Dipinto originale intitolato “Cod. Drako Rvber S°1-NGTH 666 A.K. Unknown” e tra le mani di Silvia Palmeroni la versione pubblicata nel libro “Rage Psychopath 25 years of antisocial hatred & score” scritto da Antichrist Kramer

Le cose migliori accadono per caso… capita quindi che sul web si parli di Clive Barker e Lovecraft ed ecco che una semplice chiacchierata si trasforma in una intervista. Silvia Palmeroni è un’artista, che merita il nostro interesse principalmente per la sua attività che possiamo ritrovare in alcuni artwork, ma si sa: questa è stata una scappatoia per parlare di tutto un po’…

MH:Intanto, benvenuta tra le pagine virtuali di Metalhead.it. Cominciamo a inquadrare un attimo la tua figura di artista: come sei arrivata a essere definita tale? Hai portato avanti particolari studi a livello di istruzione o sei più vicina ad un autodidatta?
SP: Salve a te Enrico, grazie per aver dato la possibilità di intervistarmi. Non mi piace essere definita ‘artista’, ma bensì un chirurgo dell’anima e raccontastorie. Nonostante gli studi del liceo artistico siano stati conclusi da molto tempo, ho fatto da autodidatta per arrivare ad un livello che potesse soddisfarmi.

 

 

Army of Helvete – The Age of Nucleares (musicassetta)

MH: Speravo che mi rispondessi in tal senso, perché ho notato che spesso per ‘arte’ si intende solo la parte visiva di quanto l’uomo produce, ma una visione più ampia del termine suggerisce a mio avviso una realtà che coinvolge tutti i sensi. Per te cos’è l’arte?
SP: L’arte è l’espressione del metafisico, sia del proprio io ma anche quello degli altri… codificare e decodificare i pensieri e la voce, un viaggio spirituale le sue prove da intraprendere. Chiunque può disegnare e definirla arte, poiché adesso anche chi fa uno scarabocchio è definito artista e può farlo valere tanti soldi, ma pochi sanno fare capolavori leggendari, perciò non è per tutti. La parola ‘arte’ è abusata ampiamente e allo stesso tempo limitante: anche un tassidermista o un musicista sono degli artisti.

MH: Per te quindi l’arte è comunicazione? Intendo, senti di comunicare qualcosa con le tue opere?
SP: Non è solo comunicazione ma anche offerta agli Dei, ma è soggettiva a seconda di chi produce il proprio racconto.

MH: Ok, chiaro. E nel fare questo, hai qualche preferenza? Pittura, piuttosto che scultura? Nel senso, sei un’artista a tutto tondo o usi specifici canali quali, ad esempio, la pittura?
SP: Uso la pittura ad olio perché ha un respiro, è espressiva, è organica ed è lo strumento più antico del mondo; e come tale è una entità viva che bisogna saper gestire: basti pensare che esistono molti diluenti (olio di lino, olio di noce, olio di papavero, olio di lavanda, olio cotto di lino etc.) e solventi (acquaragia, trementina, benzina, le ultime due in varianti rettificate, etc.) che possono essere combinati in molti modi, e a seconda del supporto e del dosaggio cambiano aspetto e forma. [Uso] L’acquerello se voglio rilassarmi e fare qualcosa di meno impegnativo, matita se voglio elaborare qualcosa che sia impegnativo e allo stesso tempo semplice e la penna, che richiede concentrazione e mano ferma, ovvero la sfida finale. Se posso utilizzare e scoprire altri modi tradizionali come quelli citati mi farebbe piacere questa nuova esperienza!

