Lui è nato come Peter Edward Baker nel quartiere londinese di Lewisham, 19 agosto del 1939 e sempre a Londra è deceduto, il 6 ottobre 2019, dopo che la sua famiglia aveva fatto sapere a settembre che si era ammalato, ‘criticamente ammalato’. Tutti però lo hanno conosciuto come Ginger Baker, batterista dei Cream, uno dei più importanti power trio della storia del rock, che comprendeva anche un certo Eric Clapton e il compianto Jack Bruce. Baker ha suonato in uno dei primi ‘supergruppo’ della storia, cioè i Blind Faith, con Clapton e Steve Winwood. Ha partecipato a diversi progetti dopo i Cream, soprattutto con i suoi Ginger Baker’s Air Force One ha sperimentato l’uso del jazz – suo vero genere preferito e di formazione – e dei ritmi tribali africani. Lo si ricorda anche per avere suonato nell’album degli Hawkwind “Levitation“.
Lui è cresciuto senza padre, morto durante la seconda guerra mondiale, e con dei coetanei con i quali ogni giorno tentava di sbarcare il lunario nei modi meno ortodossi, però poco più che adolescente l’attrazione per la musica lo portò a prendere lezioni di batteria da Phil Seaman, praticamente un’icona dello strumento in Inghilterra negli anni ’50. Forse in quel momento Peter è diventato Ginger Baker, uno dei più grandi batteristi della storia del rock.

Le cause del decesso non sono state rese note, tuttavia negli ultimi anni Baker ha affrontato diversi e seri problemi di salute: una broncopneumopatia cronica ostruttiva, problemi di osteoartrosi degenerativa e un’operazione al cuore nel 2016.

Nel 2015 Ginger Baker in un’intervista dichiarò a proposito del fatto che i Cream per alcuni fossero i responsabili della nascita dell’Heavy Metal: «Odio e detesto l’Heavy Metal. Penso che sia un aborto. Molti di questi ragazzi vengono e dicono: “Amico, tu eri la mia influenza, il modo in cui hai suonato la batteria” e non sembrano capire che stavo solo picchiando per sentire quello che stavo suonando. Era rabbia, non divertimento, e doloroso. Ho sofferto sul palco a causa di quella schifezza di volume (gli amplificatori troppo alti). Non mi piaceva allora, e mi piace ancora meno ora!»