fotoLocandinaMelecheshEccUna delle due tappe italiane del tour dei Melechesh con i loro supporter è al Work in Progress, a Padova. Un evento di prim’ordine con quattro bands semplicemente eccellenti, capaci di produrre uno spettacolo coinvolgente che ho potuto gustare dalla primissima fila, percependo le vibrazioni e condividendo le sensazioni con gli stessi musicisti.

Sono gli italiani Embryo che aprono, band con il ruolo di supporter dei Melechesh durante tutte le numerose date di questo mese di Maggio on the road. Gli unici a portare un tastierista in carne ed ossa, offrono uno spettacolo feroce, privo di debolezze, riscaldando il pubblico che man mano stava affluendo. Ogni componente della band gode di un’ottima tecnica esecutiva, ed il singer fa vibrare la struttura con un growl lacerante.

fotoTribulation3676Ma sono i Tribulation l’act che offre uno spettacolo meraviglioso e sconvolgente: non solo il loro strano blend di black e metal tecnico annegato da devastanti iniezioni vintage risulta inebriante ma già dalla opener “Strange Gateways Beckon” (anche opener del nuovissimo favoloso album) riescono a trasportare il locale in una dimensione diversa, un po’ stregata, un po’ surreale, decisamente mistica e subdolamente arcana. Un quartetto che fa della presenza scenica e del look un autentica religione, con il chitarrista Jonathan Hultén che -più degli altri- offre uno spettacolo devastante, grazie ad uno stile superlativo ed impostazione dell’immagine assurda, folletto schizofrenico in preda ad una estasi occulta. È stata una sfida catturarlo con gli scatti, in quanto la sua esplosiva euforia, dominata da antichi crudeli spiriti, lo rendono instabile, schizofrenico, completamente fuori controllo. Lontani da una comunicazione cordiale con il pubblico, fedeli all’appartenenza dell’artista ad un mondo distaccato e fantastico, fanno della loro musica l’unico messaggio verso l’audience e rivelano delle capacità che vanno molto oltre la posizione occupata nel bill del tour. Una band che merita il successo, che merita di tornare on the road con il ruolo di irresistibile headliner.

fotoKeepOfKalessin3921I Keep Of Kalessin invece -nonostante l’impostazione oscura- sono più cordiali. Scatenati ed indemoniati, certo, ma più vicini a chi sta sotto il palco: sembrano più un gruppo di amici che con il pubblico crea una festa dissacrante che un act confinato sul palco e lontano dal resto: questo concetto è messo subito in evidenza da Obsidian Claw, il quale letteralmente PREMIA i quattro fans più scatenati (ed incollati al palco) con quattro tshirt che consegna durante lo spettacolo, dopo aver ordinato ad un roadie di portarle sul palco! I quattro metalheads erano fuori di testa, anche se il 75% di loro non capiva un assoluto cazzo dell’inglese del frontman. Un concerto letale, a base di furia senza controllo, abuso di alcol (la bottiglia di liquore gira sul palco passando di mano tra il biondissimo e scatenato Wizziac e l’irriverente Obsidian Claw…). Concerto poderoso. Spietato. Con la band in superba forma.

fotoMelechesh4461I Melechesh si presentano con le usuali sonorità medio orientali, a cavallo tra il richiamo di una terra remota e l’oscurità misteriosa di antiche tradizioni sumere. Brutali e scatenati, scenici e coinvolgenti offrono uno show che va oltre la loro stessa musica: i concerti dei Melechesh sono slegati dalla conoscenza diretta dei loro album; è possibile impazzire, divertirsi, esaltarsi ad un loro concerto, senza conoscere una sola canzone del loro repertorio che ormai annovera ben sei album in circa vent’anni di carriera. Estremi e fisici sul palco, si muovono dentro un’aura che incute ansia e terrore: un totale massacro esotico, che in questo caso era cadenzato da una ritmica italiana! Infatti dietro le pelli il session drummer non è né israeliano e tanto meno americano: il tappeto di suoni martellanti, i ritmi di guerra dei Melechesh veri, quelli sul palco e non quelli rinchiusi in uno studio è made in Italy! Per tutto il tour infatti, dietro le pelli di questa sumerian-death-metal band c’è Asmodeus DD, anche drummer degli Azrath-11 e Lost Soul (ex Absentia Lunae), perfettamente integrato nella condanna sonora concepita dal mastermind Ashmedi.

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Quattro ore di musica estrema, ma curata, intelligente, espressiva. Una serata internazionale, sia per le origini delle varie band, che quelle dei singoli musicisti. Israele, Olanda, Italia, Svezia, Norvegia… che convergono, che propongono un sound estremo ma privo di alcun confine nello spazio tempo. Un evento superlativo al WIP che ha generato un’energia senza limite. Una energia bidirezionale, che è partita dal palco diretta verso il pubblico, il quale ha goduto di improvvisi sensi di esaltazione. Un’energia che poi è rimbalzata tornando verso lo stage stesso, regalando anche alle bands una serata fantastica!

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La resa massima di questi eventi si ottiene quando il divertimento è per tutti i presenti, pubblico e artisti, responsabili del locale compresi (i quali a turno non si sono persi nessuno dei quattro concerti!). Quando il linguaggio musicale esce dai ruoli e diventa collettività assoluta.

Foto:

Embryo

Tribulation

Keep Of Kalessin

Melechesh

(Luca Zakk)