Un po’ perso tra le mie cose, non mi rendo conto che si sta avvicinando la data del Black Winter Fest 2013 al Rock N Roll Arena di Romagnano Sesia (NO). Me me accorgo perché il mio caro amico Vrangsinn (Carpathian Forest) aggiorna lo stato del social network dicendo dove sarebbe stato a suonare nei prossimi giorni. Italia compresa.
Italia? Io sono in Italia!!!
Lo chiamo, gli chiedo… e mi rendo conto che sono “solo 400 km”. Non pochi da fare d’inverno con la nebbia, ma sicuramente molti di meno di quelli che separano le nostre case abitualmente. Decido di cambiare i programmi, e confermo la mia presenza. Vrangsinn contatta la manager e come per magia sono nella guest list. Mi bevo la distanza, il traffico per il patetico shopping natalizio, qualche forcone che vuole fermarmi (mi lascia andare quando invoco Satana…), la nebbia, il gelo… ed arrivo al Rock N Roll Arena di Romagnano Sesia (NO). Posto per me nuovo, che trovo subito molto invitante . Evidentemente non sono l’unico che si è bevuto tutti quei chilometri, considerando quanti tedeschi ed austriaci sono presenti allo show.
Una maledetta babele di devastazione nel nome dell’Innominabile.
Arrivo alla venue, mando un SMS a Vrangsinn, entro, sono effettivamente nella guest, lui scende immediatamente dal backstage (che in questo caso definirei “upstage”) per accogliermi. Ce la filiamo e finiamo proprio di sopra, dove le varie bands che partecipano all’evento sono comodamente sedute a prosciugare una buona scorta alcolica e degli schifosissimi snack scaldati con il microonde.
Per fortuna c’erano le patatine.
Io e Vrangsinn amiamo le patatine!

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Cominciamo subito a sparare un mondo di cazzate, ma riusciamo pure a far due parole sulla compilation anti-natalizia di Misantrof Records (io sono il responsabile stampa, povera Misantrof… ok, Vrangsinn ne è il presidente…) che pubblicheremo  tra qualche giorno. E tanto per celebrare il natale del cazzo gli regalo una maglietta di METALHEAD, che lui mette subito assieme alla sua fidanzata (il basso).

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L’impostazione è subito di sbrago totale. Si parla italiano, norvegese, inglese, tedesco, e qualsiasi altra cosa possibile. Le stronzate e le situazioni dementi sono senza limite. Se qualcuno di voi pensa che la festa sia vedere la band sul palco, provate il backstage (se vi fanno passare, se conoscete qualcuno). Per una band è proprio li il vero divertimento in quanto sul palco è, dopotutto, un (bel) lavoro. Kobro non c’è. Ha subito una operazione, quindi è sostituito da un tizio Cileno che vive da una vita in Norvegia. Però noi due ci parliamo in Spagnolo (da aggiungere alle sopra citate lingue). Nattefrost lo vedo in perfetta forma. Si è rimesso dopo le sue vicende personali che sono, dopotutto, la ragione della pausa che questa band simbolica si è presa. A vederlo sembra anche una persona seria, ma è palese che è un clown oscuro, con un senso dello humor letale, ed una capacità di creare situazioni demenziali e paradossali senza limite. E sembra sempre (quasi) serio. Suppongo non sappia ridere, esattamente il contrario di Vrangsinn, che con le sue “happy pills” (non chiedetemi nulla…) dichiara di essere sempre molto felice ultimamente. Intanto ci manteniamo felici con fiumi di birra e vino bianco, che apparentemente ai Norvegesi piace molto (le bottiglie seguiranno la band dal backstage allo stage durante il concerto!).

C’è un ospite: Hoest, frontman dei Taake. Dichiara di essere da quelle parti in vacanza… non ricorda bene l’ultima volta che ci siamo incontrati (ho dei vuoti di memoria pure io… eravamo un tantino devastati…) e sembra mentalmente integro (cosa non ovvia). Dopo l’ennesima birra, decido di fare come Vrangsinn che se ne va al cesso ogni cinque minuti. Nota di servizio: Vrangsinn mi chiede come noi italiani possiamo andare a cacare con il cesso senza la tazza. Gli ho spiegato che è questione di stile ed equilibrio… ma devo dargli atto che se sei fatto di brutto, la cosa potrebbe risultare alquanto difficile… e pericolosamente anti igienica. Raggiungo il cesso, un buco infame come è giusto che sia (è un backstage non un cazzo di spa cinque stelle!), comunque molto più bello di quello giù per il pubblico. Mentre piscio in pace, sento una botta mostruosa alla porta (ma non reagisco, ero alla settima birra… capirai cosa me ne fotte della porta) ed entra Nattefrost per fare non so che cosa; decide che mi vuole vedere l’uccello e me lo chiede sensualmente, gridando poi come un demente. Riesco a negargli lo spettacolo (non ha pagato il biglietto!) e gli propongo di andarsi a vedere il culo di Vrangsinn, il quale non ha alcun problema a mostrarlo in giro (egli dichiara di mostrare SEMPRE il suo culo per natura, lo ha fatto anche prima dell’inizio dello spettacolo, durante il sound check). La demenza continua. Arriva un tipo devastato, non so quanti anni avesse, ma molti più di me (me lo auguro per lui). Pretendeva di aver incontrato Nattefrost o cazzate simili; Nattefrost non si ricordava un cazzo. Ma il tipo insiste, si quasi-denuda per mostrare un maglietta… e da dietro Nattefrost fa una scenetta che ci uccide dal ridere. Alla fine me la sono persa perché avevo le lacrime agli occhi. Una gran gnocca abbandonata li dentro dal suo ragazzo chiacchiera con tutti. Non ne capisce un cazzo di black metal e non oso credere quando si presenta a Hoest, chiedendogli come si chiama. Secondo me -e l’ho segnalato a Hoest- la gente non ha un cazzo di idea di che faccia abbia lui (con o senza face painting): è quella croce rovesciata tatuata sul petto ad essere il suo simbolo di riconoscimento. Forse ha una foto del suo petto anche sui documenti, che ne so. Si avvicina l’ora. Vrangsinn aggiusta un pedale del basso a modo suo: non ha nastro adesivo, ma ha un pacco di adesivi di METALHEAD.IT.

