Primo concerto della primo tour italiano in assoluto per l’assurda ed originale band svedese, una band che riesce a dar forma ad un genere musicale nuovo, diverso, avvincente, un genere musicale non identificabile, lontano dalle suddivisioni di mercato… musica che abbraccia il metal, il rock, lo swing, il prog, il blues, il teatrale, l’opera lirica ed almeno un altra dozzina di altri generi poco noti e spesso ben lontani tra loro.

Francamente con un headliner del genere, un qualsiasi organizzatore avrebbe forti difficoltà nella ricerca e conseguente scelta di qualsivoglia act di supporto… ma per fortuna l’agenzia ha scovato qualcosa di speciale e sufficientemente sballato per avviare e scatenare una serata di musica unica, originale e di altissimo livello.

I GIVES US BARABBA sono dei piccoli geni con una grande dose di ironia ed una infinita quantità di autoironia, caratteristiche che sul palco vengono tutt’altro che nascoste. Loro sono in cinque (o forse quattro… il nuovo chitarrista è entrato in scena a metà del primo brano e durante il concerto è stato pure cacciato, anche se poi amorevolmente reintegrato)… ma sul palco cantano in due, c’è un sassofono, una tastiera, un’ottima batteria, il basso… insomma una specie di moltiplicazione divina e miracolosa dei componenti polivalenti del gruppo.

La band, nonostante sia composta da personaggi con grande esperienza militanti in altri progetti che spaziano dallo ska al metal, era completamente lontana dalle mie conoscenze tanto che questi dannati geni hanno deciso di presentarsi ai miei occhi in modo impattante, tutti vestiti uguali, tutti con delle sensualissime magliette gialle… dell’Ikea, sulle quali troneggiava con il solito orrore cromatico il famoso logo della nota marca di mobili in formato kit a-là Lego.

Scusatemi un momento, poi continuo la storia, ma prima mi permetto di parlare direttamente alla band: Ragazzi, siete una band poco nota, sicuramente lontana dal mainstream e comunque meno conosciuta degli headliners… avete il merito (leggasi ‘botta di culo’) di essere scelti per aprire ai quattro primissimi concert(on)i Italiani di quella macchina sonora tuonante dalla Svezia… e voi -cazzo- cosa vi inventate? Salite sul palco con le magliette dell’Ikea.

SIETE FOTTUTI GENI!

Peccato che sull’unico bando del merch (unico in quanto la carovana Svedese si è portata dietro di tutto, compresi pargoli in fasce e babysitter full time… dimenticando però il merch!!!) quelle magliette non c’erano proprio! Brütt Digrråzïått! Io le avrei comprate! Avevo anche la tessera Ikea Family… mi sarebbero costate 99 centesimi in meno… ne avrei prese almeno due!

Sul palco tante battute (di ovvio e apprezzato pessimo gusto) ma anche tanta musica energetica, intensa: chitarra diabolica supportata da un sensuale sassofono, linee di basso crudeli, drumming intenso e tastiere dinamiche, espressive, avvolgenti. La band italiana offre uno spettacolo divertente, uno spettacolo che sorprende e, contemporaneamente, fa ridere. Uno spettacolo coinvolgente che evidenzia la sincera passione per la musica e la totale allegria nel suonare… sentimenti e sensazioni che travolgono il pubblico, inusualmente già mediamente consistente con l’act di apertura.

La band si congeda annunciando gli headliners, chiarendo (nel caso ci fosse stato qualche dubbio) che la maglietta era dedicata proprio a loro: “100 di questi tavoli!”

Con tranquillità e scandinava umiltà i DIABLO SWING ORCHESTRA salgono sul palco. Un sacco di gente: contrabbasso, voce femminile (anche tastierista), tromba, trombone, due chitarre, bassista e batterista… è quasi impossibile distogliere lo sguardo da qualche elemento in particolare, considerato che ciascuno offre un forte dinamismo scenico alimentando musica contorta, compressa, musica che continua a saltellare tra un genere e l’altro con una perfetta armonia progressiva.

Il pubblico si esalta. È un pubblico eterogeneo: dal metallaro convinto fino al tipo qualunque che si gode una serata guardando uno spettacolo lontano dalle definizioni di genere. Sotto il palco si scatena qualcosa di inusuale (almeno per i concerti che frequento abitualmente): la gente balla. Balla per davvero! Però fa anche dell’altro: poga! Credo che ad un certo punto le due espressioni di divertimento fossero attive in assurda contemporaneità… due passi di danza, due spallate, e via che si ricomincia. Il pubblico regala anche una partecipazione, con conoscenza dei brani, che palesemente sorprende la band: è chiaro che il primo tour in Italia dopo tre lustri di attività e quattro album nel curriculum è una specie di prova del nove per l’ensemble svedese… la quale viene pienamente superata!

Sul palco questo manipolo di artisti (con look variegato, dal fighetto di città al rockettaro convinto) è sincero, comunicativo, divertente e puro: la musica domina tutto, viene prima di tutto… tanto che l’ovvio ego degli artisti (ego necessario per salire su un palco e dar dimostrazione di sè) scompare, dando vita ad una serata di musica e divertimento che non prevedeva una vera separazione tra spettatori ed artisti, questi ultimi felici di mescolarsi tra i primi dopo lo spettacolo. Ogni tanto il bassista avanzava verso il pubblico, mostrando il suo playing prettamente metallaro. Uno dei chitarristi, anche voce, si divertiva ad intrattenere il pubblico con battute e presentazioni. La bellissima cantante alternava performance vocali immense, all’intimità con la sua tastiera, fino all’abbandono totale girovagando tra i compagni in una sorta di danza sensuale. Il pacato contrabbassista, ad un certo punto canta… e poi balla, tra l’altro dimostrando a tutti che se dentro al Revolver c’era qualcuno che sapeva ballare davvero, quello era decisamente lui. I due fiati, coppia inseparabile, sono fantastici, con il trombettista spesso in duetto vocale con la favolosa vocalist.

Perle come “Superhero Jagganath”, “Karma Bonfire”, “Balrog Boogie” o “Poetic Pitbull Revolutions” riscaldano la serata con infinita energia, regalando due ore di musica, di arte, di libertà espressiva senza confini di alcun tipo.

Musica che libera la mente, musica scatenata da una scintilla di genialità pensata per esprimere la sintesi della follia e renderla libera e fuori controllo!

(Luca Zakk)

 Foto: Monica Furiani Photography