(Nuclear Blast Records) Cosa dire di Michael Schenkrer che possa non suonare scontato? Al cospetto di un artista del genere, i termini come “mito”, “leggenda” e via dicendo si sprecano. Di certo possiamo affermare che la sua influenza in ambito hard and heavy è fondamentale, influenzando generazioni di chitarristi. Non a caso troviamo come ospite in quest’album nientemeno che Kirk Hammett, da sempre fan dell’axe man tedesco. Il quale ha deciso di mettere in piedi questo progetto chiamato Michael Schenker Fest, composto da ben quattro cantanti: oltre a Graham Bonnet e Gary Barden (entrambi membri del Michael Schenker Group), troviamo Robin McAuley (McAuley Schenker Group) e Doogie White, con Michael nei Temple Of Rock. Con tali mostri sacri a disposizione, il chitarrista ha avuto modo di sbizzarrirsi, scegliendo di volta in volta il cantante più adatto ad una determinata canzone. Sono infatti due i brani dove i quattro singers si alternano dietro al microfono, mentre gli altri pezzi vedono un cantante per volta. “Heart And Soul” apre le danze in maniera arrembante ed aggressiva, un attacco frontale tra riffs in down picking e batteria incalzante. È questo il pezzo dove troviamo Kirk Hammett, che macina un solo nel suo stile, non proprio memorabile ma ben inserito nel brano. “Warrior” è uno dei due brani dove troviamo tutti e quattro i cantanti, impegnati a scambiarsi il microfono su una ritmica epica, cadenzata ed estremamente catchy. Non a caso la canzone è stata scelta come singolo. “Take Me To The Church” è hard rock incalzante, addolcito da inserti di organo. Schenker appare in ottima forma e con la voglia di pestare sull’acceleratore. Sentire “Everest” per credere: le vocals estremamente melodiche si contrappongono ai riffs incalzanti macinati dal nostro. “Messing Around” è puro, fottutissimo rock and roll, mentre “Time Knows When it’s Time” è il brano che gli Helloween vorrebbero essere in grado di scrivere. Dopo l’ottimo “Spirit On A Mission”, pubblicato con i Temple Of Rock nel 2015, francamente non mi aspettavo che Schenker avesse potuto fare di meglio. Mi sbagliavo: questo disco sbaraglia buona parte della precedente produzione del chitarrista, tornato in uno stato di grazia invidiabile e con l’entusiasmo di un ragazzino.

(Matteo Piotto) Voto: 9,5/10