Babilonish – Setta dei Corpi / Sect of Corpse (demo) e Hatred Against the Gods of Life (Compilation)

MH: Nel tuo produrre racconti, per usare un’espressione tua, si può dire che la tua sia un’arte di genere? Sfogliando i tuoi profili social non si può non notare dei temi ricorrenti.
SP: Di genere che vuol dire?
MH: Per fare un esempio, Giger ha esplorato con la sua arte il rapporto uomo/macchina e introducendo il biomeccanico. Ti senti di poter dire che ci siano degli elementi in comune, nel contenuto, in tutte le tue opere?
SP: I vecchi lavori erano incentrati più sui musicisti e sulla concezione dell’aspetto non umana dei culti e dei sogni che avevo, adesso più sui rapporti tra divinità ed essere umano, l’unica cosa che non è cambiata è che i modelli che uso spesso e volentieri non sono persone prese in giro a caso, ma piuttosto chiedo il permesso agli stessi musicisti e alcuni metallers di diventare parte stessa o protagonisti delle opere in qualche modo connessi dall’attitudine, dal genere musicale oppure dal giorno dell’anno basate sul calendario luni-solare romano.

MH: A me, guardando alcune opere, è venuto in mente Clive Barker, che oltre ad essere uno scrittore è solito firmare anche la controparte visiva delle sue opere, integrandola indissolubilmente. Mi viene in mente, ad esempio, il romanzo ‘Abarat’, di difficile lettura se non si prendono in considerazione anche le immagini. Hai degli artisti a cui senti di essere particolarmente legata o che ti hanno, a tuo parere, influenzato più di altri?
SP: Lascio libera interpretazione a chi guarda i lavori che faccio perché voglio vedere se ci azzeccano o meno, mi diverte vederli scervellarsi, forse perché sono una spettatrice! La mia ispirazione è data dal mondo Gentile: a causa della persecuzione religiosa che ho avuto a casa ho dovuto mascherare molte cose; per questo ad un primo impatto non se ne riesce a cogliere il senso… con questa premessa il primo periodo era più incentrato all’Averno e Tartaro, non vi era un artista specifico; poi, quando incominciai ad abbracciare l’arte cosmica fui influenzata dalle stampe di Timothy Grieco, conosciuto come Haasiophis, fondatore degli Antediluvian. Adesso mi sto più incentrando sulle influenze classiche, cercando di arrivare al realismo di Francesco Hayez, alle decorazioni di Alfonse Mucha e alla trasgressione anacronistica di Theodor Kittelsen. Vorrei amalgamare quei generi per arrivare alla perfezione.

Thy Sepulchral Moon / Reek of the Unzen Gas Fumes split (vinile e CD)

MH: Caspita, hai citato tutti nomi molto diversi tra loro in base ai loro stili… ma veniamo ad un tema cui hai già solo accennato poc’anzi… Alcune tra le tue opere sono di particolare interesse soprattutto per chi mastica un certo genere di musica. Mi riferisco al fatto che sei autrice anche di svariati artwork per altrettanti gruppi. Vuoi accennarci questa tua collaborazione? Come è nata?
SP: Iniziò molti anni fa, quando esposi alla galleria d’arte il Canovaccio che era lo studio di Antonio Canova, ero adolescente ed ascoltavo Archgoat, Exorcist, Methadrone, Athrax Morgue, scrivevo recensioni band black metal su una webzine, vedevo i lavori di Chris Moyen sulle copertine della storica band finnica e volevo arrivare a quei livelli. Quando divenni maggiorenne, feci la mia prima copertina ed era per gli Army of Helvete. Non avendo abbastanza esperienza decisi di fare l’opposto che farebbe qualsiasi disegnatore sano di mente: ibernarmi. Ho volutamente smesso di disegnare e poi dipingere finché non avessi risentito l’ispirazione. Aspettai e nel 2015 ripresi mano su tutto e cominciai ad esercitarmi in maniera poco salutare, ovvero bere caffè in tazze da cappuccino la notte, dipingendo per 6 ore di fila… in un anno migliorai, lavorai per disegnare lo split “Thy Sepulchral Moon / Reek of the Unzen Gas Fumes” e lavorare per quest’ultima band antibuddhista per l’ep “Buddha Composed Pond”; pittoricamente i miei sforzi mi portarono a dipingere l’artwork per l’album dei Sathara Ashtika, un progetto noise/industrial elettronico dello Sri Lanka. L’artwork in questione suscitò scandalo perché chi mi dava indicazioni mi chiese di dipingere due svastiche buddhiste e una versione senza il simbolo religioso. Tutt’oggi mi accusano di essere nazionalsocialista e pure chi sta dietro quel progetto anche se LUI ha la pelle marrone! Sinceramente, non me ne importa, di insulti e del gossip di gente chiusa mentalmente che vuole apparire aperta al mondo se poi pecca nell’ignoranza più assoluta! Poi da cosa nasce cosa: il passaparola si è diffuso e ho lavorato anche per un’altra band asiatica, però più in tema nell’ambiente metal underground estremo, ovvero i mitici Aparthiva Raktadhara da Calcutta! Ma non ho lavorato solo per quella fetta di continente, mi sono allungata anche oltreoceano per fare un 7″ pollici per gli Infernal Curse interamente a china. Nel mentre, evolvevo stilisticamente… ho anche dipinto l’artwork per “Satanization” degli italiani Kurgaall. Il suolo italico lentamente mi sta riscoprendo sia con la pittura che con l’inchiostro, ho elaborato per ora disegni per Babilonish e Nuclearwargod! E infine ho avuto occasione di fare l’artwork per Chaos Cascade e l’interno per I Vassafor nel disco “To The Death”. Insomma non ho proprio limiti e amo quello che faccio ed è proprio questo amore il quale mi ha portato a continuare e a seguire nel metal.

