(Grimm Distribution/Todestrieb Records/Satanath Records) Lo sosterrò sempre, sino alla morte: certo doom è molto più maligno di tanto black pomposo e mascherato come i suoi componenti. I Dirty Grave sono protagonisti di uno spassionato inno agli anni ‘settanta e a tutto il doom di quel periodo. I suoni, le registrazioni, le auree soffuse… Lord Vicar ne sarebbe orgoglioso, ne son sicuro. I brasiliani hanno messo su un bel baraccone, fatto di Black Sabbath e Cirith Ungol, un doom seminale ma non troppo, chitarre con suoni vecchi di quasi cinquant’anni e atmosfere leggermente psichedeliche. E non è forse questo il diavolo? Una ragazza nuda con la maschera di capro che danza sinuosa e sensuale sopra una tomba ancestrale nel ben mezzo di un cimitero in un ipnotico plenilunio? Questo trasmette l’album, una sorta di inno alla malvagità vista come morbosa e ammiccante malizia senza freni o remore, dove il male è libertà d’espressione e controtendenza. Questo disco riporta indietro il tempo ad un tempo che più non c’è. Grazie.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8,5/10