Lo scorso autunno il mondo è collassato quando i Vulture Industries hanno pubblicato il loro nuovo disco, “Stranger Times”. Come dei bravi scolari hanno rispettato le regole, seguendo il programma, e sono immediatamente saliti su un tour bus per portare la musica in giro per l’Europa. Probabilmente Bjørnar sperava di gustarsi del cibo italiano prima del concerto (il 24/11/2017, report qui) all’Alchemica di Bologna (come hanno fatto i suoi compagni), ma io l’ho costretto ad una dieta di snack nel backstage, rubandogli mezzora della sua vita, facendogli domande molto intelligenti (?), domande che io, onestamente, non vorrei mai mi venissero rivolte. Ma Bjørnar non teme le sfide, quindi ha felicemente rinunciato alla sua cena concentrandosi sulla quantità illimitata di birra presente nel camerino, tollerando le mie infinite domande, stoicamente. Strane Signore e Stranissimi Signori, questo è Bjørnar E. Nilsen dei Vulture Industries… (READ IT IN ENGLISH)

MH: Ciao! Ti ho già visto dal vivo tre volte. Questa è la quarta. Una fu aprendo per i Taake. Una per gli Arcturus. E poi nel Febbraio del 2017 a Bergen, aprendo per Devin Townsend. Il pubblico era sempre fantastico in questi concerti. Quindi: come sta andando questo primo tour come headliner e cosa ti aspetti dall’Italia?
B: Il tour finora è stato molto bello. Alti e bassi, naturalmente, ma in generale gli spettacoli sono stati come me li aspettavo ed il pubblico è stato molto buono, positivo e con un’ottima atmosfera. E in alcuni concerti abbiamo avuto delle sorprese positive, come 200 persone in un mercoledì in Romania, anche se lo stesso giorno c’era un grosso metal festival a Bucarest, dove appunto abbiamo suonato… ma comunque 160/170 persone c’erano e abbiamo venduto più merch che in qualunque altro concerto. Quindi si, è stato tutto fantastico. Per quanto riguarda l’Italia… credo si che sia il nostro primo concerto come headliners in questo paese, quindi sono un po’ curioso di vedere se funziona… ma ho un buon feeling e a noi piace la gente… e sembra ci sia dell’interesse per la band in questo paese, quindi, penso sarà un buon inizio.

MH: Recentemente è stato pubblicato “Stranger Times”. Come sta andando? Recensioni, vendite, passaggi in radio… quale impatto c’è stato sulla scena dal tuo punto di vista?
B: Beh, per quanto riguarda le recensioni, sono state molto positive… credo che se le metti assieme e fai la media, è probabilmente un 8 su 10 (questa la nostra recensione). Questa cosa mi rende molto felice. E ci sono state tante recensioni, evidentemente la Season of Mist sta facendo una buona promozione… per quanto riguarda le vendite, non lo so ancora perché…
MH: (ridendo, ndr) Non hai ancora preso un centesimo…
B: (ride, ndr) Abbiamo avuto un anticipo per il disco quando abbiamo iniziato a lavoraci… ma non ho ancora visto alcun resoconto, ma per quanto riguarda le nostre vendite, abbiamo comprato molti CD e LP dall’etichetta e li abbiamo già venduti quasi tutti, quindi sembra stia andando bene. E la gente sta rispondendo bene all’album, sembra si percepisca qualcosa di fresco e differente, e questo sembra sia significativo in quanto non è una pubblicazione di normale metal o rock.

MH: Se non erro, la band ha una line up molto stabile. Qual è il segreto? Cosa vi tiene assieme senza uccidervi l’un l’altro?
B: (ride, ndr) Naturalmente aiuta molto essere buoni amici e rispettarsi l’un l’altro, poi ci sono due fattori che fanno funzionare la cosa, uno è far si che ci sia sempre qualcosa da fare con la band, così la gente non si annoia, ed anche cercare di mantenere una stabile e concisa aspettativa nell’ambito della band relativamente a quanto staremo in tour e….
MH: insomma qualche obiettivo…
B: yeah, yeah, yeah, e pure non spingere troppo la gente ad andare in tour tanto quanto farei io, magari, cercando di trovare qualche accordo.
MH: forse perché tutti voi avete una famiglia e le vostre cose…
B: Si, tutti hanno una famiglia oggigiorno ed io sono l’unico che lavora a tempo pieno con la musica ed ha una agenda relativamente flessibile; a volte difficile far funzionare le cose ma noi abbiamo anche un paio di sostituti. In questo tour abbiamo usato tre sostituti per piccole comparse in quanto qualcuno di noi non poteva partecipare a tutti i circa trenta giorni di tour. Abbiamo avuto Tomas dei Mistur che ci aiuta con la batteria per questa parte del tour, per queste dodici date, e poi abbiamo Kevin dei Heidevolk che si fa sette date…
MH: Quindi stasera avete solo il batterista che non è della line up?
B: Il batterista ed un chitarrista.

