(Century Media) Devo ammettere di aver dovuto ascoltare l’ultima fatica degli At The Gates svariate volte, prima di formarmi un’opinione sufficientemente obiettiva. Il marchio di fabbrica della formazione svedese è infatti inconfondibile sotto molti aspetti, ma allo stesso tempo questo stile è saggiamente sottoposto a variazioni, evitando l’autocitazione. Per essere più precisi, “To Drink For The Night Itself” può essere visto come l’esatta via di mezzo tra il capolavoro di brutalità e melodia che è “Slaughter Of The Souls” e le sonorità più oscure del come back album “At War With Reality”. Ammetto che i primi due o tre ascolti mi hanno lasciato perplesso; al primo impatto, l’album sembrava non essere né carne né pesce: l’aggressività spesso viene smorzata da parti melodiche, e viceversa le parti dark vengono talvolta violentate da partiture aggressive. Man mano che ci si addentra, che i brani cominciano a stamparsi nella mente si capisce che “To Drink From The Night Itself” è la logica evoluzione di quel sound che gli At The Gates hanno plasmato e praticamente inventato negli anni ’90. Dopo l’intro acustica “Der Widerstand”, tocca alla title track introdurci nelle atmosfere oscure dell’album grazie a sonorità potenti ed aggressive, anche se meno dirette rispetto al passato. “Palace Of Lepers” ci riporta indietro alle sonorità degli esordi, con partiture aggressive ma melodiche, dominate dalla voce inconfondibile di Tompa. “Daggers Of Black Haze” rimescola nuovamente le carte, con parti epiche e cinematografiche. “In Death They Shall Burn” è forse il pezzo più violento, quasi a ricordarci che quando si mettono a premere sull’acceleratore, gli At The Gates sanno fare ancora male. L’album si chiude in malinconica belllezza con “The Mirror Black”, composizione pregna di atmosfere dark ed impreziosita da un finale orchestrale. Se qualcuno si fosse aspettata una sorta di operazione nostalgia, sarà deluso. “To Drink From The Night Itself” rappresenta quello che sono gli At The Gates nel 2018: una band che ha scritto le coordinate del death metal melodico ma capace di non essere prigioniera di se stessa, preferendo evolversi senza tradire le proprie radici.

(Matteo Piotto) Voto: 8/10