MH: Curiosità mia: hai ideato anche loghi? In un certo sottogenere metal il logo è un discorso molto identificativo per le band…
SP: Ne ho poche richieste, di loghi e di questi richesti solo i Nuclear Wargod hanno usato quello che gli disegnai.

MH: Solitamente queste commissioni come avvengono? Mi riferisco al livello di libertà artistica che ti viene dato dai committenti
SP: I committenti mi contattano perché hanno visto che ho fatto l’artwork a band che conoscono, il più delle volte mi lasciano carta bianca e pochi vogliono qualcosa di ben definito, personalmente preferisco di gran lunga avere la direzione che fare le cose in piena libertà, poiché in questo modo imparo di più e conosco meglio cosa vuole il pubblico.

Il Bafometto dei Serpenti usato dai Kurgaall per Satanization (Album)

MH: Tenendo per un attimo da parte il discorso musicale, cui poi torneremo, hai un artwork tra quelli da te creati che ti ha soddisfatto maggiormente?
SP: “La Setta dei Corpi”, che ha preso il titolo dalla stessa release dei Babilonish, “Sect of Corpses”.

MH: Tornando al discorso musicale, che musica ascolti di solito? Visti certi tuoi artwork uno può pensare che non solo ascolti metal, ma anche una delle frange più aggressive del genere, quindi black metal…
SP: Ascolto fondamentalmente il black noise, black death, war metal e bestial metal e a sorpresa di molti la mia preferita è l’archeomusica dei Synaulia, classica, lirica e barocca… perché credo che per apprezzare un ipotetico “Satan Alpha Omega” dei Deiphago bisogna “obbligatoriamente” conoscere Stravinsky e il “Trillo del Diavolo” di Tartini!

 

 

MH: Come è nato il tuo amore per questo genere musicale?
SP: Intendi per il metal o quella classica/antica?
MH: Entrambe.
SP: È stato un percorso al contrario: ho iniziato dal “No Prayer for the Dying” dell’edizione russa che aveva come copertina il Tailgunner e il bootleg “Live Apocalypse” dei Black Sabbath, finché non cominciai a frequentare gente che ascoltava più assiduamente certi generi, finché non si palesò qualcuno con toppe fuori dal comune come Von, Sodom, Sarcofago e Archgoat…. il resto, lo feci da sola e insieme ad altri fummo i primi a Roma a prendere contatto via email con i Nyogthaeblisz quando non li conosceva nessuno qui… da lì eccomi qua.

