(Century Media) Sven de Caluwé è un deather convinto ed è l’unico rimasto nella band dai primordi a oggi. Negli Aborted ci sono musicisti che vivono anche al di fuori del Belgio di de Caluwé, tra i quali anche un italiano, Stefano Franceschini di Hideous Divinity e bassista. Ad ogni modo tutti uniti in questa causa, nella quale il death metal ha risvolti brutal e gore, raggiungendo livelli forse nuovi per la formazione di origini fiamminghe. Le maglie del riffing sono molto veloci, corredate da ottimi assoli e affinate in arrangiamenti anche di un certo pregio. La sezione ritmica è affatto caotica. Anzi, proprio il basso udibile e capace di arrangiare, offre profondità e dimensione anche agli stessi scatti ritmici di Ken Bedene. Il batterista ha la sola pecca di correre sempre dietro al riffing e di fornire contrappunti con il contagocce. Questo decimo album degli Aborted è stato pensato con attenzione, con una band che ormai scrive in modo più elaborato che in passato. L’evoluzione dei pezzi è durata un anno e mezzo e alla fine gli Aborted si sono completati, attestandosi su un livello ragguardevole. Ha funzionato bene la coesione di Mendel Bij De Leij ed Ian Jekelis, le due chitarre che tessono le trame principali. I due hanno lavorato al proprio materiale in casa, a Herenveen in Olanda; l’album è stato poi registrato in due settimane e mezzo in Germania, completato da voce e batteria con la supervisione di Kristian ‘Kohle’ Kohlmannslehner, per la terza volta con gli Aborted alla consolle.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10