(AFM/Audioglobe) A parere di chi scrive, i rumeni Magica rappresentano una di quelle band un po’ sopravvalutate che sono sopravvissute al momento di fortuna del loro genere (in questo caso il power/gothic) e proseguono abbastanza stancamente la loro carriera continuando a sfruttare un filone ormai esaurito. “Center of the great Unknown” è il loro sesto album e rappresenta forse addirittura un passo indietro rispetto a “Dark Diary”, dove la componente sinfonica e ‘romantica’ del sound appariva più accentuata. Si parte bene con la titletrack: il sound boombastico è un po’ rovinato dai suoni di batteria troppo secchi, in ogni caso ritornello e melodia convincono pienamente. Ma si tratta di un fuoco di paglia. I giri forse fin troppo semplici in “King of the World” e la scontatezza di “Open” ci fanno capire che il disco non è in grado di spiccare davvero il volo, e si limita a presentare composizioni abbastanza ben riuscite ma mai eccellenti, tutte attestate su un minutaggio e su strutture abbastanza simili. Manca, tra l’altro, una ballad ‘vera’, che si sarebbe adattata molto bene al sound e all’ispirazione della band. La grinta in più di “Step into the Night” sicuramente non guasta, e anche “Mark of Cain” ha quel mood convincente che abbiamo già percepito nell’opener. Ma è sufficiente? Forse appena bastante, ma per continuare a stare galla serve di più.

(Renato de Filippis) Voto: 6/10