fotoshardanaGli SHARDANA hanno da poco pubblicato il proprio debut, un concentrato di epic, power e thrash come non si vedeva da una vita in Italia… e ancor di più in Sardegna! Con il leader della band Daniele Manca discutiamo, fra le altre cose, della scelta della band di cantare alcuni brani nella loro ‘lingua madre’. Buona lettura! 

Salve Daniele, complimenti per il vostro disco! Anche se finora mi era capitato soltanto con il viking di trovarmi fra le mani un album di cui non riuscivo a comprendere neanche il titolo… cosa significa?!?

Ciao Renato, innanzitutto grazie mille, son contento che ti sia piaciuto! Il titolo letteralmente significa “Nessuna catena, nessuna prigione, nessuna spada, nessuna legge”, è un verso della title track nel quale si avvisano i “re, padroni e imperatori” che nessuna di quelle può fermare la determinazione del popolo sardo. Ovviamente può assumere una valenza molto più generica, da applicare a chiunque lotti per raggiungere un obiettivo.

Presumo che la scelta di cantare alcuni brani in sardo abbia delle precise motivazioni culturali e forse addirittura ideologiche, ma non credi possa limitare la circolazione dei brani?

Ci abbiamo pensato, e forse si… ma anche il contrario. Potrebbe essere una particolarità che incuriosisce l’ascoltatore e dà un valore aggiunto al pezzo! Ci sono una tonnellata di band viking e black metal che cantano in lingue incomprensibili alla maggior parte degli ascoltatori, eppure hanno un grandissimo seguito anche tra chi non capisce quella lingua. Non vedo perché il sardo dovrebbe essere diverso dal norvegese o l’islandese! Io, per primo, sono un grandissimo ascoltatore di quei generi, e quando abbiamo tirato su il progetto ci siamo detti che “Giocare a fare i vichinghi in Sardegna sarebbe ridicolo. Prendiamo spunto e facciamo qualcosa che ci rappresenti veramente, qualcosa di più personale e identitario.”

Ancora sulla Sardegna: un giudizio a 360° sulla tua bellissima isola e su cosa pensi della sua attuale situazione…

Come hai detto tu, è un posto bellissimo. Tutti conoscono le spiagge, ma ti assicuro che addentrandosi nel centro Sardegna si trovano dei paesaggi alternativi, mozzafiato. Se si comincia ad approfondire la storia e la cultura delle varie zone dell’isola con tutte le sue infinite particolarità c’è da rimanerne affascinati.

Ma purtroppo son cose che non si è mai stati capaci di valorizzare come si dovrebbe, con governanti (e non solo) che hanno sempre preferito svendere l’isola puntando sul turismo più ignorante e becero, esagerando con la speculazione edilizia, distruggendo la terra e avvelenando gli abitanti intorno alle basi militari e così via.

Prima di continuare, ti chiederei una chiarimento… non saranno in molti, credo, a conoscere il significato del vostro monicker!

“Shardana” è il nome di un popolo di pirati e mercenari che si dice popolasse il mar Mediterraneo intorno al secondo millennio avanti cristo, e si siano poi insediati, appunto, in Sardegna. Ci son tantissime teorie e pochi fatti storicamente accertati su questa popolazione. L’unica cosa certa è che sono citati in alcuni documenti risalenti all’antico Egitto, nei quali si dice, per esempio, che fecero parte della guardia personale del faraone Ramses II nella battaglia di Kadesh (o Qadesh), dal quale abbiamo preso spunto per la terza traccia dell’album.