MH: Sempre parlando della band. Quale era la visione originale del progetto (magari partendo dai Dead Rose Garden?), come si è evoluto e dove sta andando?
B: Non posso dire nulla sulle intenzioni originali, perché non ne facevo parte quando la band iniziò come Dead Rose Garden nel 1998. Era un progetto di Øyvind (Øyvind Madsen, il chitarrista, ndr) ed aveva uno stile abbastanza differente, più sul versante del gothic doom che era popolare in Norvegia in quegli anni… e quando ho incontrato Øyvind al servizio civile (siamo andati allo stesso corso di preparazione per un mese, quindi fu quando ci conoscemmo) gli ho mostrato alcuni miei demo che avevo con un vecchio progetto, gli sono piaciuti molto e successivamente quando mi trasferii a Bergen per studiare…
MH: Non sei da Bergen?
B: No, sono dalla zona vicino Stavanger. Insomma all’epoca alla band mancava un cantante… il resto della line up era completo, e lui mi contattò chiedendomi di provare a cantare in quanto avevano già dei demo ai quali mancavano proprio le linee vocali… quindi ci provai, e funzionò bene, ma poi ci rendemmo conto che volevamo andare verso un’altra direzione rispetto a quelle che aveva la band. Essere più sperimentali… quindi lavorammo un po’ su questa cosa trovando il sound iniziale il quale seguì la sua evoluzione fino a quando ci rendemmo conto che pure il nome della band doveva essere cambiato, in quanto quello che c’era era collegato a qualcosa di completamente diverso dal passato…
MH: È un po un marchio di fabbrica…
B: yeah, ed onestamente penso che Dead Rose Garden è un nome di band abbastanza orribile! (ride, ndr) Fa proprio schifo!

MH: E dove state andando artisticamente parlando?
B: Yeah, non siamo quel tipo di band che si pone obiettivi sul dove vogliamo andare, siamo più sul sentire al momento quale strada prendere…
MH: Ispirazione…
B: Yeah, e vedere dove ci porta. Quindi al momento non so veramente dove andremo perché non abbiamo ancora iniziato a scrivere il nuovo album. Ma per quanto riguarda “The Tower” e “Stranger Times”, in qualche modo credo che abbiamo trovato la nostra identità musicale…
MH: Si, molto diverso dal materiale precedente, c’è quasi una linea in mezzo.
B: Sono d’accordo… e ci vedo orientati in quella direzione…
MH: La quale significa che tutto è ammesso…
B: Yeah, Yeah, ma sostanzialmente anche se tutto è ammesso, abbiamo un certo senso ed intuizione per quanto riguarda il ‘cosa può stare nel mondo dei Vulture Industries, e cosa non può starci’. È abbastanza facile percepirlo quando hai questa impostazione.

MH: Spiegami una cosa. Vi ho visto dal vivo un po’ di volte ed ho notato –escludendo le arrampicate e conseguenti cadute– che avete un pattern strano. Non so se sbaglio avendovi visto solo tre volte… ma o tu indossi le scarpe e gli altri no, oppure il contrario. Vorrei sapere se questa cosa segue un disegno celeste o se è puro caso per ogni concerto… con voi che prima del concerto discutete cose tipo ‘Io metto le scarpe, io no…’.
B: Beh… (ride, ndr)…iniziò casualmente… l’inizio fu che iniziai ad indossare il vestito sul palco e non avevo nessun paio di scarpe che si abbinava, quindi mi dissi ‘ok, andrò scalzo’.
MH: questa è un’ottima spiegazione! Grazie!
B: e successivamente…
MH: Davvero! Sembra un ‘non ho i soldi per comprarmi le scarpe’…
B: (ride, ndr)… successivamente mi stancai di andare senza scarpe, quindi me le misi.. e gli altri dissero ‘ok, allora andiamo noi scalzi!’.
MH: E per ogni concerto? Decidete a caso?
B: Non c’è alcuna pianificazione relativamente al chi indossa cosa…
MH: completamente a caso?
B: Si! Si!

