Non è facile mettere insieme un tributo a qualche artista o band, perché i singoli partecipanti pensano autonomamente al risultato finale e come arrivarci, di conseguenza un tribute è una release mai uniforme e che presenta diverse idee, personalità e chiavi di lettura. “One of My Turns, a Tribute to Pink Floyd” è stato realizzato con i contributi di diversi artisti e band alternative del panorama italiano. Ideato da Marco “C’est Disco” Gargiulo, il tribute è scaricabile gratuitamente su Bandcamp
Marco racconta la genesi del progetto e la sua crescita fino alla conclusione, la quale è arrivata attraverso la partecipazione degli artisti indicati di seguito, insieme alle relative canzoni della storica band inglese.

Ropsten – Echoes, Part 2
Sara Ardizzoni (Pazi Mine) e Giorgio Canali – Pigs (Three Different Ones)
A Violet Pine – Embryo
Mondo Naif – Have a Cigar
Desert Wizards – Childhood’s End
DUNE – Astronomy Domine
Ka Mate Ka Ora – If
OfeliaDorme – Bike       
Furious George – Grantchester Meadows                        
Unmade Bed – Crying Song       
Senzafissa Dimoira – Remember a Day
Dani Male & the Dead – Jugband Blues
Fabio Zuffanti – Julia Dream      
The Child of a Creek – Breathe
NUT – Set the Controls for the Heart of the Sun

Il progetto, si legge, lo hai ideato e curato tu. “Ideato”, in che senso?
Significa che l’idea è partita da me e l’ho poi elaborata fino al risultato finale. Mi occupo, da solo, di tutto ciò che ruota attorno all’organizzazione di un tributo, tranne le grafiche, la tracklist (un vero dramma!) e la masterizzazione. È un lavoraccio, ma è pieno di soddisfazioni.

Chi ha scelto le band e dietro questa scelta c’è stato un criterio?
Ho postato un annuncio su Facebook, e con mia sorpresa hanno risposto in molti. L’unico artista che ho cercato personalmente è stato The Child of a Creek. Nessun criterio specifico, solo l’amore per i Pink Floyd.

Perchè il tributo è in download gratuito?
È in streaming e download gratuito perché deve essere alla portata di tutti. Compreresti mai un album tributo composto da artisti sconosciuti? Credo proprio di no. Quindi, il free download è utile per chi si avvicina incuriosito: lo ascolta/scarica e se gli piace può acquistarne una copia, com’è accaduto finora con tutti i tributi prodotti.

Dai tu un giudizio alle mie impressioni: gli OfeliaDorme hanno realizzato una delle cover più interessanti e brava Francesca Bono nel cantarla e interpretarla.
La reinterpretazione degli OfeliaDorme è una delle mie preferite di “One of My Turns, a tribute to Pink Floyd”! Hanno completamente STRAVOLTO l’originale. “Bike” è uno dei miei pezzi preferiti in assoluto dei Pink Floyd perché mi ricorda un periodo molto bello di qualche anno fa, e perché un mio caro amico la metteva sempre in loop in macchina ogni volta che mi accompagnava a casa, roba da matti.

Ascolto Furious George e la sua “Grantcheser Meadows” e sembra di ascoltare quasi l’originale. Catturare la stessa magia elegiaca non credo fosse semplice.
È stato un piacere avere Furious George sul tributo. Giorgio, questo il suo nome, ed io ci conosciamo da qualche anno per via dei “venti cento” gruppi in cui suona: Elevators to the Grateful Sky, Sergeant Hamster e Undead Creep, giusto per citarne qualcuno. Furious George è il suo alter ego psichedelico, non vedo l’ora di ascoltare il suo primo album di prossima pubblicazione.

Ho faticato a riconoscere “Embryo”, di A Violet Pine. Tutta un’altra canzone, completamente reinventata. A volte le cover devono fare proprio questo. Una versione del genere potrebbe essere un punto di forza del tribute?
A volte i partecipanti mi dicono: “Ecco la nostra versione, l’abbiamo un po’ stravolta…” quasi intimoriti, invece non sanno che mi rendono felicissimo! Stravolgere, andare “oltre” l’originale, rendere propria una canzone altrui… questi sono i veri punti di forza di un tributo.

Per anni si è detto che i Voivod con “Astronomy Domine” erano stati bravi quanto i Pink Floyd (eresia!). Secondo me i DUNE sono stati più bravi dei Voivod, ma non dei Pink Floyd !
Dici? Ai posteri l’ardua scelta!

