(DeFox Records/Heart Of Steel Records) Agli inizi degli anni ’90 c’era una schiera di offerte musicali che riuscivano ad proporre melodia, pulizia del suono, una dose travolgente di tecnica -definita prog- ma con la potenza e la rabbia di bands tipicamente appartenenti a generi più estremi. Stratovarius, Symphony X, Conception, Queensryche, Dream Theater, Eldritch, Annihilator. Poi le cose cambiarono. Qualcuno scomparve, qualcuno divenne più raffinato, altri si evolsero verso direzioni particolari o si affossarono diventando ripetitivi e… fuori moda. Oggi, questa band inglese, dona un nuovo significato a quell’insieme di sottogeneri catalogabile come ‘progressive-metal- sfornando un disco che esalta la tecnica, sia fine a se stessa (virtuosismi) che in termini di arrangiamenti d’insieme, spinge sul pedale della potenza con riff taglienti e pesantissimi di origine thrash/death (con piccoli cenni black) ma an che sulla melodia, offrendo armonie coinvolgenti, seducenti e molto profonde… tutte con un clean vocalist veramente talentuoso. “The Incredible Machine” è tuonante, incalzante e vanta un refrain geniale. Inizia dolce “White Circle”, per poi esplodere in una deflagrazione di riff spietati, sui quali il bravissimo singer osa spingersi anche su un quasi growl convincente. “Human/Inhuman” è la canzone che i Symphony X non hanno più saputo scrivere, solo che questa versione è pompata da una overdose di steroidi, con le eccellenze tecniche che di solito troviamo con i Dream Theater. Inquietante “Conscience”: molto tetra, tirata, pestata prima di una parentesi delicata dove la chitarra è eccellenza pura, con basso e batteria che stendono un tappeto contorto proprio per dare ampio spazio a stupendi eccessi di sei corde, con un ensemble che mi ricorda i compianti Conception. “Esc Ctrl” è folle, offre tempi irregolari, esprime quelle fantasia prog, ma non nega parentesi cattive e divagazioni teatrali. Sono in giro dal 2012, ma sono alla seconda pubblicazione, la quale è a cavallo tra l’EP e l’album, visto e considerato che contiene tre brani dal debutto (ri-arrangiati). Ma le cinque tracce fresche, quelle nuove, sono una mazzata, hanno grinta ed ogni ascolto rivela nuovi scenari, nuovi dettagli, dando modo ai brani di crescere naturalmente nella mente dell’ascoltatore, il quale non può non esaltarsi, eccitarsi, scatenarsi. Tecnica e melodia, potenza e dose di metallo illimitata. Diavolo, erano lustri che non sentivo un album del genere così efficiente. Così massacrante, ma anche provocante e stimolante. E senza suonare minimamente ‘d’epoca’. Come ci saranno riusciti?

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10