(Cruz Del Sur Music) Festeggiano il ventesimo compleanno i tedeschi Sacred Steel, giunti ora al nono album in carriera. Vent’anni e nove album all’insegna del metal più puro ed intransigente, magari traboccante di tutti i cliché del genere, ma che sa dare la carica come pochi altri generi sono in grado di fare. “Heavy Metal Sacrifice” vede la band recuperare quella melodia che nelle ultime releases era stata messa un po’ in disparte in favore di un approccio maggiormente thrashy, comunque presente anche in questo lavoro. L’epica intro “Glory Ride”, a cavallo tra Manowar e Judas Priest, precede la title track, caratterizzata da un riffing veloce e roccioso che potrebbe tranquillamente star bene in nun album degli Hammerfall, se non fosse per la particolarissima voce di Gerrit Mutz, che da sempre caratterizza il sound dei Sacred Steel. “The Sign Of The Skull”_ è una cavalcata epica e solenne, dove affiora prepotente l’influenza dei Manowar. “Let There Be Steel” accelera l’andatura, con il suo incedere power/thrash tutto doppia cassa e riffs veloci, che rallentano all’altezza del ritornello. A metà pezzo parte un arpeggio acustico, con assoli delicati e vocals melodiche, che crescono via via in potenza, sorrette da schitarrate nuovamente distorte, fino al ritornello nel finale. “The Dead Will Walk The Earth” è breve, veloce e concisa, tra partiture thrash e gang choruses. Un album che bilancia perfettamente le sfaccettature dei Sacred Steel, equamente diviso tra epicità, gusto melodico e d assalti thrash metal, consegnandoci il lavoro più ispirato dai tempi del secondo disco “Wargods Of Metal”.

(Matteo Piotto) Voto: 8/10