MH: Quanto del tuo look sul palco è scenico e quanto deriva dall’essere dei contadini dei fiordi di Bergen?
B: (ride, ndr)
MH: ed avendoti incontrato lo scorso Agosto a Bergen (presso la Dark Essence Records, ndr), mi sembra che sul palco ti vesti più o meno come ti vesti ogni mattina… a parte forse per le foto dell’album. Non vedo molta differenza tra palco e fuori dal palco…
B: Beh, non cambiamo molto il nostro look. OK, naturalmente ci sono dei vestiti che usiamo sul palco secondo un certo piano, ma quello riflette lo stile di chi siamo nella vita quotidiana, credo.

MH: L’ultima volta nello studio avevi le stesse scarpe che ti ho visto usare in qualche concerto…
B: Yeah! In questo tour ho solo un paio di scarpe con me… iniziano ad essere un po’ usurate… naturalmente. No, ma per quanto riguarda la persona sul palco, è un po’ come lasciarsi indietro ogni inibizione sociale e farsi trasportare dalla musica, facendo un po’ ciò che sembra essere una buona idea… scatenando l’animale.

MH: Tu, personalmente, ti muovi nella scena black metal. Per l’etichetta, le collaborazioni, tutto quello che fai fuori dalla tua band, tipo bands precedenti o sessioni live. Ma con i Vulture Industries suoni tutto tranne black metal. Siete notoriamente etichettati come ‘Avant-garde/Progressive Metal’ o quel che è, e potrei anche essere d’accordo relativamente ad alcune canzoni, meno d’accordo per altre. Inoltre siete compatibili con ogni bill… voglio dire, vi ho visti in serate con bands black metal, vi ho visti con Devin Townsend il quale è forse tra il metal ed il pop… vi ho visti con Arcturus e Krakow, che sono tutt’altra cosa. Quindi, mi chiedo, qual è l’obiettivo di una canzone quando la scrivi, considerando le tue variegate influenze dirette? Come fate a fare canzoni che stanno bene con tutto?
B: Penso di fatto che ha a che fare con il seguire il nostro flusso e vedere dove ci porta la creatività, visto che la nostra musica è sostanzialmente uno specchio del nostro io musicale. Questo è quello che poi diventa canzone. Non è qualcosa pensato per essere compatibile con alcun standard e non deve per forza avere questa parte, quest’altra, quest’altra ancora e un po’ di quell’altra per essere Vulture Industries… vediamo dove ci porta, e per casualità sta bene in posti con molta varietà, tanto che fintanto che un festival non ha un profilo molto ben delimitato, tipo che suonano solo black metal ortodosso, o solo thrash, o solo stoner, quel che è… se c’è un minimo di variabilità possiamo di solito starci ed interagire con il pubblico, tanto che anche la gente alla quale non piace la nostra musica spesso apprezza i nostri spettacoli, proprio perché offriamo una cosa molto ampia.

MH: Chi scrive cosa e come viene composta una canzone?
B: Io scrivo la maggior parte delle canzoni ma Øyvind scrive pure lui qualcosa…
MH: Testi o musica?
B: Entrambi. Ehm… Ma Øyvind non scrive testi, li scrivo tutti io. Lui scrive un po’ della musica… di solito iniziamo da soli, io ho pure uno studio dove mi ci siedo e lavoro a delle idee… spesso mi annoto idee sul telefono mentre cammino… camminare è molto stimolante per il mio processo creativo. Quindi raccolgo tutte queste idee ed inizio a metterle in una canzone, poi mando tutti ai ragazzi per avere un feedback, per vedere se c’è roba che piace o che pensano non possa funzionare, e quando le canzoni iniziano a prendere forma le portiamo in sala prove, per finire i dettagli e svilupparle ulteriormente.

MH: Una ragione per la quale “Stranger Times” ha avuto bisogno di così tanto tempo dall’album precedente? Sono 4 anni vero?
B: Yeah! 4 anni. Penso … ehm… ci siano molteplici ragioni. Una è che dopo “The Tower” siamo stati in tour molto più che con i primi due album, quindi questo ha preso più tempo…
MH: beh, una ottima ragione!
B: Yeah! Questo ha un po’ tolto tempo alla scrittura e allo sviluppo di nuovo materiale. Poi, nel frattempo, sia io che Øyvind abbiamo completato dei progetti. Io ho finito l’album dei Black Hole Generator, lui quello dei Sulphur. Questo  principalmente-… cose così…
MH: beh… È la vita!!
B: Yeah! YEAH! La vita che ti ruba il tempo!

