(Nuclear Blast) 1991, nascono gli Enslaved, una band come tante nate fino ad allora. Tuttavia i norvegesi si sono da subito diretti verso un lungo cammino, svolto sotto l’insegna dell’innovazione. Il black metal allevato con il viking, oltre al segno distintivo del cambiamento spinto sempre più in là. Fino al progressive che racchiude il pagan, il folk e lo stesso black metal. Maturità che cresce e una reputazione che va di pari passo. Se “RITIIR”, 2012, è stato celebrato come uno dei capolavori dei norvegesi, l’album “In Times”, 2015, ha solo confermato la capacità degli Enslaved di sfornarli, i capolavori. “E” si basa su sei pezzi, tra cui “The River’s Storm” che raggiunge solo gli oltre cinque minuti, mentre le altre composizioni vanno dai quasi otto fino agli undici dell’opener “Storm Son”. Quest’ultimo pezzo mette i brividi sin dalle sue prime battute d’apertura, momento perfetto e passaggio sensazionale verso un ascolto elaborato. Per quanto scorrevole, ben concatenato tra le sue parti, “E” non è un album facile e vuole una certa dose di attenzione. Poi, sia chiaro, le sue melodie sanno raccontare, soprattutto quelle di carattere viking e di metal estremo che sforano in un qualcosa ai limiti del mistico, con cadenze esoteriche e ancestrali, come “Sacred Horse” ad esempio. Tuttavia gli elementi che compongono “E” sono talmente multiformi che perdere il filo è un rischio, ma per quanto possibile avviene sotto forma di stupore per come gli Enslaved riescono a spingere nel proprio songwriting diverse situazioni che creano di fatti un progressive pulito. Il rock di matrice seventies emerge spesso in “E”, fornendo quel taglio melodico che contrasta con tutte le melodie di natura black e viking. Meno spazio all’elettronica questa volta, la quale se è il caso emerge principalmente sotto spoglie psichedeliche. “Axis of the Wolds” è quel genere di canzone che ti aspetteresti dagli Opeth, ma che gli Opeth non hanno mai saputo scrivere. Attenzione però, in “E” manca una vera unità strutturale, nonostante la band sappia concatenare al meglio, lo si è già scritto, ogni singolo risvolto di quanto abbia concepito per mettere insieme l’album. La capacità di arrangiamento arriva all’orecchio forse anche prima della musica stessa. “E” prende il titolo dalla runa “Ehwaz”, ovvero ‘cavallo’ e il suo nitrito spazza via l’introduzione posta nell’opener “Storm Son”, per dare lasciare spazio alla musica, Dal lato esoterico “Ehwaz” indica anche fiducia e cooperazione. La cooperazione tra elementi, tra la natura e l’uomo, tra quella di un padre e un figlio, tra l’essere, l’Io, e l’universo. Nel caso degli Enslaved è la cooperazione tra musicisti e strumenti, capace di creare una perfetta armonia dell’arrangiamento.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10