamo avere molta pazienza. Tipo fino al prossimo anno?
Il prossimo anno è alle porte…

Grazie e spero di risentirti presto e per una nuova cosa degli Psychofagist. A te il saluto ai nostri lettori e mettici anche uno “spot” per la band!
Saluto. Ringrazio. E come “spot” mi sento di plagiarne uno assai divulgato: Psychofagist – il controllo è nulla senza la potenza.

(Alberto Vitale)

Recensione 1 e 2
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