E torniamo ora al debut album: sono tantissime le cose che vorrei chiederti! Tenterò di limitarmi… partiamo proprio dalla fine: a cosa fa riferimento “Sa Sedda ‘e su Diaulu”? Sono leggende sarde o tue riflessioni?

sella-del-diavoloIl titolo significa “La Sella Del Diavolo”, ed è il nome di un promontorio situato nella costa del golfo di Cagliari che ricorda come forma appunto una sella gigantesca (in foto). La leggenda narra che Lucifero, impressionato dalla bellezza del golfo di Cagliari, decise di impossessarsene. Dio non fu d’accordo e inviò i suoi angeli, capeggiati dall’arcangelo Gabriele, a scacciare i demoni. A seguito di una feroce battaglia nei cieli, Lucifero venne disarcionato e la sua enorme sella cadde sulla riva del mare e si trasformò in pietra. In questa canzone raccontiamo questa leggenda, ma ti assicuro che non c’è nessun messaggio religioso da parte della band, anzi, haha!

E la opener “Bardanas”? Ti giuro che, da laziale trapiantato in Campania, anche con il booklet alla mano mi è sfuggito il senso del testo!!!

Bardanas è il termine che si usava per indicare le scorribande che venivano fatte dagli abitanti della Sardegna contro i primi insediamenti degli antichi romani nell’isola, delle imboscate sui monti alle truppe in marcia, lasciando poi in mezzo alla strada orecchie o testicoli come avvertimento per gli altri soldati che sarebbero poi passati di là. Il ritornello dice “L’isola era nostra / prima che Roma fosse nata / e sarà ancora nostra / quando Roma cadrà”. Sappiamo che non è andata esattamente così, hahaha!

“The Path of Snow” testimonia invece il tuo interesse per la saga di George Martin… sei ancora fra i suoi seguaci o appartieni alla schiera dei ‘pentiti’, stanchi di aspettare il nuovo volume?

Sono stato un grandissimo fan della saga, questa canzone è stata scritta nel 2010, poco prima appunto che uscisse la serie tv. Purtroppo dopo l’esagerato successo di quest’ultima ho avuto una sorta di rigetto e l’ho accantonato. Comincerò a leggere “A Dance Of Dragons” quando l’entusiasmo del momento sarà passato al grande pubblico!

Non sono poche le band sarde con cui ho avuto a che fare, quindi ti chiederei un parere almeno su quelle che conosco meglio, cioè Holy Martyr (pur se ormai divenuti milanesi, a quanto ne so), e gli Icy Steel. E, se volete, di suggerirmi qualche altro nome!

Ah, gli Holy Martyr sono nostri grandissimi amici! Ci sentiamo spesso, e sono stati indubbiamente uno dei miei punti di riferimento all’interno della scena musicale sarda. Siamo in ottimi rapporti anche con gli Icy Steel, bravissimi ragazzi e musicisti. Stiamo cercando di organizzare qualcosa insieme.

In Sardegna la qualità delle band è altissima. Ci sono una tonnellata di band veramente valide che hanno il solo “handicap” di vivere su un isola. Per provare a farsi vedere un minimo bisogna fare il doppio della fatica rispetto a una band che vive nella penisola, e il quintuplo rispetto a una band che nasce, per esempio, in Germania.

Cosa c’è nell’immediato futuro degli Shardana? Date live, un video, la scrittura di nuovo brani, qualche sorpresa…

Siamo belli carichi dalla release di questo disco e cerchiamo di fare il più possibile cavalcando l’onda dell’entusiasmo. La scrittura del nuovo album è già avviata, 5 pezzi sono già conclusi. Per il video, stiamo mettendo su un po’ di idee. Sicuramente ora l’impegno più grande lo metteremo nella ricerca di date fuori dalla Sardegna, e possibilmente fuori dall’Italia. Ho fatto diversi tour con le altre mie band (Coma, Rise After Defeat e Black Capricorn) e la cosa che più fa crescere di una band – più di un ottimo disco e più che una bella pagina facebook – è andare fuori a suonare il più possibile e in posti sempre diversi.

Ti lascio come da tradizione la fine dell’intervista. Speriamo prima o poi di incontrarci dal vivo, in bocca al lupo!

Grazie ancora per tutto, è stato un grande piacere! A prestissimo!!

(René Urkus)

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