(Osmose Productions) Con certe cose gli artisti vogliono colpire l’ascoltatore e prenderlo per la gola. Certe volte non serve neanche tanto, basta magari un suono, una voce, un rumore catturato su nastro al momento giusto. I Venereal Baptism hanno scelto il pianto di un innocente come intro per il proprio album di debutto. Certo, è pacchiano, è scontato, tutto quello che volete, ma almeno da un’idea precisa di quello che si andrà ad ascoltare. Ecco infatti che finita l’intro abbiamo una serie di disastri sonori in cui la batteria prende fuoco e le chitarre non la smettono di vomitare riff veloci fino alla fine dell’album. Black americano, quello che ormai si è standardizzato nel correre al confine col death, voce compresa. Non è un difetto, anzi: le composizione risultano rocciose e convincenti fin dal primo ascolto, i musicisti dimostrano di avere un background di tutto rispetto, c’è pure un’insospettabile aura di cattiveria e atmosfera malata che solitamente passa in secondo piano nelle produzioni a stelle e strisce. Insomma, se tutto ciò non bastasse a convincere, il fatto che la Osmose abbia dato fiducia al combo deve essere preso come una garanzia.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8/10