Vogliamo parlare di quel folle di Dani Male? Non è stato un caso che si sia cimentato con “Jugband Blues”, uno dei brani più giullareschi di Barrett!
Dani Male è un simpatico e ironico personaggio che ho scoperto quasi per caso. Aveva già realizzato in passato una cover del Barrett solista, in italiano: “Vegetale”. Consiglio a tutti di ascoltare “La mitomania”, il suo secondo album.

I NUT con “Set the Controls for the Heart of the Sun” mi son sembrati quasi gli Hawkwind che suonavano i Pink Floyd!
Sono molto orgoglioso dei NUT. Li ho scoperti nel 2010 ascoltando “HAPAX”, il loro EP d’esordio, e sono finito per produrre il loro album d’esordio, “Gravità Inverse”, tramite la Sinusite Records, etichetta fondata da me insieme con Duilio Scalici. La loro versione di “Set the Controls for the Heart of the Sun” è più “diretta” e “aggressiva” dell’originale, mi è piaciuto molto il risultato finale.

A conti fatti sono stati tutti bravi, sia chi si è ancorato alla versione tradizionale e chi si è tenuto distante, improvvisando. Penso sia stato tutto soddisfacente.
Sì, hai ragione. Una volta ricevuta la scaletta del tributo (preparata da un mio caro collaboratore) l’ho ascoltata per intero, dopo aver fatto lo stesso, per più di un anno, con le singole canzoni: sono rimasto molto soddisfatto dell’insieme.

Visto che io non ho nominato tutti, vuoi tu citare qualcuno di loro e, soprattutto, qualche episodio curioso o interessante legato alla realizzazione dell’opera?
Citerei naturalmente il resto della tracklist: Ropsten, Sara Ardizzoni, Mondo Naif, Desert Wiards, Ka Mate Ka Ora, Unmade Bed, Senzafissa Dimoira, Dani Male, Fabio Zuffanti e The Child of a Creek. Episodio curioso? Mah, nessuno in particolare, citerei il fatto che abbiamo coniato il titolo del tributo a qualche giorno dall’uscita!

Marco, tu sei anche la Metaversus. Non posso non approfittarne per chiederti come vanno le cose con l’agenzia e quali sono stati i recenti traguardi o proposte che hai per noi.
Le cose con la Metaversus stanno andando molto bene ultimamente. Grandi soddisfazioni sono state poter lavorare alla promozione dell’EP omonimo d’esordio dei siciliani Elevators to the Grateful Sky (nelle cui file, come dicevo, c’è anche Furious George) e del secondo album di Arctic Plateau, “The Enemy Inside”.
Ultimamente mi sto occupando degli EP di due band molto interessanti: Fuoco Fatuo e Quiet in the Cave. I primi li ho conosciuti tramite un amico in comune, ci siamo trovati subito in sintonia. I secondi invece li ho conosciuti nel 2010 per via di “Altri Giardini”, il tributo ai Giardini di Mirò. La loro versione di Pet Life Saver mi colpì molto a punto di chiedergli di partecipare al tributo che stavo organizzando ai Black Sabbath. A maggio hanno finalmente pubblicato il loro primo EP ma, al momento, sono in stand by.

Prima di salutarti e prima che tu saluti i lettori ti chiedo quale altro tribute ti piacerebbe concretamente realizzare?
Innanzitutto, ti ringrazio per lo spazio che hai dedicato a me, a “One of My turns, a tribute to Pink Floyd” e alla Metaversus. Allora, ho in cantiere – da ormai due anni – “Hand of Doom, an Italian Tribute to Black Sabbath”. Ci sono stati vari problemi interni, che si sono risolti dopo più di un anno. Spero finalmente di pubblicarlo per l’inizio del 2013. Ci tengo molto, è stato uno dei primi tributi a cui ho iniziato a lavorare insieme con “Generazioni, un omaggio al Santo Niente”. Dopo Scisma e il Santo Niente, è in cantiere inoltre un tributo ai torinesi Fluxus, che vedrà la luce nella prima metà del 2013, ma non è ancora ufficiale, non vorrei accavallare le pubblicazioni. Inoltre, ho in cantiere un tributo a una famosa band italiana attiva dal lontano 1990. Sono molto famosi all’estero, hanno inciso per alcune importanti etichette e non si hanno loro notizie da diversi anni. Nel 2006 ascoltai una loro canzone e m’innamorai subito della loro musica, delle copertine e dei testi. Gianluca Divirgilio/Arctic Plateau mi darà una mano per quanto riguarda la direzione artistica del progetto.

(Alberto Vitale)

Recensione