MH: Qual è l’idea e la visione che sta dietro a questo, secondo me, capolavoro?
B: “Stranger Times”?
MH: Si, certo! (ridendo, ndr)
B: Beh… parli dei testi?
MH: Tutto! L’intera idea dell’album.
B: Non sono sicuro se posso rispondere per un’idea generale dell’intero disco… ma per quanto riguarda i testi… è un po’ come cercare di tenere su uno specchio sul nostro mondo, e guardarlo da un lato, dipingendolo con colori più forti e con i bordi più nitidi…
MH: una distorsione…
B: Yeah… così da rendere la storia un po’ più interessante oltre che a guardare ai nostri tempi da differenti prospettive, sperando di far si che alcune persone possano iniziare a pensare aprendo la mente.

MH: Perché c’è un rinoceronte che pedala sul filo? Voglio dire, offre certamente quella sensazione da circo decadente, ma di solito vedi un elefante sul monociclo…
B: (ride, ndr)… Yeah, è vero. Non sono sicuro del perché ci sia un rinoceronte, ma mi venne questa idea secondo la quale doveva essere un rinoceronte sul monociclo… la metafora, il disegno, è abbastanza facile… il rinoceronte è come il mondo che cerca di percorrere questa linea e vedi chiaramente che può andarsene all’inferno in ogni istante, ma in qualche modo riesce a stare in equilibrio un altro po’.

MH: … e cosa fanno i diavoli con i giornali? Qual è la notizia in prima pagina sul giornale di oggi?
B: Sui giornali nella copertina di “Stranger Times”?
MH: si, cosa ti immagini ci sia oggi sulla prima pagina di quei giornali portati dai diavoli attorno ad un rinoceronte…
B: Oggi o un giorno qualsiasi?
MH: Oggigiorno…
B: Beh: “Uno che vuole essere una rockstar ha vestito la fidanzata con un costume da tirannosauro solo per incrementare i ‘mi-piace’ su Facebook”! Questa è la prima pagina di oggi! (ride, ndr).

(l’attore vestito da tirannosauro è in realtà la fidanzata di Bjørnar, l’unica che entrava nel piccolo costume trovato all’ultimo minuti, ndr)

MH: Fantastico! Ci sono due canzoni nell’album che mi hanno colpito particolarmente per motivi personali. Una è “As the World Burns”. Adoro la musica ma il testo mi ha sconvolto. Come l’hai scritta? Cosa significa per te? Per me è una canzone di amore e odio. Chi è questo tuo Lucifero? Perché pure io ho la mia antitesi… (domanda costruita citando parole del brano, ndr)
B: Mi è venuta l’idea per questa canzone leggendo le notizie, credo un anno fa circa… ed il significato di base dietro il brano è che le visioni estreme ed opposte che ci sono al mondo, sono di fatto interdipendenti l’una con l’altra, una ha bisogno dell’altra per mantenere l’equilibrio e per giustificare la propria esistenza. Se la tua antitesi sparisce nemmeno tu puoi più esistere. Questo è. Ma sono molto felice nel vedere che la gente interpreta i miei testi da differenti angolazioni.
MH: Io sarà comunque uno di quelli che canterà questa canzone con te dalla prima fila…
B: Pure io… spero solo di non cantarla sbagliata! (ride, ndr).

MH: L’altra canzone è “Something Vile”. Mi piace quel “guarda la cosa dal lato opposto” che dipingi nel testo. Questo “anche l’opponente è umano come te, e lui è il tuo opponente tanto quanto tu sei il suo”. Qualche altra spiegazione da parte tua?
B: Beh, praticamente l’hai riassunta. È un po’ lo stesso concetto di “As The World Burns”. Guardare le cose da un angolo diverso fino ad arrivare al punto dove ti chiedi come come puoi distruggere l’altro senza sentirti colpevole e… come la crudeltà che hai visto nella storia, prima di arrivare al punto che ti impone di passare attraverso il processo di de-umanizzazione, per vedere se questa persona è ancora una persona.

MH: In qualche modo ti ho mentito. La vera domanda per questa canzone era un’altra. Ho scavato nella musica e nel testo come un archeologo… ma non ho trovato alcun resto di fottuto dinosauro!
B: (ride, ndr)
MH: Come ci hai messo un dinosauro nella canzone? Perché un dinosauro che va al Garage (pub di Bergen, ndr) non ci sta molto, almeno secondo il mio punto di vista, con il testo!
B: No… sostanzialmente era solo un “ok, ci serve qualcosa che sia in qualche modo … più bizzarro … qualcosa di molto diverso…”, solo che ci siamo spinti un po’ più in la… e comunque avevano capito che doveva essere divertente!