Sathara Ashtika – Asti Sathara (Album musicassetta). Artwork interno/libricino titolo originale “In Nominæ Filius: La Genesi del Terrore”

MH: Una domanda che faccio sempre, ma per me molto importante: come vedi la situazione musicale in Italia? Mi riferisco all’importanza che culturalmente viene data alla musica e poi ,nello specifico, al metal/rock
SP: Sinceramente non ne ho idea perché il panorama è troppo vasto e le band che seguo hanno le palle di combattere e andare avanti non curandosi di questa stronzata chiamata covid. E ti dirò di più, sono pure contenta che si facciano concerti di nascosto e che diano contro al politicamente corretto perché un genere musicale come il black metal non è nato certo con fiorellini, pace e amore! Ci vuole azione per far tornare a ruggire quelle chitarre e questo discorso vale anche per quelle band che si sono rammollite negli anni e decantano l’old school e vogliono troncare le gambe alla nuova linfa che ha attitudine; non abbiamo bisogno di band che nei testi elogiano la peste nera e la distruzione dell’umanità e poi hanno paura del covid, vogliamo gente che abbia l’aggressività degli Azionisti Viennesi! A Roma ci sono 3 band che sono emerse e sono Nuclear Wargod, Intolerant e Serpent Ritual e già stanno facendo molto parlare di sé rivalutando i lunghi anni di silenzio nella scena Romana e nelle zone del nord Italia. Babilonish e Sadomortuary… Solo questo voglio dire, e ci sarebbe molto altro ma non voglio dilungarmi troppo!

 

 

 

Infernal Curse – …of Death and Nihilism (7″ vinile)

MH: E se ti facessi la stessa domanda per l’arte? Te lo chiede una persona conscia del fatto che non è un modo di dire quando si afferma che più della metà del patrimonio artistico mondiale si trova nel Bel Paese. In fin dei conti la nostra capitale è essa stessa un monumento quasi vivente all’arte e alla storia degli ultimi due millenni. Come vedi lo scenario in Italia?
SP: In Italia siamo fermi artisticamente dalla metà del Novecento con l’arte e nonostante tutto c’è quel gorgoglio che vorrebbe esplodere e la voglia di ritornare… ma se la smettessero, galleristi e critici d’arte, di quotare i soliti raccomandati e lasciare tutto in mano a chi si compra anche la Merda d’Artista, risorgeremmo molto più facilmente. Hanno svenduto il nostro patrimonio agli stranieri: invece di regalare i soldi al primo che capita dovrebbero incentivare i locali; il problema è che moltissimi artisti vogliono ma non danno, e apprezzano solo chi è amico loro senza un criterio imparziale, vedi su Instagram come funziona. C’è molto da lavorare, in primis sull’egocentrismo!

MH: Un po’ mi hai già risposto prima, ma nello specifico è indubbio che alcuni soggetti da te elaborati suggeriscono tematiche piuttosto profonde e, proprio per questo, passibili di critiche piuttosto che di censure. Ti sei mai sentita poco libera di esprimerti?
SP: Non so, non è accaduto… semmai solo le accuse di razzismo, solo per quella tela, per il resto non ho avuto problemi, i miei pensieri e la vita privata non sono mischiate con il lavoro, pertanto l’artista è un mercenario, per quale motivo debbono interessare le critiche altrui? Tra il bene e male l’importante è che se ne parli!

Sathara Ashtika – Asti Sathara (Album musicassetta). Artwork frontcover titolo originale “In Nominæ Filius: La Genesi del Terrore – Phoboscissione versione)

MH: Silvia, è stato davvero un piacere conversare con te rispetto a questi interessantissimi temi. Nel ringraziarti per la disponibilità e la gentilezza, ti chiedo come faccio sempre di salutare i nostri lettori, nella speranza di risentirci più avanti per vedere la tua evoluzione come artista.
SP: Ringrazio sopratutto il Caso che abbia dato modo di incontrarci per avere questa stupenda conversazione, ma anche te che hai dato la possibilità di fare questa intervista. Un grande saluto ai miei seguaci e supporto a tutte quelle band che perseverano a suonare, a far uscire i dischi in un periodo come questo… e ai nuovi artisti dico di non scoraggiarsi e “carpe diem”! Dedico questa intervista alla persona che insieme a mio marito mi è stata molto vicino ed esortato a continuare nei momenti più difficili… è venuto a mancare proprio l’11 Febbraio di quest’anno, egli era Sabbaoth dei Goatpenis, persona di rilievo e grande umanità. Le mie condoglianze vanno ai suoi amici più stretti e alla vedova Siebert.

(Enrico Medoacus)