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I Carpathian iniziano il face painting che è ovviamente una procedura schifosa per come ti lascia le mani. Suggerisco a Vrangsinn di farsi una sega con le mani piene di make up bianco, e lui dice che potrebbe essere un’idea. Comunque sembra una puttana… come conferma il chitarrista degli Ad Hominem, il quale manda a fare in culo i Kiss per aver inventato sta cazzata e che ogni volta che va on stage si sente, appunto, una vecchia puttana.

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Io e Vrangsinn siamo d’accordo, e quest’ultimo già immagina di poter fare qualche soldo in più con l’antico mestiere. Intanto io spiego bene cosa sia la bestemmia in Italia, e come si usa. Nattefrost è interessato, ed infatti durante il concerto sputerà un paio di eresie in italiano per poi, con fare seducente e lascivo, suggerire morbosamente: “go to church!”. Arriva il momento. La band deve stare sola (intimità?), io saluto e me ne vado di sotto. Scendo con un dubbio strano: ma davvero Hoest è solo qui come ospite in ferie? Che sia proprio per caso venuto a vedere i suoi amici (Vrangsinn e Hoest sono molto amici)? Sorvoliamo…

Inizia lo spettacolo. Sono devastanti. Musicalmente impeccabili, ma la vera miniera d’oro in quella band è Nattefrost. Un cazzo di folletto satanico, isterico, sballato. Estremamente comico, ma con un livello di perversione unica. Di fatto è vestito in mutande, anfibi ed una tunica da prete. Esibisce al collo un crocefisso rovescio di dimensioni importanti e ne brandisce due di grandissimi con i quali minaccia continuamente il pubblico, per poi farli roteare vorticosamente, osceno giullare vomitato dalle viscere dell’inferno. Il sostituto di Kobro è un animale e mi rendo conto che suona dannatamente bene. Blood Pervertor è tetro, fa veramente paura, forse la presenza scenica più infernale della band. Vrangsinn è in estasi e la sua faccia elargisce sorrisi che solo un malato di mente può produrre. Ad un certo punto succede la cosa che sospettavo: dalla scaletta scende un tizio a petto nudo, con una croce rovesciata tatuata sopra… HOEST!

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Si esibisce in duetto  con Nattefrost (‘duetto’, parola tecnicamente corretta, ma suona schifosamente romantica… e quei due animali di romantico non hanno un cazzo di niente…).

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Finisce la canzone, e Hoest scompare come è apparso.

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Fantastico. Intanto sul palco girano birre e bottiglie di vino bianco, e Nattefrost praticamente si beve tutto.
Encore, e finisce il concerto.
Tutto qui?
Esatto: non vi sto raccontando un cazzo.
Nel back stage ci sono stato oltre tre ore e vi ho scritto un testo che leggerete in due minuti. Il concerto è finito all’una, e non vi sto dicendo nemmeno che pezzi hanno fatto.

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Non ero un inviato stampa. Ho fatto le foto orribili col telefonino. Non ho fatto uno straccio di intervista e sono andato fino a li praticamente per incontrarmi con Vrangsinn, ovvero mio fratello gemello (genitori differenti).
Se non eravate tra il pubblico, sappiatelo, vi siete persi qualcosa di oscenamente sublime.
Se eravate li, avreste potuto evitare di leggere sta cosa…
Complimenti alle bands presenti. Bravi tutti. E complimenti ai Carpathian Forest, sono fottutamente in forma e se fanno davvero il nuovo disco (come sembra…) sarà l’ultima cosa che ascolterete prima di morire.
Complimenti al pubblico caldo, poderoso. Capace di urlare e pogare con violenza.
Complimenti alle black ladies: cazzo, le hot girls dell’epoca glam metal sono state definitivamente sostituite da voi. Siete eroticamente diaboliche.
Complimenti al Rock N Roll Arena: gran bel posto, ottima organizzazione, ottimi spazi. Peccato solo che il cesso degli uomini non abbia la tazza per l’enorme culo di Vrangsinn.

(Luca Zakk)

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