MH: Vulture Industries: una band per essere rockers ribelli, o una passione profonda che tutti voi amate tenere in vita? O qualcos’altro? Voglio dire, stiamo parlando di una band rock perché avete un sogno di fama o è una pura espressione della tua passione, cosa che vuoi fare a prescindere dai risultati?
B: Penso…
MH: insomma, dove stanno i ‘Voglio essere’ ed i ‘Lo voglio fare e basta’…
B: Penso che la ragione iniziale sia la creatività. Il voler far musica per esprimere me stesso. E questo è ancora il motivo più importante. Ma allo stesso tempo, dopo aver fatto questa cosa per tanti anni, andando in tour molte volte… ci sentiamo privilegiati nell’avere l’opportunità di viaggiare e vedere posti nuovi, incontrare nuova e bella gente, vedere posti che non vedremmo come normali turisti. Vedere dei posti da un’angolatura che non potremmo avere altrimenti. Questa è anche una motivazione che ho per continuare a fare ciò che faccio, in quanto mi piace. Per quanto riguarda l’essere rockstar o famoso, no, non è una cosa alla quale bramo…
MH: Ma comunque vuoi che la gente venga ai tuoi concerti e che si diverta con la tua musica…
B: Naturalmente. Se lo facessi solo per me stesso, allora non avrebbe senso viaggiare e fare concerti… nemmeno avrebbe senso registrare e pubblicare dischi se poi lo fai solo per te stesso. Ma sono un tipo socievole e mi piace condividere cose… quindi condividere la mia musica con altra gente… quella è una cosa che per me ha senso, fintantoché alla gente piace. Poi ovviamente un certo livello di notorietà, diciamo, ti arriva comunque, ma ai nostri livelli non è gran cosa… a me piace parlare con i fans dopo un concerto, non è un problema, ma non vorrei mai arrivare al punto dove vengo riconosciuto ovunque io vada… con la gente che mi fa le foto… arrivare ad un grosso livello di notorietà non è certamente una cosa che mi interessa, ne ora ne tra un milione di anni. Voglio avere una vita normale, equilibrata… con qualcosa in più. E credo che dobbiamo ancora farne di strada da qui fino all’avere qualche problema collegato con la notorietà tanto da essere riconosciuti ovunque!

MH: Questa è per te, non per tutta la band. Visto ciò che fai… lavori per una etichetta (Il gruppo della Dark Essence/Karisma, ndr), fai produzioni come gli ultimi album di Taake e The 3rd Attempt. Sei proprio dentro la musica: sei un’artista, un produttore, lavori per un’etichetta… in qualche modo stai su tutte le facce della medaglia… e la medaglia ha più di due facce, nel tuo caso. Come riesci a fare tutto questo rimanendo artisticamente libero? Perché un’etichetta è un’azienda… deve vendere cose come i CD…
B: Yeah, yeah, yeah, certo ma noi non siamo con la mia propria etichetta, quindi sono artisticamente libero.
MH: Si, ma sai come funziona un’etichetta, e lo sai dal punto di vista interno…
B: Naturalmente… ma non lo vedo come un problema il gestire questi aspetti contrariamente alla mia vita artistica… Anzi credo che mi dia qualcosa, perché vedo le cose da diverse angolature e, come artista che lavora in studio, riesco ad andare più in profondità nel pensiero delle persone che stanno scrivendo musica, riesco a vedere il loro approccio e questo amplia i miei orizzonti. Per quanto riguarda le inibizioni artistiche imposte dalle etichette, la Season of Mist non ci ha mai detto cose tipo ‘devi fare questo’ o ‘devi fare quello’… si fidano di noi, si fidano di come lavoriamo e di solito gli mandiamo già i mix finali, magari qualcosa durante il processo e naturalmente ci danno dei feedback, tipo ‘qui servirebbe più banda sulla cassa’ o roba del genere… ma sono opinioni professionali, non è che controllano il lato artistico, quindi sono completamente a mio agio.

MH: Per chiudere… se vuoi mandare un messaggio ai miei lettori, ai tuoi fans… a quelli che ignorano le mie recensioni della tua musica o che ignorano la mia intervista alla tua band… anche a quelli che ignorano la tua band… diciamo che ti sto chiedendo di mandare un messaggio a tutti i nostri ‘Amanti’ e pure ai nostri ‘Luciferi’…
B: (ride, ndr) Tutti voi dovreste sentirci! Anche se pensate che i Vulture Industries facciano schifo, potete comunque comprare il CD e regalarlo a qualcuno che non vi piace…

(Luca Zakk)

Foto: Monica Furiani Photography