fotowitchesofdoomL’uscita dell’ottimo “Obey” è la giusta occasione per una chiacchierata con Federico Venditti, chitarrista dei romani Witches of Doom. Una retrospettiva sul passato breve ma intenso di questa band che pensa in grande! Buona lettura!

Salve Federico, grazie per il tuo tempo e complimenti per “Obey”: com’è la risposta della critica e del pubblico alla vostra prima fatica?

Ciao e grazie a voi di MetalHead per ospitarci. Allora, innanzitutto grazie per i complimenti e per la bella recensione. La risposta finora è stata molto buona, pur non avendo reinventato la ruota credo che abbiamo centrato il nostro obiettivo; cioè mischiare il goth, lo stoner e il doom seguendo la nostra sensibilità artistica. La cosa che ci interessa di più è quella di essere soddisfatti noi per primi e poi di conseguenza anche chi ci segue.

Abbiamo appena concluso alcune date di riscaldamento e la risposta è stata molto buona. Ora piano piano stanno uscendo anche le prime recensioni e sembrano molto positive.

Dato che questo è il vostro debut, vi chiederei di presentare brevemente la band e le sue principali attività finora!

I WOD nascono a Gennaio 2013 quando al nucleo originale formato da me, Andrea-batteria e Jacopo-basso si è aggiunto Danilo-voce. In un arco di tempo breve abbiamo composto tutti i pezzi finiti sul disco e ne sono rimasti fuori un paio. Nella primavera 2013 abbiamo iniziato a fare i primi live a Roma, poi subito dopo l’estate abbiamo deciso di incidere “Obey” ai Hombre Lobo Studios con Fabio Recchia in cabina di regia, che ha svolto un lavoro egregio in fase di missaggio. Ad inizio anno si è aggiunto Eric Corrado alle tastiere, il quale ha aggiunto qualche parte nella fase finale di registrazione. Appena finito il disco abbiamo siglato il contratto con l’americana Sliptrick ed eccoci qui.

Ho apprezzato molto “Obey”, un album che mi ha colpito per i suoi numerosissimi spunti eterogenei, e in particolare mi piacciono “Crown of Thorns” e “Rotten to the Core”… parliamo più approfonditamente di questi due brani?

Noi tutti della band abbiamo le più diverse influenze musicali, ma la direzione comune è quella di dare un tocco scuro ai nostri brani. Sia che si tratti di un brano come la melodica ballad “Crown” o un pezzo più cadenzato come “Rotten”.

“Crown of Thorns” è una ballad per piano ispirata al nostro idolo Johnny Cash, dove abbiamo cercato di riprodurre quel suono americano da film ‘on the road’, specialmente nell’interpretazione vocale di Danilo profonda e malinconica. La parte finale elettrica è per dare risalto alla prima parte più tranquilla.

“Rotten to the Core” è stato invece il nostro primo brano e possiamo sicuramente dire che abbiamo provato a ricalcare le orme dei Joy Division nella struttura del pezzo, dando parecchio spazio alla linea di basso e unendo poi le nostre influenze stoner. I due brani sono stati arrangiati con piglio moderno, pur strizzando un occhio al passato specialmente agli anni 70-80.

E che mi dite della canzone che dà il titolo all’album (ghost track compresa)? Un delirio psichedelico come non mi capitava di ascoltare da anni! È un sitar quello che sento?

Grazie del complimento! Sì, la canzone è nata da una lunga jam in studio partita da un mio riff a cui poi tutti hanno aggiunto qualcosa per abbellirlo. L’idea era quella di unire la psichedelia dei Doors con la pesantezza dei Black Sabbath, e credo che siamo riusciti a centrare l’obiettivo.

La canzone si divide in due parti, dove alla prima sezione pesante e cadenzata si aggiunge la seconda orientaleggiante e d’atmosfera, nella quale su un tappeto di sitar si staglia stentorea la voce di Danilo che declama una poesia di Baudelaire.

Come hai notato nel finale abbiamo spinto sulla psichedelia, ma mantenendo un piglio moderno. E qui come gruppo di riferimento citerei i sottovalutati Tea Party.

