fotodeathinjune_08792Serata fuori dagli schemi quella passata il primo di ottobre al bellissimo Revolver Club di San Donà di Piave. Intanto due parole sulla location. Il locale è risultato essere una piacevole scoperta: suono più che buono, puntualità negli orari, palco alto e visibile anche per chi è in fondo alla sala ma soprattutto, prezzi onesti su biglietti e consumazioni. Difficile chiedere di più… ma veniamo al concerto. La serata è aperta alle 10:15 dai romani Spiritual Front. Per la verità il genere era un po’ distante da quanto proposto dal gruppo principale, ma poco importa. I tre capitolini si muovo no bene sul palco, con il loro mix di musica mediterranea, decadenza, gusto volutamente retrò e tanta ma tanta melodia. Per quanto, magari un po’ forzatamente, si definisca il loro genere “neofolk”, diciamo che si potrebbe immaginare quanto ho visto come la congiunzione ideale di uno show di Nick Cave e uno spettacolo degli Swans. Un ora e qualcosa piacevolissima, in attesa dell’evento principale… Ecco appunto, i Death In June. Si potrà sentire di tutto e il contrario di tutto riguardo a Mr. Douglas Pearce e della sua creatura. Lasciando stare tutte le connotazioni politiche e non, con inevitabili beghe multimediali e culturali, parliamo solo di musica. E mai come in questo caso la musica proposta è stata così particolare da dover utilizzare un nuovo termine per definirne il genere, vale a dire il Neo Folk. Se leggete queste righe, per forza di cosa dovete conoscere o scoprire la realtà musicale dei Death In June, gruppo intimista e criptico oltre ogni dire, dove la semplicità dei suoni di chitarra acustica e percussioni è mischiata con i suoni della natura e dei sintetizzatori, in un miscuglio difficile da cogliere nella propria complessità al primo ascolto. Le danze si aprono giusto poco prima della mezzanotte, con un fantomatico tastierista vestito da militare che introduce allo spettacolo con, udite udite, una suite di quasi mezz’ora, bellissima e suadente, dove suoni classici di pianoforte si mischiano a dissonanti rumori meccanici e voci ripetute allo stremo. Bellissime composizioni tratte soprattutto dall’ultimo album vanno a formare una maestosa medley che già da sola vale la serata. Ma ecco aggiungersi sul palco lui, Mr. Pearce in persona. Il compagno lascia la tastiera e assieme portano avanti una prima parte di concerto dedicata alla prima metà della carriera del gruppo riletta in chiave tribale, solo con l’aiuto dei tamburi e di basi pre-registrate. Pura alchimia con un pubblico incantato, in un misto di sofferenza e reminiscenza che comincia a scavare dentro nell’animo dell’ascoltatore. La parte centrale del concerto vede il padrone di casa imbracciare una 12 corde e andare avanti e indietro per tutta la bellissima discografia, dagli esordi ai pezzi più famosi. C’è pure spazio per tre brani a richiesta dal pubblico. Chiude un concerto di due ore e un quarto una nuova parte con le percussioni e l’immancabile encore. Lui, persona umilissima e disponibilissima, resta una figura enigmatica e contraddittoria del panorama musicale alternativo degli ultimi trenta e passa anni e l’evento cui ho partecipato non ha fatto che rafforzare questa convinzione. Un evento per pochi fortunati, senza ombra di dubbio.

(Enrico Burzum Pauletto)

Spiritual Front:

Death in June: