(Suburbansky Records/Audioglobe) Nell’universo dei testi la lingua italiana è proprio una brutta bestia. Se nel parlato lascia spazio a giri di parole e combinazioni praticamente infinite per esprimere un singolo concetto, la sillabazione rigida e la grande abbondanza di vocali rende invece poco malleabile un testo musicale, obbligando il compositore a ricerche infinite o in altri casi ad esperimenti curiosi come adattare la musica al testo e non viceversa. I Seldon sono oltremodo coraggiosi non solo perché scelgono l’italiano nel cantato, ma anche perché la musica proposta è essenzialmente una variante del Jazz, quindi un genere molto fluido e irregolare. “Per Quale Sentiero” è un album prog nell’anima, espresso attraverso un tatto musicale tutto particolare e fuori dagli schemi. Probabilmente il disco che avrebbe composto il Banco se avesse avuto intenzione di omaggiare il rock più moderno. Con la loro seconda opera i Seldon costruiscono un lavoro saldo, non un capriccio stilistico, bensì una volontà comune di mostrare come il prog possa essere anche musica ‘dolce’ e non solo virtuosismi più o meno strettamente legati al metal. Le tracce, mediamente piuttosto lunghe, parlano di viaggi stellari e galassie che ospitano varie e a tratti inconciliabili dicotomie corpo-anima. Quesiti astrali che trovano risposta negli organismi e negli ecosistemi. Tecnicamente l’album è ineccepibile, composto e controllato in ogni singola nota, con strutture stranamente fin troppo ‘canoniche’ per un album dall’anima espressiva molto libera. Questo elemento però da paradossalmente forma ad un lavoro che altrimenti avrebbe rischiato di perdersi nell’assenza di una impalcatura, rendendolo di fatto così un platter piacevole e scorrevole. Nessun riempitivo per un esperimento sonoro che strizza l’occhio a scenari desert rock senza mai rimandarvi alcun riferimento esplicito. Anzi, il suono proposto è molto personale e a questo punto mi viene da pensare che sia veramente molto caratteristico della band. Davvero una buonissima prova, senza riempitivi e soprattutto senza la volontà di accostarsi a nessun genere senza negarne alcuno.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8/10