Perdonate la mia ignoranza, ma… chi è raffigurata in copertina? È una diva del cinema muto? Immagine molto evocativa, in ogni caso!

L’immagine è quella di un’attrice del muto, Gloria Swanson, famosa oltre che per le pellicole degli anni 20, anche per un suo clamoroso ritorno sulle scene nel capolavoro “Viale Del Tramonto” di Billy Wilder, dove appunto interpreta se stessa nella parte di una ex diva del cinema muto che vive nel suo glorioso passato, innamorandosi del giovane William Holden nei panni di uno scrittore sbandato.

Insomma abbiamo trovato la foto evocativa ed in linea con il nostro concept artistico.

Nella vostra musica, come sopra accennavo, sento un mix di influenze molto diversificate, forse potete aiutarmi voi stessi a fare chiarezza! Io ho citato Black Sabbath, Paradise Lost e 69 Eyes, siete d’accordo?

Assolutamente si! I gruppi da te citati sono degli ascolti obbligati con cui siamo cresciuti. Album come “Icon”, “Devils” o i primi sei dei Sabbath fanno parte del nostro DNA di musicisti.

Anche i Cult sono fondamentali ed uno dei miei gruppi preferiti di sempre, non dimenticandoci di Sisters of Mercy, Depeche Mode, Cure e di tutta la scena dark wave inglese anni 80.

Insomma un mix di gruppi che noi reinterpretiamo a nostro modo. Credo che per il prossimo album – avendo ora un tastierista in pianta stabile – ci orienteremo ancora di più verso il lato elettro dark, andando nella direzione di un brano come “Needless Needle”.

La scena underground romana è pronta a una band come i Witches of Doom? Come vanno le vostre esperienze live? Avete qualche programma estivo?

La scena romana c’è e ci sono tanti gruppi validi con cui siamo amici tra cui Funeral Mantra e Made in Luna, Helligators ecc.; ultimamente abbiamo notato che tra i gruppi c’è più unità che in passato e anche il pubblico più ricettivo, anche se parliamo di una nicchia di fans.

Per l’estate vorremmo registrare il video per promuovere il disco adeguatamente continuando con live a festival e passaggi radio. Abbiamo da poco presentato il disco e la ricezione è stata ottima.

È una domanda che ho già fatto talora in passato, ma mi interessa sempre la risposta: in Italia si può vivere di musica? I Witches of Doom lo fanno?

Decisamente no e specialmente per questo tipo di musica. Di questi tempi in cui non si vendono più cd è impossibile vivere di musica. Anche gruppi famosi campano stando sempre in tour. Ormai registrare album è un pretesto per fare il tour, mentre anni fa era vero il contrario. Fare tanti live serve per vendere merchandise e biglietti.

Noi comunque abbiamo un prodotto valido e ce la mettiamo tutta per dare a chi ci segue canzoni di qualità e live all’altezza.

Quali sono ora i vostri progetti futuri, a breve e lungo termine?

Nel medio periodo vogliamo suonare più possibile live, realizzare il video e far girare il nome della band in tutti i modi possibili. Stiamo già pensando di buttare giù nuove idee per il secondo disco. Poi a Settembre inizieremo a fare qualche data in nord Italia.

Stiamo ultimando anche il layout del nostro sito ufficiale dove potrete trovare tutto sui WOD.

Siamo molto soddisfatti dei traguardi raggiunti in un lasso di tempo relativamente breve. In un anno e mezzo abbiamo fatto tanti live e registrato un disco… il che non era affatto scontato.

La fine dell’intervista spetta naturalmente a voi, grazie per il vostro tempo e a presto!

Ringrazio tutti i membri della band che mi hanno dato una bella spinta a credere in un nuovo progetto musicale dopo alcune delusioni – per anni ho suonato negli Ossimoro, esperienza che purtroppo non è terminata bene – e naturalmente a tutti i lettori di Metal Head…seguiteci sulla nostra pagina FB per live e novità.

(Renato de Filippis)

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