(autoprod. / Black Widow) La Janara ha popolato per secoli le storie, le credenze e le leggende dell’Irpinia e dintorni. Questa creatura misteriosa, una strega, è il nome scelto dalla band quando nacque nel 2015, per dedicarsi poi a un salutare e distintivo occult rock. Mistero, leggenda e tradizione, magari un po’ sinistre, di questo pezzo di meridione fanno tutto il resto. La Janara è anche il nome della cantante, la quale esprime, secondo la personale opinione di chi scrive, il suo massimo splendore canoro in “Malombra”. Ascoltando la canzone si ha quasi l’idea di trovarsi in presenza di quella strega che sta preparando la sua pozione magica. Un brano breve eppure significativo. Il Boia è la chitarra, l’anima sonora, quel sottile essere tra impeti hard rock e heavy metal. L’Inquisitore e l’Alchimista si dividono rispettivamente basso e batteria, operando con ricami a volte, con robuste sfuriate in altre. “Lanva (Portaurea)” battezza “La Janara” con modalità d’assalto, una canzone molto hard & heavy che introduce il tema della strega. Tuttavia il massimo di questo universo occulto venato di heavy, di cadenze pesanti e linee del riffing in stile rock, rievoca, chiama un’atmosfera di matrice folk. Popolare a dire il vero. Ci sono storie, c’è un’identità in questo album. “Malombra”, di nuovo, è un esempio limpido. “Requiem” è Paul Chain che incontra i Black Sabbath, è una canzone maestosa, un momento solenne dell’album, al contempo uno sviluppo oscuro. “La Janara” è ricco di scariche d’energia, tra un atto poetico e popolare e una scia di heavy-rock ammantato di mistero e lascia ‘cantare’ la chitarra, con riff semplici ma diretti, affiancati da un basso che o accompagna oppure ricama. Un volume sonoro che si sviluppa, attornia l’ascoltatore e lo rapisce. Come un sortilegio, come una nenia incantatrice. Come una Janara. Fate attenzione a voi!

(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10